CAPITOLO 8

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There's no time to wonder why / To catch you when you fall 


Entrò nell'ultima tappa, la profumeria. Trafficò con la porta, aveva le mani occupate da borse piene di regali con cui fare ammenda per due giorni, o forse dieci anni, di assenza da casa.

"Se non fosse per me, te li dimenticheresti da qualche parte, sporchi e affamati mentre tu sei al lavoro!" gridava Claudia durante i litigi.

Marco l'avrebbe smentita.

Ricordava perfettamente che Silvia gli aveva chiesto brillantini per lo spettacolo di Halloween organizzato dal corso teatrale. O era di Natale? Dettagli. L'importante era che non l'aveva dimenticato. Grazie al promemoria sul cellulare squillato proprio mentre stava per rientrare in albergo, ma quello era un insignificante dettaglio.

«Buongiorno. Posso aiutarla?» La commessa era giovanissima e dal sorriso inebriante. Le labbra luccicavano come ciliege su una torta fresca di pasticceria, facevano venire altrettanta voglia di morderle.

Marco descrisse cosa gli serviva con efficiente rapidità. Era sposato, non guardava le altre. Per quanta voglia avesse.

«Certo, glitter. Di che colore?»

«Ne fanno diversi?» chiese mantenendo a stento il sorriso.

La commessa si rivelò indulgente. «Di tutti i colori. Viso o corpo?»

Per piacere, doveva sapere anche l'indicazione d'uso di stupidi brillantini? «Viso. Da bambina» precisò. «Anallergici, e dermatologicamente testati.» L'ultima cosa che desiderava era correre con Silvia al pronto soccorso nel bel mezzo della recita.

Scartabellò nella memoria. Sua figlia aveva almeno specificato il giorno di quello stramaledetto spettacolo? Sant'Iddio, perché era venuta fuori imprecisa come sua madre?

Ricorse alla logica. Non poteva essere Halloween: se Silvia gli avesse chiesto di andare a vederla recitare dopodomani, proprio al termine dell'audit terribile che lo aspettava, lui avrebbe rifiutato, sua figlia avrebbe pianto e Claudia avrebbe urlato. Non ricordava niente di simile quindi lo spettacolo doveva essere più avanti. Natale, dunque. Che colore a Natale?

«Dorati» rispose gonfiando il petto, poi di nuovo incerto, «Anche rossi, e argento, e magari un tubetto multicolore se c'è.»

La cassiera prese i glitter senza battere ciglio, li mise in un sacchetto variopinto e lo porse a Marco, che lo custodì con poca grazia nella tasca della giacca.

«L'ho vista uscire dall'albergo di fronte» rivelò la commessa mentre lui pagava. Il labbro inferiore era più carnoso del superiore, riluceva sulla pelle bianca e liscia. Poteva avere vent'anni meno di lui e dieci anni appena più di sua figlia.

Marco annuì. Aveva terminato gli acquisti, poteva andarsene. Non appena le gambe ubbidivano.

«Prima volta a Roma?» Le ciglia appesantite dal mascara erano lunghissime.

«Ci vengo di tanto in tanto, per lavoro.»

«Anche oggi sei qui per lavoro?» Gli aveva dato del tu con candida disinvoltura.

«Sì.» Si allentò il nodo alla cravatta.

«Roma va vissuta per piacere! C'è una festa a Trastevere stasera nel locale di un amico, gente simpatica. Vieni con me?»

Marco scappò brontolando un saluto prima di ritrovarsi a dire sì.

Da un po' di tempo le altre facevano defluire il sangue dalla testa al pene con un solo gesto. Lui però aveva già una donna. Stupenda, divertente, generosa e con un arsenale di lingerie da far tremare ogni santo del paradiso, si divertiva a sorprenderlo con balletti in camera da letto e sms piccanti durante la giornata. Claudia era così.

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