CAPITOLO XXIII.

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Jordan bussó alla porta del soggiorno e la aprì quando Steve gli diede il permesso.

- Jack ha appena finito di cucinare, vi ho portato qualcosa- disse, a bassa voce in modo da non disturbare Willy, che stava lavorando al computer.

- È Jordan? Fallo entrare. Come sta andando?- chiese Willy, mentre Jordan entrava nella stanza e metteva un vassoio su uno dei tavoli.

- Ho descritto tutto l'edificio con i particolari che ricordo. Adesso passeremo ai... Ricordi-.

- Molto bene, poi fammi avere i risultati. Jordan, so che posso sembrarti insensibile, ma è l'unico modo per liberare Xavier da suo padre- il ragazzo con gli occhiali alzó lo sguardo e fissó l'altro negli occhi.

- Lo so, non preoccuparti; grazie di tutto- Jordan fece un sorriso ed uscì dalla stanza, tornando nella sua camera, dove lo aspettavano Torch e Gazelle.

- Sei pronto?- gli chiese il secondo.

- Certo- Jordan si accomodó sulla sedia sistemata vicino alla finestra.

Osservò i due ragazzi parlottare tra di loro e non riuscì a non sorridere; si chiedeva se anche lui e Xavier avessero quello sguardo pieno d'amore quando si guardavano.

Sperava di sì. E sperava di rivederlo al più presto.

- Jordan, le domande che ti faremo potrebbero riportare a galla traumi che ti hanno fatto dimenticare anni fa. Sicuro di volerlo fare?-.

- Certo-.

Xavier l'aveva aiutato; adesso toccava a lui.

E in un certo senso, lo stava già facendo; l'unico motivo per cui Xavier ancora non era impazzito, era perché stava pensando a Jordan.

Accettando di diventare socio di suo padre era andato contro e tutto ciò per cui aveva sempre lottato; ma almeno, avrebbe protetto Jordan.

In qualche modo, l'avrebbe fatto uscire dall'orfanotrofio senza che dovesse per forza finire a fare da cagnolino a qualche riccona.

Avrebbe salvato almeno lui, e forse, con il passare del tempo, sarebbe riuscito ad aiutare anche gli altri, una volta acquisito più potere.

Solo... Avrebbe dovuto farcela senza Jordan.

Era certo che non ce l'avrebbe fatta.

Si sarebbe sentito meglio se l'avesse saputo al sicuro; era certo che Nathan e Byron lo stessero tenendo d'occhio, ma non avrebbero potuto amarlo come lui.

Sarebbe riuscito, con quel poco di aiuto che gli aveva dato, ad andare avanti da solo, pensando a sé stesso?

Ci sarebbe riuscirò?

La porta si aprì ed il rosso si alzò di scatto mentre suo padre entrava.

- Andiamo; ti porto in azienda con me, così inizi ad abituarti- gli disse.

- Va bene-.

Il pensiero di Jordan gli diede la forza per seguire il padre.

Sperava che agli altri stesse andando meglio.

Sicuramente, Suzette ci stava provando a fingere che andasse tutto bene.

Aveva un piano: avrebbe trovato un bel ragazzo, e in qualche modo l'avrebbe convinto a fingere di stare con lei e farsi aiutare per andare da Cammy.

Intanto, avrebbe continuato a fingere di essere la solare ragazza che vende dolci nella pasticceria dei suoi genitori.

- Salve, è questa la pasticcerie Hartland?-.

INAZUMA ELEVEN: QUELL'ESTATEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora