CAPITOLO XXVI.

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Appena tornati alla casa in montagna, David portò Joe nella loro stanza per rilassarsi un po'.

- Perché non mi hai detto che ti picchiavano?- gli chiese, mentre lo accompagnava in bagno.

- In realtà, me n'ero quasi dimenticato. Volevo scordare per un po' ciò che succedeva a casa mia e non ci ho pensato più di tanto mentre ero qui; poi mi sono concentrato sull'aiutare te e mi è passato di mente-.

- Sei incedibile- David alzò gli occhi al cielo, ma sorrise.

- Ti preparo un bagno, hai bisogno di rilassarti- dichiarò, iniziando a riempire l'acqua della vasca.

- Per quanto intendi accudirmi?-.

- Finché non sarai tornato abbastanza in forze per tornare ad occuparti di me- rispose David, voltandosi ed andando verso di lui.

- Posso prendermi cura di te anche così- ribatté Joe.

- Adesso io sto bene, quindi pensiamo a te- affermò il bianco, dandogli un bacio prima di aiutarlo a sfilarsi la maglietta.

Impiegarono un po' a fare spogliare il castano, dato che gli faceva ancora male il corpo, ma alla fine Joe riuscì ad infilarsi in vasca.

David non perse tempo e si spogliò a sua volta, per poi raggiungerlo.

Joe aprì leggermente le gambe e David vi si accomodó in mezzo, appoggiando la schiena contro il petto dell'altro, che non esitó a circondarlo con le braccia.

- Per mangiare te la senti di scendere con gli altri?- gli chiese David.

- Certo; anche perché non penso che Suzette ci lascerà alternative-.

La ragazza, non appena era tornata, aveva deciso di risollevare il morale a tutti iniziando a preparare dolci in compagnia di Cammy.

Per fortuna a cucinare altro ci stava pensando Silvia; Nelly si era proposta di aiutarla, ma la prima le aveva fatto notare che sarebbe stata più utile nella ricerca di un modo per tirare via Jude e Caleb dalle grinfie di Dark.

Inoltre, in questo modo Nelly e Mark stavano lavorando a stretto contatto.

Nessuno dei due aveva voglia di parlare di loro in quel momento, sapevano bene che la loro priorità era aiutare i loro amici; ma il semplice fatto di essere di nuovo insieme li aveva rassicurati.

Byron invece aveva deciso di andare a vedere come stesse Jordan; dopotutto, Xavier lo aveva affidato a loro, e lui sapeva bene che il verde non stava passando un bel momento.

Si era fatto dire da Gazelle e Torch come stesse, per cui era preparato quando aprì la porta della camera di Jordan.

La stanza era buia e silenziosa, se non per alcuni singhiozzi che si udivano provenire dal letto di Xavier.

- Chi c'è?- chiese Jordan, nel sentire la porta aprirsi.

- Sono Byron. Posso entrare?- gli chiese il biondo.

Jordan fece un respiro profondo: doveva essere forte.

Lentamente, uscì da sotto le coperte e si alzò, anche se barcollando leggermente.

Byron notò subito i segni di stanchezza sul corpo dell'amico.

- Non sei riuscito a dormire?- gli chiese.

- Ho dovuto occupare il letto di Xavier per prendere sonno, ma ho avuto gli incubi- ammise il verde.

- Vuoi un abbraccio?-.

- Preferisco che nessuno mi tocchi per ora- mormorò Jordan.

Ricordare era stata dura.

Adesso lo sapeva; sapeva perché all'orfanotrofio tutti avevano paura a disobbedire, da dove venissero le cicatrici sul suo corpo e su quelli dei suoi fratelli, e aveva finalmente compreso da dove fosse arrivato il suo annullamento di personalità.

INAZUMA ELEVEN: QUELL'ESTATEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora