𝙎𝙖𝙡𝙚𝙧𝙣𝙤

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Guardare il mare mi ha sempre tranquillizzato, tranne questa volta.

Questa volta nulla mi tranquillizza.

Con una canna in mano e una birra nell'altra, sembrava come se fossi un alcolizzato in astinenza da due settimane.

Volevo solamente che i pensieri che ho in testa sparissero, lasciandomi serena anche solo per un'ora della giornata.

Volevo solo vivere una vita tranquilla, ma questo non mi era stato concesso dalla nascita a quanto pare.

Mia madre se n'era appena andata di casa con un altro, il mio telefono era intasato dalle chiamate di mio padre per sapere dove fossi finita, mio fratello era uscito di casa per cercarmi.

Non volevo farmi trovare, non volevo farmi vedere vulnerabile. Nessuno avrebbe dovuto vedermi così perché nessuno avrebbe dovuto mai conoscere il mio lato sensibile.

Nessuno meritava di sapere come fossi fatta davvero, perché nessuno sarebbe stato in grado di sopportare le mie paranoie e lamentele.

Il mio telefono non la finiva di squillare, perciò risposi a mio fratello.

"Dimmi Ste" sbuffai.

"Finiscila di sparire Gaia, papà e preoccupato e anche io. Ti prego, torna a casa oppure dimmi dove sei che ti vengo a prendere" disse lui, sospirando.

"Stefano, non voglio tornare a casa adesso. Per favore, lasciami perdere" sbraitai nervosa.

Mi dava fastidio il fatto che volessero stare appiccicati a me ogni giorno, 24 ore su 24. Erano preoccupati, e li capivo, ma fatemi respirare.

"Ga, ti prego cazzo. Dove sei?" continuò.

Sbuffai stanca, facendo un tiro dalla canna che avevo tra le dita.

"Sono in spiaggia, quella libera tra i due stabilimenti" dissi.

"Ti vengo a prendere" concluse, per poi attaccare la telefonata.

Mi alzai andando a buttare la bottiglia di birra, per poi schiacciare con la suola della scarpa la canna ormai finita.

Vidi in lontananza mio fratello, e pian piano si avvicinava sempre di più a me.

"Amore mio..." sussurrò prendendomi il viso tra le mani.

"Perché se n'è andata? Che cosa le abbiamo fatto per tradire papà e per abbandonarci?" chiesi piangendo.

Ero esausta. Domani comincia la scuola, e non sono minimamente pronta ad andarci.

"Stai tranquilla, non è colpa nostra. Andiamo a casa, papà ti cercava come un pazzo. Perché non hai risposto?" chiese mentre ci avviavamo verso l'auto.

"Non volevo parlare con nessuno Ste, voglio stare sola" sussurrai.

Mi diede un bacio sulla testa, rassicurandomi ancora sul fatto che non era minimamente colpa nostra se lei se n'era andata. Eppure io sentivo qualcosa, sentivo che non lo pensava veramente.

Entrammo nella sua auto, dirigendoci verso casa.

Dal finestrino guardavo Salerno, la mia amata città. Ero e sono letteralmente innamorata delle mie origini, del luogo in cui sono nata.

Non era dei migliori, ma non mi potevo lamentare. Avevo sempre avuto tutto ciò di cui avevo bisogno, una buona educazione e un piatto a tavola.

Anche se la sera si sentivano urla, botti forti, gente che scappa e altre mille cose che fatto pensare al peggio. Eppure non vorrei mai andare via dalla mia zona e dalla mia città.

"Sono nella classe accanto alla tua da domani, se hai bisogno passa da me" disse Stefano accarezzandomi la mano che tenevo intrecciata alla sua.

"Stai tranquillo, andrà bene" lo rassicurai, anche se sapevo bene che non sarebbe andata come credevo.

Arrivammo a casa. Salendo le scale del palazzone della mia zona, cioè Pastena, pensavo a mio padre, a cosa avrebbe potuto dirmi una volta varcata la soglia della porta.

Lo vidi seduto sul divano con le mani tra i capelli. Appena sentì la porta chiudersi, alzò lo sguardo e mi sorrise appena mi vide.

"Vieni qui" sussurrò rilassato.

Mi avvicinai lentamente, e mi sedetti sul divano. Mio fratello si mise accanto a me, accarezzandomi la schiena in modo dolce.

"Sai perché ti abbiamo chiamato Gaia?" chiese, ed io scossi la testa.

"Gaia significa gioia, allegria. Sono le sensazioni che ci hai trasmesso appena tua madre ti ha toccata una volta che ti portarono da lei. Cor mij, non puoi pensare che sia colpa tua, perché non lo è. Voglio farti capire solo questo, ma me lo devi permettere. Non scappare così, ci fai preoccupare" sentenziò calmo.

"Non scappo più papà, te lo giuro" sussurrai io.

Lo abbracciai forte, tenendo per mano mio fratello.

Ero quella debole agli occhi della mia famiglia, ma quando ero fuori, senza niente di familiare intorno, ero quella insensibile e senza cuore per gli altri.

Ma io non ero felice, non ero quella insensibile e senza cuore che tutti credevano, non lo ero mai stata.

Non volevo che qualcuno avesse il controllo di me, non poteva accadere.

Tornai nella mia stanza e misi la musica a palla nelle cuffiette. Mi sdraiai a letto con una sigaretta in bocca, per spegnere il cervello.

E così accadde. Spensi la mia testa per zittire quelle vocine di merda che non volevano mai fermarsi.

Vidi una figura sullo stipite della porta, che mi guardava e sorrideva.

Tolsi le cuffie, e vidi Stefano ridacchiare.

"Cosa c'è?" chiesi sorridendo.

Si avvicinò con tranquillità, sdraiandosi accanto a me. Guardavo mio fratello come se fosse l'unico uomo della mia vita, ma c'era anche mio padre.

Ero più che una sorella per lui, ero tutta la sua vita. Ero, e sono, la cosa più importante che abbia mai avuto, come lui lo è per me.

"Sei tutta la mia vita. Non andartene più così da casa, ti prego" sussurrò triste, ed io lo abbracciai.

"Non lasciarmi più solo" continuò.

"Mai amore mio, mai" lo strinsi ancora più forte a me.

Non avrei mai voluto che mio fratello stesse in pensiero per me, tanto meno mio padre.

"Mo dormi, è tardi e domani abbiamo scuola. Dai che cominci il terzo quest'anno, non sei contenta?" chiese sorridendo.

"Non lo so, forse sì. Voglio solo dormire ora, magari mi calmo" sospirai.

"Dormiamo insieme, mh?" mi accarezzò il viso.

Mi strinse forte a sé, coprendo i nostri corpi con il lenzuolo bianco. Spense le luci e mi lasciò un bacio tra i capelli.

"Dormi serena amore mio, io non ti lascerò mai da sola" sussurrò, ma non avevo nemmeno le forze di rispondere per la troppa stanchezza.

Infatti, poco dopo, mi addormentai.

spazio autrice.
ho deciso di cambiare anche il tempo verbale della scrittura, perché penso che mi troverò meglio così. spero che il primo capitolo vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate.

Ricordi di queste sere, parlando di stare insieme Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora