CAPITOLO 80

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You and me and my old friends Hoping it would never end


Schizzarono ai propri posti con un sussulto dell'automobile, chiusero cappotti e lampo, pulirono appena un finestrino per vedere chi li aveva trovati.

Non era un adolescente curioso, né un amante che chiedeva gli lasciassero il posto. Era un vigile. In divisa, con cappello e spalline e pistola alla cintura.

Claudia abbassò il finestrino, il cuore minacciava di schizzare in gola. Salutò con quanta cortesia la poca voce rimasta le consentisse. Lo conosceva di vista, il marito di Denis, come si chiamava?

Il vigile ricambiò appena il saluto ed estrasse un blocco di carta dalla tasca accanto alla pistola. «Signore, lei sa che gli atti osceni in luogo pubblico sono puniti con la galera? O almeno lo erano, fino a poco tempo fa. Peccato che le leggi cambino.»

Lei fissava il tappetino. Ecco cosa succede, si diceva come un mantra di tormento, a lasciare i ragazzi da soli. La sorte la puniva.

Lui intuiva i suoi pensieri, malediceva il suo perenne senso di colpa, la mendicante, e Tommaso Pontecchia.

«Per giunta vedo che è sposato» continuava il suo vecchio compagno di scuola scrivendo chissà cosa sul blocco. «Lo sa che la prostituzione è un reato? Per la miseria!» esclamò facendo tremare il doppio mento.

Si chinò sul finestrino, Claudia si tirò indietro. «Marco Benvisi? Sei tu? Cosa ci fai qui?» Sembrava disperato per la scoperta. «Lo sai che raccattare povere ragazze dedite alla prostituzione è un reato. Devo portarti al comando, prendere i dati. La notizia si spargerà, lo verrà a sapere anche tua moglie, non posso evitarlo! Oh, che faccio?»

Con un grugnito Marco si sporse dal sedile e si mostrò al vigile allertato. «Non sta con una prostituta, Tommaso. È con sua moglie.»

Se il vigile era sbiancato nel riconoscere il vecchio amico, nel vedere la moglie avvampò sulla soglia di un infarto. «B-Buonasera, signora Raso.»

Marco spostò i capelli su una spalla, scoprì il collo, sbatté le palpebre in quello che sperava fosse un modo da cerbiatta. Sorrise con una buona dose di contrizione e le labbra un po' più in fuori del necessario. «Siamo spiacenti, però, vedi, non potevamo aspettare.»

Il vigile balbettava. «Il luogo non si può proprio definire pubblico, sai, dato che il pubblico oggi è nei locali a festeggiare o lungo le case a chiedere 'dolcetto o scherzetto'.»

«Sì, volevamo farlo anche noi con i ragazzi. Abbiamo due figli, sai, Oscar ha l'età di Andrea.» Sperò di ricordare il nome corretto del figlio di Tommaso. «Soltanto che mio marito e io... sono un po' in imbarazzo.» Guardò Claudia in cerca di appoggio, lei restava a bocca aperta come un pesce fuor d'acqua. Dovette proseguire da solo. «Insomma, sai com'è, con due figli difficile trovare del tempo per se stessi, per certi richiami della natura, la passione a volte ci prende e non possiamo dire di no. Non ce ne fai una colpa, eh? Come sta Denis?»

Tommaso annaspava in cerca di una risposta. «Sì, no, certo. Anche io e Denis, da quando c'è Andrea, abbiamo difficoltà a trovare tempo per noi. Capisco, sì. Denis sta bene, grazie. È il nostro anniversario oggi, sa.»

«Oh, che bello!» squillò sperando di suonare convincente. Claudia, cosa avrebbe detto Claudia? Se non stesse lì imbambolata a guardarlo come di fronte alla Madonna. «Le hai preso un regalo, vero? Non sarai così distratto dal lavoro da dimenticarti di lei.»

«Certo, certo, no!» balbettò Tommaso intascando il blocco dopo aver cancellato quel poco che vi aveva scritto. «Però è meglio che vi spostiate di qui e andiate a casa. Potreste non trovare qualcuno condiscendente come me.» Accennò al collega che aspettava con aria annoiata nella volante in fondo alla strada.

«Hai ragione. Grazie per essere così comprensivo. Ci vediamo presto.» Senza aspettare, Marco rimise in moto, fece un gran cenno di saluto al vigile che si scostava per lasciarli passare e si allontanò senza voltarsi.

Tommaso Pontecchia rientrò in auto e disse al collega di fare il giro largo, doveva comprare dei fiori per l'anniversario.



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