Terzo Capitolo

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"Quello che si vede fuori,
non è sempre quello che
c'è dentro"

Seduta sul lato passeggeri di un taxi aspettavo che mi accompagnasse a casa, mentre nella mia testa il caos più assoluto che forse solo Osman avrebbe potuto sistemare se avesse avuto il pregio dell'auto controllo, per questo motivo preferii chiamare Melek.

"Ciao Mel, disturbo?"
"Ciao Sole, tu non disturbi mai, dimmi
che succede"
"Sono andata a pranzo con Yigit e
purtroppo anche Kerem e Ferit
sono venuti a pranzare li e non
hanno perso tempo a giudicare"
"Giudicare cosa?"
"Due persone sedute allo stesso tavolo
che pranzavano"
"Sole, la vita è tua e sei libera di fare
ciò che vuoi, la gente è solita fermarsi
alle apparenze, ma tu non devi dare
spiegazioni a nessuno lascia che
credano ciò che vogliono"
"Ma non lo mai fatto, che stupida"
"A più tardi e ricorda la vita come le
scelte sono tue"

Il suo discorso filava ed era giusto e questo lo sapevo, del resto io con loro avevo stipulato un contratto di lavoro che non includeva la mia vita personale, della quale nessuno sapeva a parte Osman e Yigit.
Lungo il tragitto mi sentivo soffocare dentro quel taxi, cosi decisi di fermarlo per fare due passi.

Seduta su una delle tante panchine mi persi in quell'infinito e oltre chiamato mare e tutto sembrò andare meglio, quando alle mie spalle la voce di Kerem.

"Sole, speravo di trovarti qui,
possiamo parlare?"
"Visto che è qui, ho scelta?"
"Sole, perché eri con il nostro
cliente?"
"Pranzavamo"
"Pranzo? Lui non va bene per te"
"Questo è un suo pensiero, sono in
grado di decidere cosa va bene per
me e cosa no"
"Non ho detto il contrario, sto solo
dicendo che meriti di meglio"
"Peccato che si fermi alle apparenze,
altrimenti le davo un passaggio"
"Pensi questo di me?"
"Mi baso su ciò che dice, conrinua a
fare insinuazioni nonostante io
continui a ripetere che si trattava di
un pranzo"
"Non insinuo nulla, ho visto come ti
guarda e il modo in cui si rapporta a
te"
"Ma anche se fosse non vedo il
problema"
"Hallha.. Dio sto solo provando a
metterti in guardia"
"Ma da cosa? Comunque io so badare
a me stessa, ha solo sprecato il suo
tempo prezioso"
"Non credo di aver sprecato il mio
tempo, è stato um gesto istintivo e
non pensato"
"Lei che non pensa e agisce d'istinto?
Lei è un programmatore seriale, un
uomo che controlla tutto di se e di chi
le sta intorno"
"Apprendo solo adesso quanta stima
tu abbia nei miei confronti"
"Lei ama giocare a rimpiattino, ma
con me non funziona, non deve
mettermi in bocca parole che non ho
detto"
"È quello che sembra!"
"Appunto.. Io ho stima di lei
lavorativamente anche se sul lavoro
è un robot, per il resto non la
conosco"
"Quindi io sarei un robot? Sai anche
tu mi stai giudicando senza sapere"
"No, ho specificato lavorativamente,
smetta di farlo"
"Di fare cosa?"
"Di rigirare il tutto"
"Non spiego il perché della tua ostilità
nei miei confronti"
"Forse perché fino ad oggi ha quasi
ignorato la mia esistenza e adesso
vorrebbe mettermi in guardia, non le
sembra strano?"

Stavolta non rispose, continuava a guardarmi mentre pensava con cura alle parole da dire, ma preferii evitargli il disturbo e andare via, ma non solo mi seguí, afferrò il mio polso e mi attirò a se.

I suoi occhi incastrati ai miei ardevano di passione, il suo tocco era così caldo da sentir la pelle bruciare e l'odore inebriante riusciva a far vibrare ogni parte del mio corpo, in quell'attimo i nostri corpi era connessi ed io ho capito..

Dovevo interrompe quella connessione e per farlo spostai la sua mano dalla mia schiena e scappai via, corsi fino a casa e mi buttai a capofitto sul letto.
Diatesa sullo stesso continuavo a pensare allo scontro avuto con Kerem, no che mi fossi pentita dello scambio acceso di opinioni ma conoscendo il mio capo era possibile che mi avrebbe licenziata cosa che non mi spaventava anzi.. Meglio senza lavoro che sottomessa a lui e al suo controllo, l'unica mia ansia era come lo avrei affrontato da li ad un paio d'ore.

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