CAPITOLO 14

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For tonight I sleep on a bed of nails / I want to be justas close as the Holy ghost is / And lay you down on a bed of roses / For tonight I sleepon a bed of nails 


Le coperte sembravano di piombo, l'aria pesante nella camera improvvisamente piccola. Claudia si alzò di nuovo, aprì la finestra, una vampata d'aria gelida la colpì togliendole il fiato. Tornò a letto. Niente, si girava e rigirava inquieta, stremata.

Le venne in mente un'ultima possibilità. Stava in una scatola da scarpe sopra l'armadio, dimenticata dall'ultimo cambio di stagione. Avrebbe dovuto lasciare le coperte, alzarsi al freddo che adesso invadeva la camera, arrampicarsi in cima all'armadio. Rinunciò con un brontolio al vecchio vibratore e gli diede le spalle girandosi nel letto vuoto.

Cedette al compromesso che costava meno sforzo e implicava il minimo indispensabile, la mano tra le gambe, due dita appena. Spogliarsi non valeva lo sforzo. Sulla soglia del dormiveglia trovò qualcuno accanto a lei nella vuota camera da letto, un compagno, forse preso da un libro o un film, però la cercava e desiderava. Sperò di finire in fretta e dormire.

Lo vuoi ancora vicino?

In un momento imprecisato lo sconosciuto immaginario assunse le fattezze di Marco, le mani di Marco, il sorriso di Marco. Niente fossette tristi, un calore dimenticato che cresceva più lui acconsentiva a cedere e a soddisfarla come non accadeva da anni.

Col fiato corto e il corpo molle per un istante effimero, Claudia allungò la mano al suo fianco. Il letto era di nuovo vuoto e freddo.

Le ultime volte che avevano fatto sesso lui eseguiva il compito con ordine e metodo e velocità, poi rotolava via e si addormentava subito. La baciava di rado, non le teneva più la mano, non ascoltavano più musica.

L'amore con suo marito era diventato un concerto dei Bon Jovi in Italia: grandioso e indimenticabile, confinato nel passato, irripetibile.


Con i rumori dall'altra parte della parete prendere sonno si rivelava impossibile. Per giunta il letto era un enorme pezzo di ghiaccio. Aveva sempre difficoltà la prima notte in albergo, questa sera sarebbe stato particolarmente complesso. Le esclamazioni di piacere degli sconosciuti vicini continuavano.

Che invidia.

Marco cercò la cravatta da slacciare, non aveva niente al collo, prese un respiro, poi un altro. "Il lavoro, ecco, pensa al lavoro." L'audit, i report, i numeri, quel bel cronografo in titanio, dieci bar, cassa sottile, dove l'aveva visto? In un negozio dove era entrato prima di cena. La ragazza della profumeria apparve inattesa, labbra rosse e piene si schiudevano davanti a lui. Fece scivolare la mano sotto le coperte a sfiorare il pene. Ricordava Claudia con un rossetto di quel colore. Lo aveva bloccato in bagno una sera, mentre lui ignaro si faceva la barba. Indossava soltanto il sorriso e una camicia da notte che lui le aveva regalato. Le mani della commessa diventarono le mani di Claudia, scorrevano lungo la sua pelle per stringere, scaldare, desiderare, la presa decisa e quasi dolorosa, il respiro un sussurro caldo sulla punta.

Gli sfuggì un grugnito di sollievo nel venire, inudito dai suoi vicini di stanza già addormentati.

La vuoi ancora vicino?

Il fazzoletto che l'aveva contenuto era già freddo e il proprio sperma una macchia viscida e inutile di cui liberarsi nel gabinetto. Marco si sciacquò le mani una volta, due, tre, l'acqua scorreva nello scarico del lavandino insieme a ricordi scomodi e delusi. Tornò nel letto gelido, la testa sotto il cuscino, canticchiando per calmarsi. Never say goodbye.

Aveva forse detto addio, senza rendersene conto, alla donna che amava?

Canzone Per DueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora