CAPITOLO 37

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ISABELLE

Chiudo l'ennesima chiamata di lavoro con un cordiale saluto professionale e spero anche l'ultima di oggi perché sono stanchissima, penso non ci sia cosa più bella di vivere godendosi il proprio sogno perchè alla fine quando il tuo lavoro è praticamente la realizzazione di tutto ciò che hai sempre desiderato, non è più soltanto un impiego ma una parte viva di te stessa. Ma aggirarmi per un'intera giornata tra montagne di documenti, progetti e dipendenti che ti chiedo cose da ogni parte, dovendo oltretutto rispondere alle chiamate che arrivano da Londra per confermare le firme di diversi appalti è molto pesante dopo un po', soprattutto se a dirigere il tutto sono soltanto io. La mia segretaria si affaccia per avvisarmi che i dipendenti sono già andati a casa e che lei sta facendo lo stesso, così con un gentile sorriso le auguro una buona serata, non è poi tanto tardi ma io rimango sempre un po' di più per essere certa di aver portato a termine ogni incarico, mente invece i miei impiegati di solito vanno via, come è giusto che sia, all'orario definito da contratto.

Infilo le ultime cartelle nella borsa sospirando stanca ma soddisfatta di aver portato a termine un'altra giornata alla perfezione, quando si fa sera prima di tornare a casa mi piace soffermarmi, proprio come facevo quando lavoravo all'ADM a scrutare il panorama della mia città dall'alto. Le luci dei negozi, delle macchine e dei grandi palazzi che adornano questa meravigliosa località, una meraviglia per gli occhi, uno splendido panorama urbano che di rado si può scorgere in altre città perchè alla fine il mondo è bello perchè è vario e nessuna città sarà mai bella come Miami. Mi appoggio alla vetrata del mio ufficio che da sulla città, il mio ufficio non è in alto come quello di Damon ma posso vantare lo stesso di avere una vista magnifica anche sul pacifico e questo è uno smacco abissale.

Chissà se un domani i miei figli saranno innamorati di questa città proprio come me, se avranno le stesse passioni dei loro genitori e porteranno avanti le nostre attività come si deve, o se magari scopriranno nuove cose che li attraggono di più e allora decideranno di percorrere un'altra strada. In entrambi i caso sarò fiera di loro e felice di poterli aiutare a realizzare il loro sogno, proprio come fecero i miei genitori sostenendo il mio sogno di diventare un architetto fin da quando ero piccolina. Perchè alla fine trovo giusto che un genitore faccia questo, crescere un figlio insegnandogli che i sogni non esistono, nella vita ci sono soltanto pensieri che possiamo rendere realtà se veramente ci crediamo, nulla sarà mai impossibile se l'impossibile è a suo modo qualcosa di inesistente.

<<Sei ancor più bella di come ricordavo.>> Sulla pelle brividi mi attraversano tutto il corpo lasciandomi pietrificata, un senso di glaciale timore mi investe all'istante quando sento quella voce, una voce che mi inseguì per notti durante incubi che mi strapparono il sonno decine di volte. Il suo riflesso si rispecchia nella vetrata di fronte a me e quando lo vedo senza nemmeno girarmi, stento quasi a crederci. Dopo più di due anni di completa assenza, nessuno ha più saputo nulla di lui dopo quel giorno che se solo ripenso a cosa successe mi si accappona la pelle. Cosa vuole ancora da me, dopo due anni speravo mi avesse completamente cancellata dalla sua testa per ricominciare la sua vita altrove ma mi sbagliavo.

Mi volto e la sua immagine mi fa venire i brividi, i capelli biondo grano completamente scompigliati, gli occhi arrossati e spenti ma alcun tempo accesi da un senso di rancore e gioia malata, le labbra sottili increspate in un sorriso inquietante. I vestiti sciupati, la maglia nera sgualcita e i pantaloni scuri strappati, le braccia possenti contratte per rimanere incrociate al petto e la statura più possente.

Deglutisco a fatica notando solo infine la pistola infilata nella cinta dei pantaloni, più precisamente una "recover tactical black CC3", non l'ha scelta a caso, comoda da maneggiare e precisa se ben retta, sa bene cosa fa. <<W-William.>> Ridire quel nome dopo tanto tempo mi lascia un vuoto incolmabile nel petto, mi fidai di lui dalla prima volta in cui lo vidi andando contro a tutti coloro che mi dicevano che sbagliavo, gli diedi una casa, un lavoro e la possibilità di incominciare una nuova vita in una grande città ma a lui quello non bastava, lui voleva altro ed io non sono mai stata capace di darglielo. Voleva che lo amassi anche se era consapevole che come ora, il mio cuore è sempre appartenuto ad un solo uomo.

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