CAPITOLO 27

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ISABELLE

Provai questa stessa sensazione diversi anni fa e avrei sperato di non doverla provare più.

Percepii questa emozione di vuoto che provo ora anche anni addietro quando dovetti partire per il college e abbandonare Miami per tanti anni, lasciare la mia migliore amica per un lungo lasso di tempo visto che al allora avevo soltanto lei, avendo conosciuto Marisol, Sofia, Cole e Max soltanto qualche mese dopo.

Quando dovetti partire per il college ancora vivevo a casa dei genitori di Martina visto che dopo la morte dei miei, loro vennero nominati miei "tutori" dal tribunale e così dovetti vivere per anni con loro sotto il loro tetto. Non mi hanno mai fatto mancare nulla, e anche se non ero figlia loro, mi hanno sempre trattata come se lo fossi rapportandosi con me come trattavano anche Martina. Sbagliavo? Giustamente ricevevo un castigo, prendevo bei voti a scuola? Ad ogni buon voto mi compravano un regalo e così continuammo fino a che non divenni maggiorenne e dovetti partire per il college appunto.

Convivere sotto lo stesso tetto rafforzò ancor di più il legame tra me e la mia migliore amica, le litigate ovviamente non mancavano perchè comunque durante l'adolescenza, tutti attraversiamo quel periodo in cui siamo un po' ribelli, credendo già di essere grandi e vaccinati, ma ogni volta trovavamo un modo per riappacificarci, che poi tanto le nostre litigate duravano pressappoco un'ora e dieci minuti dopo già avevamo fatto pace.

Quando arrivò il giorno che dovetti lasciare la loro casa per partite per Cambridge fu la prima volta che presi un volo da sola, o meglio un volo in generale visto che prima di quel momento non ero mai salita su un aereo, e oltre all'inquietudine che mi metteva l'idea di dover volare, sentivo una fitta al petto quando mi ricordavo che non avrei rivisto la mia famiglia per molto tempo.

Ricordo che sfiorai una crisi all'idea di non potermi confidare con loro per chiedergli una mano quando magari sarei stata male al college, o ancora non poterli vedere ogni giorno e abbandonare la routine a cui ormai mi ero abituata; che poi alla fine tutte queste paure furono inutili visto che io e Martina ci sentivamo per telefono ogni giorno e poi durante le vacanze tornavo da solo per un po' e li vedevo ancora, ma si ha sempre un po' di paura ad affrontare qualcosa di nuovo ed io come tutti, prima di quel viaggio temetti il peggio.

Quel giorno feci le valige, impacchettai tutte le mie cose e me ne andai dopo aver guardato per un'ultima volta quella che era camera mia al tempo, ed ora eccomi qui di nuovo, nella stanza che mi ha ospitato per anni dell'appartamento che comprai insieme alle mie amiche che mi sono rimaste accanto sempre, anche se ovviamente come tutti anche noi abbiamo avuto i nostri alti e bassi.

Sfioro le foto che l'ultima volta avevo lasciato qui di noi quattro, quante ne abbiamo passate insieme, siamo sempre state un quartetto di ragazze pazze, per noi il mondo era sotto il nostro dominio e tutto ciò che decidevamo di fare era buono e giusto. Crescendo fortunatamente ci siamo accorte che non era propriamente così che andava la vita, e anche se ci siamo dovute un po' adattare, siamo riuscite a fare del nostro peggio lo stesso. Festini quasi ogni sera, marachelle come delle adolescenti sceme o qualche bravata come se avessimo nove vite, non riuscivamo mai a stare ferme un attimo, a noi bastava che le nostre giornate fossero piene di sorrisi ed era tutto perfetto.

Prendo tra le mani una cornice che protegge una delle nostre tante foto, ma in questa in particolare ci siamo noi quattro, che indossiamo la toga e quei capellini orrendi della laurea con in mano una bottiglia di birra a testa. Non siamo mai state persone normali e questa ne è la prova, ci siamo laureate in giorni diversi ma per fare questa foto e avere un ricordo abbiamo indossato di nuovo le toghe come se lo avessimo fatto insieme e abbiamo festeggiato tutta la notte tra alcol e musica. Che bei tempi, ma soprattutto come vola il tempo.

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