CAPITOLO 22

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ISABELLE

Quando sento le palpebre appesantirsi il sole sta per sorgere ma coperto da un tappeto fitto di nuvole nemmeno si vede, il tempo presagisce un gran bel temporale, una probabile piovuta bella fitta che coprirà l'azzurro brillante di un cielo soleggiato privandomi della meravigliosa visione del Sole che sorge.

Ma io nemmeno mi ci soffermo troppo continuando a rimanere seduta, con le gambe a penzoloni nella mia casetta sull'albero che mi costruì mio padre, con una margherita in mano e gli occhi stanchi, appesantiti dal sonno, gonfi dalle lacrime che ho versato e arrossati da tutte quelle che invece ho trattenuto per smettere di piangere.
Ho passeggiato per tutta la notte arrivando al boschetto che porta alla spiaggia, al piccolo angolo di paradiso che avevamo io e mio padre, così mi ci sono introdotta senza badare troppo nemmeno al buio o ai rumori fino ad arrivare al mio albero e arrampicarmi fino alla casetta sulla cima per stare in pace, nella quiete più assoluta tra i delicati rumori della natura e un fiore tra le mani ammirando la distesa meravigliosa del Pacifico che si staglia di fronte ai miei occhi e che da quassù si vede alla perfezione.

Una lastra piatta, priva di onde, questo era quell'oscura distesa che ammiravo, soltanto illuminata dagli astri in cielo di una luce pura e genuina che vi si specchiava contro.

Ora invece, accarezzato dal testardo vento di un'imminente temporale, che mi scosta i capelli dal viso, ecco che l'acqua di un blu cristallino si increspa in tante bianche onde impetuose che si scagliano con irruenza contro la riva, investendo con prepotenza il bagnasciuga.

D'un tratto sento delle gocce d'acqua bagnarmi le mani. Una goccia trasparente e cristallina piccola ma tenace, si disegna da sè un sentiero che dal dorso della mia mano, prosegue lungo la mia nocca per poi scendere lungo il mio dito e lasciarsi cadere giù senza troppe esitazioni. Alzo lo sguardo dal fiore che mi rigiravo tra le mani, e noto quindi che sta cominciando a piovere e che lentamente le gocce iniziano a moltiplicarsi dando vita ad un vero e proprio temporale. Si interrompe così la mia quiete spezzando il mio idillio, perchè immediatamente sono costretta a alzarmi e rientrare nella casetta per non bagnarmi, per quanto poco mi riesca, visto che dopo nemmeno tre secondi, giusto tempo di alzarmi e indietreggiare per coprirmi sotto al tetto della casetta, mi ritrovo già bagnata da capo a piede.

Infreddolita allora mi accingo a prendere il cellulare dalla mia borsa per chiamare qualcuno e farmi venire a prendere, scoprendo solo troppo tardi che, non avendolo messo a caricare, il mio telefono, oltretutto appena comprato visto che l'ultimo mi si è rotto venendo scagliato contro un muro, ha la batteria completamente a zero e quindi non ho più modo di rintracciare nessuno.

Senza cellulare, in mezzo a un bosco e sotto al diluvio universale, non potevo chiedere di meglio.

Mi porto le mani tra i capelli cercando di pensare ad un modo per tornare a casa, anche se alla fine ho ben poche possibilità visto che o scendo da qui e me la faccio a piedi sotto la pioggia fino al bordo strada sperando di trovare un taxi, pregando quindi che passino di qui perchè se no me la devo fare a piedi fino a casa, oppure rimango qui e attendo che finisca il temporale a costo di rimanere qui per un'intera giornata a congelare. Diciamo che nessuna delle due possibilità mi alletta molto, ma se devo proprio scegliere preferisco morire di ipotermia che rifarmela a piedi, già me la sono fatta all'andata, ci manca solo che mi tocca farla anche al ritorno, sotto alla pioggia per giunta, e posso assicurarmi una settimana nel letto per dolori alle gambe e broncopolmonite.

Dei rumori di passi svelti e pesanti accompagnati dallo scrocchiare delle foglie secche che calpestano, mi fanno pietrificare all'improvviso, mi guardo allora in torno alla ricerca di un oggetto da usare come arma, ma non faccio nemmeno in tempo a voltarmi che lo vedo e rimango bloccata con gli occhi incollati su di lui.

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