CAPITOLO 42

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A member of the boy's brigade / Had a date with the girl next door


 Cosa diamine voleva suo cognato alle dieci di sera?

«Ciao Claudia, ancora sveglia?» Gianni si piazzò dritto sul divano, per giunta al posto di Marco. «Tuo marito non c'è, giusto? Voglio parlargli.»

Fatto appena un passo verso il mobiletto dei liquori, Marco cambiò idea. «Se sai che non c'è, perché sei venuto a cercarlo?»

«Per vedere te» e Gianni sorrise come alle sue amiche.

Spalancò gli occhi dietro le lenti. «Scusa?»

«Voglio proporgli un lavoro, e tu mi aiuterai a convincerlo. Hai da bere?»

«Finito tutto» mentì. Sedendosi sul lato opposto del sofà sistemò gli occhiali sul naso. «Un lavoro?»

«Come 'finito', figa!?» esalò l'altro insieme a un forte odore di alcol.

«Sembra che tu abbia bevuto abbastanza, e Marco ha già un lavoro, gli piace e rende bene.»

«Forse rende bene.» Allungate le gambe davanti a sé, il cognato scrollò le suole sporche delle scarpe. «Secondo te gli piace davvero?»

Marco finse di non vedere il terriccio stillare sul tappeto. «Eccome. Viaggia parecchio ed è dirigente. Significa un bel mucchio di soldi.»


Casa di Teresa Benvisi, 2003. Camera da letto.

"Che bravo, il Gianni, il suo papà e suo zio hanno la fabbrichetta, sai, Marco?"

"Sì, mamma" e le porgeva un bicchiere d'acqua con la cannuccia.

Rifiutati i cibi solidi già in ospedale, adesso a casa sua madre beveva a malapena, in semplice attesa della fine, biascicando parole nella bocca senza denti. Soltanto lui era in grado di capirle.

"Gliela lasceranno presto, vale un bel mucchio di soldi, così la mia Renata sarà a posto. È tanto una brava bambina."

"Sì, mamma." Inutile dirle che la fabbrichetta stava in piedi grazie ai risparmi dei due proprietari e sarebbe fallita appena fosse passata a Gianni.

"Che male, ho tanto male."

Lui dava allora una sprimacciata al cuscino, una controllata alla flebo. Non poteva fare altro.

"Era tanto bella in chiesa la mia bambina, ti ricordi, Marco? Il vestito, le candele. Il don ha fatto tanti complimenti."

Una rimboccata alle coperte, una carezza al ciuffo sulla fronte, una sistemata alla molletta di strass. Sua madre ci teneva a essere sempre presentabile, per gli ospiti come per Dio.

"Gianni, anche lui era bello. Che male, qui. Che anello ha preso a Renata! L'hai visto?"

Cento volte. "Sì mamma."

"Almeno mille euro, me l'ha detto il don."

"Come l'ha saputo, in confessione?"

"Sciocchino." Sua madre tossiva, e ogni volta il cuore di Marco si atrofizzava un po' di più.

"Vuoi un po' d'acqua?"

"Che male."

In cucina, Renata preparava una minestra col sottofondo dell'ennesima replica del Grande Fratello.

"Puoi abbassare?" gridava lui all'aria del corridoio.

"Lascia stare, è tanto stanca, deve badare alla casa. Io so cosa vuol dire, tuo padre voleva ogni cosa a posto e pronta."

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