CAPITOLO 58

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You left me drowning in my tears / And you won't save meanymore


Marco telefonò a scuola, a teatro, all'ufficio attività ricreative del Comune, alle mamme delle amiche di cui ricordava il nome, a ogni numero della rubrica di sua moglie che potesse sembrare anche lontanamente utile.

Nessuno aveva visto Silvia.

Intorno a lui il mondo si sfilacciava, grigio e senza spessore, privo di senso.

«Claudia, stai bene?»

Il post-it sul frigorifero. "Silvia teatro NO ven 31."

Silvia che si infila i vestiti di Claudia.

«Che faccia, all'improvviso. È successo qualcosa?»

"Mi servono oggi a teatro."

Invece non aveva lezione di teatro.

Dov'era Silvia?

Doveva trovarla. Correre. Dove?

Cadde su una panchina di gelida pietra che traballava. O era lui a tremare?

«Claudia, che succede?»

Sopra di lui un viso apparve lentamente a fuoco. Ci aveva parlato fino a un attimo fa, quando era stato orgoglioso di conoscere il contenuto del diario di Oscar e ignaro di dove si trovasse sua figlia. Cercò di alzarsi in piedi, di non chiedere aiuto, di scappare. Si fermò, come il suo cuore, e mostrò il terrore che provava. Intorno a lui le sconosciute lo ascoltavano.

«Silvia. Silvia non è a teatro.» Riuscì a mantenere un tono pacato, tuttavia la notizia colpì le madri proprio come avrebbe dovuto.

«Come, non è a teatro? Oggi è venerdì.»

«Hanno spostato la lezione e io sant'Iddio me ne sono dimenticato.»

«Via, via» gli dissero con qualche pacca. «Capita con quello che abbiamo da ricordare!»

A sua moglie non accadeva mai di dimenticare i figli.

«Hai chiamato a scuola? Magari è lì e ti aspetta.»

«Da due ore?» replicò Marco storcendo le labbra. «Lo sapevo che dovevo darle un cellulare, frignava perché è l'unica della classe senza telefono, invece lei si è opposta, da mesi litighiamo, non mi ascolta mai» sproloquiava allineando la ghiaia con un piede. «Dovrebbe saperlo che Silvia è abbastanza grande e responsabile. Ah, stavolta non le do retta, ne compro uno con tanto di GPS per localizzare nostra figlia!»

«Scusa» disse Denis confusa a nome delle altre madri. «Con chi litigavi? Renata?»

«Con mia... Sì, sì,» brontolò Marco. «Mia cognata. La polizia, chiamo la polizia.»

Risposero subito alla chiamata però spiacenti, non potevano uscire, avevano un'automobile soltanto che al momento era fuori, prendevano nota.

Imprecò, strattonando il colletto del maglione. In che cosa si era trasformato il mondo, di colpo così buio, così freddo?

«Aspetta, sentiamo mio marito.» Denis prese dall'impermeabile un cellulare che non si vedeva in circolazione da almeno dieci anni. «Tommaso, ciao, lo so, sei al lavoro.»

Marco allineava ora sassolini sulla panchina. Perché aveva detto che andava a teatro se non aveva lezione? Dove poteva trovarsi se non a scuola?

«Sì, ok, faccio così» diceva Denis in qualche mondo lontano.

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