CAPITOLO 33

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ISABELLE


Come facesse quell'uomo a farmi morire e rinascere con la forza di una sola parola, con la potenza di un solo sguardo era un mistero che probabilmente non sarei mai riuscita a svelare, sarei potuta rimanere per anni a guardarlo e la verità non sarebbe mai venuta a galla semplicemente perchè lui e soltanto lui era capace a confondermi fino a farmi sentire in un'altra realtà. Probabilmente io quel mistero non volevo svelarlo, volevo vivere l'avventura di scoprire giorno per giorno come sarebbe stato ritornare a fidarmi di lui e dopo settimane passate insieme, sotto lo stesso tetto, nello stesso letto a respirare la stessa aria tra sguardi rumorosi e parole silenziose forse ci sto riuscendo. Sto imparando a conoscerlo di nuovo, sto tornando a rivedere l'uomo di cui mi sono innamorata anni fa.

Lo guardo giocare con nostro figlio sul divano, affonda il viso nel suo pancino coperto da una di quelle tutine da neonato che gli abbiamo comprato e che non finiremo mai di comprare visto che cresce a vista d'occhio, qualche pernacchia sul ventre e il bambino ride come un matto stringendo nelle manine tozze i capelli del padre che continua a fargli il solletico soltanto per vederlo felice.

Ha gli occhi spenti mentre sorride a suo figlio, sta cercando di renderlo felice anche se in questo momento sta attraversando un periodo di completa assenza, non vuole far pesare il suo dolore sul nostro bambino e così, non lascia mai inutilizzate qualche ora in cui non deve lavorare, per passare del tempo con noi.

Torna a casa stanco dal lavoro poco dopo di me, io finisco solitamente verso le sei del pomeriggio mentre lui circa alle sette, quando torniamo a casa Aidan è con Ada quindi non abbiamo di che preoccuparci, passano la giornata insieme e poi la sera sta con noi fino a quando non è ora di metterlo a dormire.

Non mentirò dicendo che non mi pesa doverlo lasciare tutto il giorno con un'altra persona, per quanto Ada sia splendida dovrebbe stare con i suoi genitori, ma alla fine stiamo lavorando per costruirgli un futuro migliore ed essere genitori non vuol dire annullarsi per i propri figli, continueremo il nostro sogno di avere una bella carriera e riusciremo ad alternare anche il tempo con i nostri figli.

Stasera ad esempio è tornato prima lui di me, e per un certo senso sono anche felice di ciò, ha bisogno di staccare dal lavoro per poter rilassarsi e non sfogare il suo dolore rinchiudendosi in quell'ufficio opprimente, deve continuare a vivere. Deve attraversare il lutto e scappare dalla sofferenza.

Li guardo giocare appoggiata allo stipite della porta, con indosso ancora i vestiti da lavoro e il peso di una giornata estenuante sulle spalle, sono completamente a pezzi ma ne è valsa la pena, amo il mio lavoro alla follia. <<Chiudi la mano.>> Damon stringe la mano a pugno intimando con dolcezza al figlio di fare lo stesso, Aidan lo guarda incuriosito cercando di mimare lo stesso gesto e alla fine riesce a serrare la manina piccola in un pugnetto adorabile che suo padre scontra con il suo. Sono adorabili.

<<Bravo il mio nanetto.>> Oggi Aidan fa otto mesi ed è strano pensare che alla fine non manca poi molto al giorno del suo effettivo compleanno, tra non molto farà addirittura un anno, cioè mi sembra ieri che ancora lo concepivo e ora in pancia o un'altro figlio. E' sconcertante come cosa. Sono romai a quasi metà del secondo mese di gravidanza e anche se di poco, la pancia inizia a vedersi, la sensazione di aver un'altro bimbo mi ha ormai invaso i pensieri ma sono tranquilla visto che alle visite il dottore mi assicura sempre che sta andando tutto bene, se non fosse che il bambino, con tutto lo stress a cui sono sottoposta ultimamente, ne sta risentendo e non poco. Ma passerà, ci serve solo del tempo.

Mentre giocano lo sguardo di Damon si alza per sbaglio su di me e quando mi vede mi sorride con quell'aria stanza ma un po' più serena del solito, sta riuscendo ad attraversare tutto questo con più tranquillità, ma è comunque più emotivamente debole del solito. <<Bentornata.>> Rimette Aidan sul divano lasciandolo per un secondo a giocare con il suo pupazzetto che sballottola a destra e a sinistra come sempre, per alzarsi e venirmi a salutare; mi avvolge le braccia possenti intorno al bacino per attirarmi a sè e io finalmente torno a risentire il calore della sua presenza, godendomi la paradisiaca sensazione delle sue labbra sulle mie, mi è mancato ma non lo ammetterò mai veramente. <<Avete già mangiato?>> Solitamente quando torno, lui non c'è e Ada ancora deve preparare quindi ceniamo tutti e tre insieme, ma stasera ho fatto veramente tardi ed infatti alla mia domanda annuisce lanciando un occhiata al figlio.

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