CAPITOLO 7

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ISABELLE

Cercare certezze spesso e volentieri ti porta a fare cosa che nemmeno ti saresti mai immaginata di fare, semplicemente perchè la consapevolezza che pentirtene sia fin troppo possibile, ti ferma da commettere qualche atto fin troppo avventato.

Sono sempre stata dell'idea che nella vita si debba provare tutto, perchè alla fine quando il sipario si chiuderà e tirerai le somme di ciò che hai vissuto, devi essere fiero di poter dire che tu la sua vita l'hai vissuta a pieno senza privarti di nulla. Senza rimorsi, e la penso tutt'ora così, infatti stamani sto probabilmente commettendo un enorme sbaglio che potrebbe rivelarsi qualcosa di meraviglioso come la rovina più assoluta.

Ma il pensiero costante che mi ha assillato per questi giorni mi ha indotto comunque a farlo, così ho chiesto in prestito la macchina a Travis che, senza nemmeno pensarci due secondi, mi ha ceduto le chiavi e ho guidato fino alla villa di suo cugino per porre fine a qualsiasi cosa.

Sto sbagliando? Sì

Lo farò lo stesso? Me lo state seriamente chiedendo?

Senza nemmeno far lo sforzo di scendere dalla macchina e arrivare fino alla porta d'entrata per chiamarlo, gli scrivo un messaggio breve e conciso, ossia "esci", che dopo poco visualizza senza rispondere. Tipico.

Un po' come ho fatto io con il messaggio che mi ha inviato cinque giorni fa, lo letto ma non gli ho mai risposto, forse per viltà, forse per spropositato orgoglio o semplicemente perchè non sapevo cosa dirgli.

E penso che alla fine sia proprio per questo, non ho saputo cosa rispondergli e non l'ho fatto.

Anche sè quel messaggio l'ho riletto centinaia di volte, ormai lo so a memoria. Quelle parole che a voce difficilmente mi direbbe, una frase dai mille significati di cui solo uno è quello giusto, ma che conosce solo lui. Non sapevo come interpretare un gesto simile, e alla fine feci finta che non esistesse, che non lo avesse fatto perchè era più comodo così per la mia coscienza già abbastanza incasinata.

Ma ecco che, quando ormai sto per rimettere in moto, fare la retro e sgommare via, esce dalla porta d'entrata incamminandosi verso la mia direzione. Indossa il solito pantalone nero, in tinta con la maglia del medesimo colore che gli fascia alla perfezione il fisico scultoreo, risaltando quei suoi capelli corvino e le iridi della stessa sfumatura che, in contrasto con la pelle chiara, formano un intreccio magnifico.

Di una bellezza buia e elegante, in quel suo cappotto scuro e i capelli disordinati che gli ricadono sulla fronte di quel viso perennemente corrucciato, dall'espressione concentrata e attenta, dai lineamenti squadrati e taglienti, lo sguardo freddo e quel suo portamento deciso e autoritario dalla virilità divina.

Per quanto io lo possa odiare, rimane comunque l'uomo più attraente su cui i miei occhi si siano mai posati, uno stile tutto suo che ti intriga e spaventa al tempo stesso, passeresti ore intere a cercare di sbrogliare quel groviglio di fili che leggi nei suoi occhi, ma ogni volta è impossibile.

Capire Damon Miller, è completamente impossibile.
Apre la portiera e vi appoggia il gomito inarcando le labbra in un sorrisetto sghembo e divertito, non si scompone troppo spesso con risate teatrali o sorrisi a trentadue denti, ma posso assicurarvi che niente da più fastidio di quei suoi sorrisetti enigmatici. Non riesci mai a capire sè ti sta sfottendo o è seriamente divertito.

<<Scendi, guido io.>> Sè la memoria non mi inganna di rado ho guidato io quando abbiamo dovuto percorrere un tragitto in moto o in macchina, se non forse mai, e sinceramente ora non ho voglia di spiegargli dove voglio portarlo e il perchè, quindi mi tocca dissentire.

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