- Ti ho detto che non mi interessa! Stammi lontano!- sbottó Kevin.
- Ti chiedo scusa, non intendevo...- la voce di Shawn era appena udibile, contrastata dalle urla del nuovo compagno di stanza.
- Prova di nuovo a dire una cosa simile e ti faccio fuori, chiaro?!-.
- Ma si può sapere che avete da urlare?- la porta si aprì di scatto e nella stanza entrò Caleb.
In realtà tutti quelli che non si trovavano al piano di sotto si erano riuniti fuori dalla stanza, ma solo lui aveva deciso di entrare.
- E tu che vuoi ora?- Kevin lo fulminó con lo sguardo, ma Caleb non si lasció intimidire.
Nonostante fosse più basso, era abituato ad avere a che fare con gente simile.
- Che la smettiate di urlare. Sappiamo tutti che nessuno di noi è felice di stare qui, ma non intendo passare tra mesi a sentire gente urlare. Se avete dei problemi, risolveteli senza doverli fare sapere a tutti- concluse, prima di uscire sbattendo la porta.
I due proprietari della stanza rimasero un attimo in silenzio, sorpresi da quello che era successo.
- Ecco... Scusami. Non intendevo dire quello- mormorò Shawn.
Kevin lo fulminó con lo sguardo.
Non erano partiti con il piede giusto: Kevin odiava conoscere persone nuove, ma sapendo di dover stare tre mesi in camera con quel ragazzo aveva provato a non litigarci subito.
Era abituato a dormire con le cuffie addosso, per cui quando l'altro ragazzo lo aveva avvisato che probabilmente avrebbe parlato durante la notte non gli aveva causato problemi.
Però, quando alla sua risposta si era sentito dire "che sfigato", aveva perso le staffe.
In realtà, il ragazzo che aveva di fronte non gli sembrava tipo da insulti gratuiti; probabilmente anche lui era nervoso per la situazione.
Shawn dal suo canto avrebbe voluto scusarsi davvero, ma non sapeva come spiegare la situazione all'altro.
Per fortuna, Kevin decise che ne aveva abbastanza di litigare e gli diede le spalle, dirigendosi verso il suo letto.
- Hai alzato un po' troppo la voce- appena Caleb si chiuse la porta alle spalle, si voltò verso Jude, che aveva appena parlato.
Quel ragazzo lo incuriosiva: indossava degli strani occhiali e un mantello, cosa insolita per chiunque abbia più di cinque anni, e sembrava cercasse di analizzare il mondo intorno a lui.
Jude calcolava prima di agire, sempre: era accorso anche lui a vedere la situazione, ma aveva preferito rimanere in disparte ed osservare come si sarebbe evoluta.
Se doveva passare tre mesi con quei ragazzi, voleva capire come agissero, come ragionassero e riuscire a prevederlo in modo da trovare dei sistemi per rendere la sua permanenza nel luogo più piacevole.
Anche Caleb, nonostante all'apparenza sembrasse un po' un teppista, era uno che ragionava, ma preferiva conoscere gli altri affrontandoli che osservandoli da lontano.
- Quello è uno che perde le testa facilmente, meglio mettere subito le cose in chiaro- ribatté Caleb, andando a sedersi sul suo letto.
Jude non disse niente, ma continuò a fissarlo, cercando di imprimersi nella memoria le reazioni di quel ragazzo ed il suo modo di fare.
- Intendi fissarmi tutto il tempo? So che sono bello, ma così rischi quasi di farmi pensare che ti piaccio- commentò Caleb, divertito.
Jude distolse lo sguardo e si alzò in piedi, decidendo di non reagire alle provocazioni dell'altro.
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INAZUMA ELEVEN: QUELL'ESTATE
Fanfiction- Non posso evitare di notare le reazioni delle persone intorno a me; ma non mi metto a indagare sulla vita di qualcuno che non vuole che lo faccia. Per cui, i tuoi segreti sono al sicuro-. Su richiesta del nonno, Mark Evans ha accettato di organizz...