Diciasettesimo Capitolo

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"Sembravamo fatti per essere
incastrati, come se nulla
prima di noi avesse mai
davvero combaciato"

Melek

Le prime luci dell'alba mi annunciavano il nuovo giorno e una volta aperti gli occhi mi resi conto che il mio non era stato un bellissimo sogno ma la pura e semplice realtà..
Mi ero svegliata tra le braccia di Ferit,
braccia che consideravo casa, la mia unica casa.

Il profumo della sua pelle aveva riempito i miei polmoni, sorrisi e decisi di bearmi ancora un po' di tutto questo, poi piano, piano uscii dalla mia casa, indossai una delle sue camicie ed uscii fuori sul terrazzo.

Il sole illuminava istambul e si specchiava sul mare il tutto aveva un potere inspiegabile che mi riportò alla
sera appena trascorsa : Io e lui la corsa su per le scale, chiuderci dentro e dare libero sfogo ai nostri sentimenti.
La sua lingua esplorava ogni centimetro della mia bocca per poi passare ad assaporare il mio corpo mentre le sue mani lo esploravano con fervore, intanto i nostri occhi incastrati ardevano di passione, al solo pensiero i battiti del cuore accelerarono portandomi alla realtà.

Nonostante l'aria fresca che pizzicava il mio viso riuscii a distinguere il suo fiato sul mio collo e allo stesso tempo le sue braccia avvolsero il mio corpo

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Nonostante l'aria fresca che pizzicava il mio viso riuscii a distinguere il suo fiato sul mio collo e allo stesso tempo le sue braccia avvolsero il mio corpo

"Buon giorno, speravo di trovarti
accanto a me al mio risveglio"
"Ciao, volevo solo godere di
questa vista"
"Bugiarda! dimmi che pensavi a noi e
alla notte scorsa"
"Tu sei così dannatame.."
"Bello? Sincero?"
"No, presuntuoso"

Provai a liberarmi dalla sua stretta ma fu inutile, forse perché non mi impegnai abbastanza dal momento che le sue braccia erano per me il mio porto sicuro..

"Non puoi e non devi allontanarti da
me, "
"Non è mia intenzione farlo ne ora ne
mai, ma o come la sensazione che tu
ami indispormi"
"È così, sei così bella quando ti
arrabbi"

Con i suoi modi riusciva a penetrare la mia corazza che per anni mi aveva protetta da tutto, poi un pensiero fece si che mi staccassi dalla mia ancora e posizionarmi di fronte a lui

"Ferit, quante ragazze hai portato
qui?"
"Ragazze?"
"Non fingere di non capire, dimmi
divano? Tappeto? Dove?"
"Smettila, stai farneticando"
"Capisco che ognuno di noi abbia un
passato, ma il tuo è difficile da
digerire"
"Il tuo è meglio che io continui a
ignorarlo ed evitare così omicidi"
"Non cambiare discorso"
"Mel, sei l'unica ad aver varcato
quella soglia"

Quella frase riempí il mio cuore di gioia e con la stessa gli saltai addosso per tempestare il suo viso di baci..

Il tempo insieme a lui sembrava volare infatti era arrivata l'ora di preparasi per andare a lavoro e in quel momento Sole tra i miei pensieri e questo cambiò il mio umore, cosa che non passò inosservata agli occhi di Ferit.

"Mi spieghi che ti succede?"
"Mi sento in colpa, io qui felice e non
c'è nulla che desiderassi di più al
mondo, ma a quale prezzo? Sole ha
pagato per noi"
"Non puoi sentirti in colpa per aver
trovato la tua felicità"
"Non mi sento in colpa per questo, ma
per non essere con lei, ma che razza
di amica sono?"
"Smettila, sei una buona amica e se ho
imparato a conoscerla sarebbe solo
felice per noi"

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