CAPITOLO 52

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I might not say I'm sorry / Yeah, I might talk toughsometimes And I might forget the little things / Or keep you hangingon the line 


«Grandi novità!» Anche con la voce da uomo, squillava come una campana a nozze, per poco travolse un poveretto che spingeva con un carrello carico di computer.

«Anch'io: Oscar sta male.» Marco premette sull'acceleratore.

«Male, che vuol dire?» Claudia ansimò reggendosi al muro gelato, di colpo niente più che una macchia scura a un palmo dal suo naso.

«Non lo so, ha chiamato la scuola, sto andando ora a...»

«Febbre, vomito, allergia?»

«Non ci ho parlato.» Marco incastrò il cellulare tra l'orecchio e la spalla. «Sono uscito dalla riunione con Zante nel mezzo della presentazione, però credo di aver fatto una discreta impressione.»

Claudia impiegò qualche istante a dare un senso alle parole di suo marito, pronunciate con voce di donna che non riconosceva. «Zante Milani?»

Marco prese una curva stretta, le ruote sfrigolarono contro l'asfalto. Per poco il telefono scivolò dalla presa. «È venuta alla NovaCom per la riunione. Sai, quella sulle coppette.»

Il mondo vacillò, forte. «Potevi chiamarmi.»

«Fatto ieri, non mi hai dato modo di parlare.»

«Se mi avessi detto cosa stava succedendo...»

Lui sfoggiò nel retrovisore le fossette. «Avevi fretta di andare a divertirti. A proposito, la tua serata di follie?»

Lei si schiarì la gola in fiamme, niente, il grumo acido restava lì. «I file, le analisi, sta in una cartella del computer, 'Progetto Zante'...»

«Sì, Claudia,» sospirò, «lo so, trovato. Ho sistemato la presentazione, con qualche aggiunta per...»

«Hai messo mano alla mia presentazione?» esclamò lei. Qualcuno nel corridoio della Mida si voltò stupito.

«Migliorata. Stai calma, è andato tutto bene.»

«Sei uscito nel bel mezzo della riunione!»

Perché faceva sempre l'acida? «Nostro figlio sta male, ricordi?»

Perché doveva decidere proprio adesso di diventare un padre modello? «Potevi chiamare Renata e mandarci lei!»

A Marco tornò in mente la conversazione della sera precedente. «Non era disponibile.»

«Ti prego, ci tengo moltissimo a quel progetto, non lo hai rovinato, vero?»

Lui schiacciò con inutile intensità l'acceleratore. «Sono commosso che tu dia per scontato che abbia rovinato il tuo lavoro.»

Lei si schiarì la gola. «Tu fai cose così diverse.»

L'audit! «E tu? Hai già imprecato e rovinato la mia faccia?»

«Certo» ringhiò. «Sono uscita con Biondi e me ne sono innamorata.»

«Magnifico. Ora devo andare, nostro figlio sta male.» Riagganciò senza salutare.

«Marco, aspetta, devo chiederti... oh, vai al diavolo! Faccio anche senza di te, vedrai!»



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