CAPITOLO 41

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Sometimes this town ain't pretty / But you know it ain't so bad 


«Biondi!»

Era un uomo largo con un flaccido doppio mento a stento trattenuto da una cravatta, la pelata scintillava alla luce delle candele. Teneva un braccio largo quanto un prosciutto sulle spalle di una donna che poteva essere sua figlia, se il rossetto e la scollatura non avessero lasciato intendere un diverso rapporto.

Claudia lo guardò avvicinarsi con lo stesso orrore che si prova al suono della sveglia durante un bel sogno.

Brian si volse appena. «Onorevole, buonasera.»

L'uomo cercò di fermarsi a parlare, aveva qualcosa da chiedere.

Biondi tagliò corto, scocciato. «Le dispiace? Sono impegnato, come vede.»

L'onorevole annuì, facendo tremare il doppio mento. «Certo, certo. Domani, al tennis? È un po' urgente.»

Brian concesse appena un grugnito e chiamò il cameriere, l'onorevole si accontentò.

Claudia rimase a fissarlo mentre si allontanava con la "bambina" al tavolo dall'altra parte della sala.

Brian seguì il suo sguardo. «Fanno schifo certi vecchi.»

«Anche certe ragazze» aggiunse lei a mezza voce. «Siamo le prime ad accettare certi scambi.»

«Siamo?» ripeté Brian consegnando la carta di credito al cameriere.

«Ehm, sono. Loro, le donne.»

Al tavolo dell'onorevole apparve una seconda ragazza, con una scollatura ancora più ampia e una risata ancora più forte.

«Facciamo due passi. L'aria qui è diventata pesante.»

Brian la condusse fuori, tra le strade affollate nonostante fosse una sera d'autunno, tra maschere di Halloween impazienti di farsi vedere e coriandoli lanciati come pioggia multicolore.

Era così facile dimenticare e divertirsi con il vino in corpo e le chiacchiere pazze della gente per strada.

Claudia salì sul parapetto del ponte e mimò DiCaprio in Titanic.

«Guarda, Brian, sono un uomo! Libero, padrone del mondo!»

«A me sembri solo ubriaco» replicò Biondi.

«Sì, ubriaco, felice! Mai stato così felice.» Inciampò, perse l'equilibrio, il Tevere sotto di lei oscillò.

Si trovò tra le braccia di Brian, in un guscio di carne calda. Ci si rannicchiò come un gatto e inspirò a fondo.

«Adoro il tuo profumo» mormorò.

Brian la aiutò a rimettersi in piedi e prese le distanze. «Io non porto profumo.»

«Ah, no?» Le girava la testa, non le fu subito chiaro perché non potesse restare tra le braccia di Brian. «Ce l'hai addosso. Seduzione Blu. Il migliore di sempre.» Da quando era diventato così faticoso parlare?

«Avranno pasticciato con gli abiti in tintoria. Dovrò lamentarmi. Rientriamo?»

Claudia si ribellò come una bambina che non vuole andarsene dal parco giochi. «Ancora, fammi vedere ancora Roma!»

Brian ridacchiò imbarazzato. «Marco, sei ubriaco.»

«Appunto, non farmi perdere quest'occasione, finalmente via da casa, senza figli, senza impegni! Non fare la moglie spaccaballe.» Scoppiò in un riso irrefrenabile. «Non mi ricordo, perché non sei sposato?» Traballò, dovette appoggiarsi contro un muro sotto l'insegna luminosa di uno squallido sexy shop.

Biondi scosse la bella testa. «Lavoro troppo.»

«Come tutti i mariti» sospirò Claudia. «Anche a casa mia è così. Da secoli non mi diverto. Non so se mi spiego. Tra figli e lavoro, la stanchezza ti entra dentro.»

«Il sacrificio è una pratica inutile.»

Gli diede ragione. Non poteva fare altrimenti, la piega delle sue labbra era così sdegnosa e irresistibile, si avvicinavano a lei muovendosi piano:

«Adesso è davvero ora che ti porti a letto».

Claudia scivolò a terra, intorno la città vorticò.

Forse era diventata Marco per conoscere Brian, Roma, un mondo precluso, un miracolo, un messaggio divino.

La serata procedette a singhiozzi. Qualcuno accendeva e spegneva l'interruttore dei lampioni. Piazza del Popolo. Buio. La Fontana di Trevi, l'acqua fredda sui piedi scalzi. Brian che lanciava una moneta e rifiutava di rivelare il desiderio che aveva espresso. Le sue iridi di cristallo così vicine. Di nuovo buio. La cabriolet con il tettuccio abbassato, l'aria di Roma sul viso, il cielo che sembrava calare come una coperta pesante. Buio di nuovo. Era in un letto adesso, ma da sola. In albergo. La valigia spalancata coperta di abiti come lingue di traverso in una bocca smascellata. Doveva fare pipì. Barcollò fino al bagno, si chinò sulla tazza e vomitò.

Buio.

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