DAMON
Il suo non fu un avvertimento, bensì una promessa.
Da quel giorno tutto è tornato come prima o meglio, continua a sorridere tranquilla e serena come se non fosse successo niente tra di noi, mi parla con calma come se non mi odiasse ma non esagera mai con discorsi troppo lunghi infatti ogni volta mi rivolge si e no tre parole, poi quando io cerco di parlarle seriamente se ne va e la sto odiando, la sto odiando perchè non sopporto quando mi evita.
E' schiva e fredda, non si lascia toccare e sembra quasi impossibile ma anche nel letto la notte, è scostante, la guardo dormire e ormai nemmeno nel sonno mi si avvicina, rimane distante e io posso appena sfiorarle una ciocca di quei suoi capelli ramati per rispettare, andando contro tutti i miei cazzo di desideri, il limite che ha creato tra di noi. Per qualcosa che non ho fatto.
Io non l'ho tradita, posso giurarlo su qualsiasi cosa e che mi uccidano se non sto dicendo la verità.
Sono uscito per non dover continuare a sottostare alle sue continue domande, sto una merda ultimamente e per quanto io sappia che sta cercando soltanto di aiutarmi, dopo un po' le persone che fanno così mi soffocano; ho sentito il bisogno di allontanarmi per un po', mi sono fermato al primo bar che ho incontrato e non sono nemmeno riuscito a toccare un cazzo di bicchiere perchè mi sentivo fottutamente in colpa, ho due figli non posso ridurmi ancora uno straccio bevendo. Sono scappato per rimanere un attimo solo con i miei pensieri, mi sono sempre stati sui coglioni tutti coloro che cercavano di farsi gli affari miei e lei, in quel momento, è come se avesse toccato con troppa imprudenza un tasto dolente, così l'unico modo che ho trovato per non soffocare è stato andarmene.
In quel locale però posso giurare sulla mia stessa vita che non è successo nulla, non ho toccato alcol e men che meno una donna, non avrei potuto ricommettere un errore simile un'altra volta, non dopo averla persa per più di un anno cazzo. Il dover appartenere a qualcuno mi è sempre stato stretto, io non appartenevo a me stesso figuriamoci ad un'altra persona, ma con lei sapere che è gelosa di me, che mi considera "suo", questo senso di appartenenza mi piace. Mi piace appartenerle, porca puttana appartenere a quella donna è praticamente un onore.
I miei sensi ormai rispondono soltanto a quel suo corpo fottutamente divino, e ne ho avuto la conferma quando quella puttana mi si è lanciata addosso come una piovra, le sue labbra sporche di quella merda che chiamano rossetto hanno toccato le mie per tre secondi, tre cazzo di secondi, eppure furono proprio quei tre secondi a fottermi. Sono bastati tre secondi per far credere a Isabelle che io ancora voglia altre donne.
Quando invece in questo momento, ora che non si lascia toccare nemmeno per sbaglio, manderei a fanculo il mondo pur risentire sotto le mani quella sua pelle morbida e accaldata, il suo sapore dolce e quelle labbra morbide che non hanno bisogno di strani trucchi per invogliarmi a ficcarle la lingua in gola cazzo.
La guardo vestirsi per andare a lavoro avvolgendo quel suo culo divino in una minigonna bianca troppo corta, fin troppo corta, lo sta facendo apposta, sa quanto io sia geloso del suo corpo e non indugia nemmeno due secondi a metterlo in mostra per farlo vedere ad altri uomini, per farsi scopare da altri bastardi, ma può star certa che l'unico che la sbatterà a novanta in un letto sarò soltanto io. E questa invece è la mia di promessa.
Si guarda allo specchio con indosso solo quel piccolo pezzo di stoffa che le copre appena il culo e lascia scoperte quelle sue gambe slanciate e magre dalla pelle ambrata, è priva di imperfezioni, cosce magre ma morbide, polpacci sottili e atletici, caviglie esili e il collo del piede delicato che scompare nel tacco che indossa. Se dovessi contare tutte le volte che le ho immaginate aperte o legate a me penso che non basterebbe tutto il tempo di questo mondo per arrivare al termine. Il ventre stretto ma un po' gonfio per via della gravidanza e il seno appena coperto da un reggiseno nero in pizzo, gira per la stanza così mentre cerca nell'armadio qualcosa da abbinare a quella gonnellina cortissima, quando si piega addirittura si alza e non ci vuole nemmeno un minimo di impegno per vedere il perizoma del medesimo colore che ha sotto e non va bene, fanculo non va bene per niente. <<E' corta.>> Il mio fastidio riesce a spezzare il mio silenzio per dar voce all'irritazione che lentamente aumenta più vedo quella gonnellina del cazzo alzarsi ad ogni passo che fa, sta giocando con il fuoco. <<Anni fa le mettevo anche più corte.>> Constata con atona ovvietà guardando il suo profilo riflesso nello specchio, l'immagine di lei con una di quelle minigonne inguinali manda in escandescenza ogni cellula del mio cervello tanto che per non incazzarmi affondo le mani nelle lenzuola, forse sta sottovalutando il fatto che io possa seriamente chiuderla a chiave in questa stanza e giuro che non sto più scherzando. <<Quando la smetterai con queste stronzate da bambina?>> E' ormai quasi una settimana che tira troppo il filo e la mia pazienza, lo sa fin troppo bene, che ha un termine e che arriva molto molto in fretta, ma se ne sta fregando. Prende un corsetto nero ma dopo un attimo di indecisione, lo poggia per sfilarsi il reggiseno svelando quelle sue tette tonde e alte, ancor più gonfie dal latte con quei suoi capezzoli turgidi. Dopo poco però me le nasconde infilandosi il corpetto senza il reggiseno, un pezzo di stoffa che a malapena forse gli copre soltanto una tetta.

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Deep Attraction 2
RomansaATTENZIONE: SONO PRESENTI SCENE DI SESSO ESPLICITO! Sequel del primo libro: Sick Attraction. Dopo esser sfuggita da Miami, Isabelle riesce finalmente a ritrovare il suo equilibrio ricostruendo la sua vita da capo in una nuova città, Londra. Troverà...