CAPITOLO 5

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DAMON

Nella mia vita raramente ho commesso qualche sbaglio, ma non perchè io mi vanti di essere perfetto e precisissimo, anche perchè sono tutto tranne che perfetto, ma mi è capitato di rado proprio perchè prima di agire ci pensavo bene. Perdevo intere ore a ragionare sè quell'ipotetica cosa fosse la scelta giusta o meno, ma portando avanti un'impresa capisci che anche sè sembra esagerato, prendersi un po' di tempo per avere la certezza di non sbagliarsi potrebbe garantirti il successo, come la rovina più totale.

Nel lavoro come nella vita quotidiana ognuno di noi è sottoposto a stress, ansie, e altre decine di emozioni che stentiamo a controllare, sono più forti di noi, non riusciamo a domarle mettendo a tacere quelle voci fastidiose che puntualmente ci ricordano che potremmo star sbagliando.

Io però ho sempre cercato di mostrarmi apatico a tutto, a qualsiasi cosa proprio perchè io della mia vita volevo il più pieno controllo, nel momento in cui potevo dirigere ogni cosa, stavo automaticamente bene.

Poi però questo equilibrio quasi malato, la fredda quiete creata dalla solitudine di cui mi ero circondato si è completamente dissolta come una fumera in un leggiadro soffio d'aria. E la colpa di tutto ciò era la sua.

Una donna dalla statura snella e sensuale, le curve accentuate nei punti giusti, due occhi smeraldo con striature dorate e più scure su cui si rifletteva il mondo a cui lei donava gioia e colori. I capelli ramati e accarezzati da lievi onde, dal profumo floreale e tenue. Un carattere forte, una mentalità menefreghista ma alcun tempo sempre pronta ad esserci per chiunque, un animo buono ma distrutto da qualcosa che si celava dietro a quel sorriso che stentava a reggere su quella sua espressione allegra, che poi tanto allegra in verità non era.

E' piombata nella mia vita come un onda funesta si imbatte contro uno scoglio scalfendone a poco a poco la superficie, proprio come fece lei con me. Lentamente e di nascosto, senza che io me ne potessi accorgere, mi ha privato, con pazienza e cura, dei mattoni con il quale mi sono costruito il mio muro, arrivando quindi a sfiorare ciò che per anni ho tenuto nascosto a chiunque.

Ma la cosa che mi destabilizzò di più fu che a me, essere accarezzato dalla sua curiosità ingenua, essere osservato da quegli occhioni vispi oppure incalzato da quella voce melodiosa, piaceva. Eccome sè mi piaceva.

Quel bambino, nascosto dietro al suo muro innalzato con paure e dolori, non appena incontrò lo sguardo genuino della piccola bimba si è lasciato avvolgere dal suo calore, abbeverandosi della purezza celestiale della fanciulla fino a prosciugarla.

E questo fu uno dei miei errori più grandi.

Con quella donna sbagliai innumerevoli volte, la ferii ripetutamente scagliandole contro astio, ira, odio e parole inadatte ad una grazia simile, arrivando a spezzarla completamente.

Il bambino vide sfumare la sua fortuna davanti ai suoi occhi, proprio come la fumera della sua solitudine, con la stessa velocità scomparendo e lasciandolo solo, rintanato nuovamente nella sua fortezza in attesa che la bambina prima o poi tornasse per lasciargli accingere al suo nettare di cui ormai era dipendente.

Perchè alla fine era così, io di quella donna ero perdutamente dipendente.

Ed ora eccoci qui, lei dorme beata con indosso una mia maglia da cui si intravede il seno prosperoso privo del reggiseno, che le copre quasi completamente quel corpo illegale, con i capelli arruffati, un'espressione infantile e il braccio avvinghiato a...nostro figlio.

Ancora mi fa strano anche solo pensarci.

Di avere un bambino non ci ho mai nemmeno pensato perchè semplicemente la vita da padre non fa per me, troppi problemi, paranoie e scocciature. Troppi pesi da accollarsi, io ho sempre vissuto alla giornata proprio come ho fatto fin da piccolo costruendo il mio futuro, non ho voluto un bambino perchè la consapevolezza che sarebbe qualcosa di troppo grande e importante per me mi ha sempre assillato.

Deep Attraction 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora