Notti insonni

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La notte era passata lenta. Mio padre aveva provato a parlarmi ma lo avevo cacciato via. Anche lui mi aveva mentito e un po' ero arrabbiata per questo, e in più, per quanto mi dispiacesse ammetterlo a me stessa, in quel momento avrei solo voluto essere tra le braccia di Jacob. Non mi era mai capito di non poter chiedere il suo aiuto, non mi era mai capitato di dovergli stare lontano per un qualsiasi motivo. Ero caduta in un sonno agitato, stanco. Avevo sognato Jake, eravamo nei boschi di Forks, camminavamo abbracciati, poi io mi fermavo. Lo guardavo negli occhi con un ghigno e gli chiedevo di strapparsi il cuore, e lui... Beh lui per me avrebbe fatto tutto. Mi sveglia in un lamento che fece accorrere mia madre.
"Ness, piccola mia, che succede? Che cosa è successo ieri?"
"Dai, come se non lo sapeste tutti cosa è successo, mamma.  Papà ha sicuramente letto la mente di Jacob ieri mattina, e ha letto cose è successo nella mia ieri sera, quando sono tornata a casa, e anche tutta la notte."
"Ok, ma io voglio sentirlo da te"
"Sono dispiaciuta per Jake mamma. Mi sembra crudele che la natura gli abbia imposto me. Non sono stupida, ho capito cosa vorrà ad un certo punto da me, e io non so se sono disposta a darglielo. Ma anche se fossi disposta, è una cattiveria mamma. Lui è umano, io una mezza vampira. Se lui fosse legato ad un'altra potrebbe avere una vita normale. Ma con me? Sarebbe mai davvero felice?"
Una lacrima mi scorre sul viso.
"Vorrei dargli la libertà. Dirgli di andarsene, che io me la cavo. Ho tutti voi del resto. Ma non credo che accetterà mai di allontanarsi ora che ho capito che è la natura a imporgli di restare. E ci ho riflettuto sta notte. Io non voglio che accetti questa proposta. Io non voglio che se ne vada. Mi distruggerebbe." singhiozzo, sento di essere isterica in questo momento, devo sembrare proprio una pazza "Sono un'egoista mamma, sento che è giusto lasciarlo andare ma non ho il coraggio neanche di chiederglielo."
La voce mi si spezza, non dico più nulla, continuo a respirare affannosamente e a fare scorrere le lacrime.
Mia madre mi tiene fra le braccia, poi, dopo qualche minuto in cui sembra cercare le parole, mi parla
"Sai Ness, mi ricordi tanto tuo padre. Lui credeva di non essere abbastanza per me. Insomma, come poteva accettare che io fossi disposta a rinunciare alla mia vita per lui? Si sentiva un mostro. Così decise di lasciarmi. Furono i mesi più terribili della mia vita, sono letteralmente impazzita. Lo cercavo ovunque, ogni cosa me lo ricordava. Finché non è tornato. Anche lui non era stato esattamente bene in quel periodo. Solo insieme siamo riusciti a rimettere insieme noi stessi. E non abbiamo più provato a separarci. Per quanto fosse triste per lui impormi la sua natura, sapeva che io lo desideravo. Senza di lui avevo il mondo a disposizione, ma con lui io non avevo bisogno di nient'altro. Ed eccoci qua. La vita ci ha riservato delle sorprese inaspettate, la più grande sei stata tu" dice sorridendomi "ma mai ho avuto ripensamenti sulle mie scelte, perché tutto quello che faccio oggi lo faccio con la mano in quella di tuo padre, e questo rende tutto perfetto"
"Quindi mamma, che devo fare?"
"Beh, secondo me il primo passo è parlare con Jacob, chiedergli come si sente lui, visto che tante tue preoccupazioni nascono da come lui vive questa situazione, e poi il resto verrà come deve venire."

Il giorno dopo sono ancora a pezzi, ma la mia mente è più lucida, sembra essere riuscita ad elaborare tutte le nuove informazioni, ed ora mi sento pronta a parlare con Jacob. Prendo il cellulare, ci sono un paio di suoi messaggi, dice che lui c'è per me, e che quando sarò pronta lui correrà a prendermi. Le labbra mi si incurvano in un sorriso, il primo da molte ora. Gli scrivo: -Jake sono a scuola, mi passi a prendere all'uscita?-
La risposta è istantanea: -Ieri ho trovato un lavoro in un'officina, volevo dirtelo ma non c'è stato tempo, stacco un'ora dopo che tu sei uscita da scuola. Hai le chiavi dell'appartamento, mi aspetti li?-
-Va bene- Gli rispondo e chiudo il cellulare. Entro a scuola con i miei "fratelli" sento gli occhi di mio padre addosso anche se cerca di non farlo a vedere. Papà sto bene, penso, smettila mi metti in ansia. Lo guardo e fa un sorrisetto di scuse. Saluto tutti e vado verso la mia classe. prime due ore scienze. Mary mi ha tenuto il posto, non mi dà neanche il tempo di sedermi che mi fa "Ma il figone di ieri? Avevate gli occhi di tutti addosso. Ma chi è? Sei fidanzata con lui? Sembra almeno un venticinquenne?", "È un amico di famiglia, no non è il mio fidanzato e ne ha solo ventitré", rispondo paziente " E si, è molto bello",
"Comunque devi presentarmi un po' di gente che conosci, ogni volta che si vede un bono in giro finisce che è tuo amico, o tuo fratello"
"Anche io volevo chiederti una cosa, non è che conosci quello lì?" Dico indicando il ragazzo che ieri si era fatto con me tutte le lezioni. "Non credo no. Perché?", "Frequenta tutti i miei corsi, vorrei farci amicizia", "Che c'è? Io non ti basto?" Mi chiede fingendo un muso da cucciolo "Che scema che sei, più amici per me sono più amici anche per te" rispondo ridendo. Mi fa l'occhiolino con l'aria di chi ha capito la comunella, poi entra il professore e ci concentriamo sulla lezione.

A pranzo sto con Mary. Lancio il solito pensiero di ok a mio padre e mi siedo. Mi guardo intorno, e trovo il ragazzo che fa con me i corsi. È al tavolo con un gruppo di gente abbastanza folto, mi concentro sulle loro voci. Scopro così che lui si chiama Nate. Nel pomeriggio abbiamo storia insieme. Potrei provare a combinare qualcosa per facilitare il nostro incontro... Scarto l'ipotesi, non sono dell'umore giusto per fare nuove amicizie oggi. "Ti va di venire da me uno di questi giorni?" Mi chiede Mary. "Mi hai promesso del lezioni di pianoforte"
"Devo chiedere ai miei" rispondo. È ovvio che mi diranno si ma la verità è che voglio temporeggiare, capire come si metteranno le cose con Jacob, capire come starò io.
Il pomeriggio passa veloce ed è già ora di tornare a casa. Più si avvicina il momento in cui vedrò Jacob, più sono agitata. Non so se sarò in grado di trovare le parole, e ho anche un po' paura di quello che mi dirà quando gli avrò spiegato cosa provo.
"Mamma puoi portarmi al supermercato vicino casa di Jacob, mi ha detto che ha trovato un lavoro quindi non avrà avuto il tempo di fare la spesa. E poi mi fermo a casa sua, torno a casa sta sera". "Te la senti di andare sola al supermercato?" Interviene mio padre "Certo" rispondo "Quanto può essere difficile?"

Girare per il negozio mi rilassa, passo da uno scaffale all'altro prendendo le cose che più piacciono a Jacob. Pago, esco e mi  dirigo verso il suo appartamento. Quando apro la porta il salotto è stranamente ordinato, vado verso la cucina e finalmente riconosco il disordine del mio lupo, ci sono un paio di piatti nel lavandino e un po' di incarti di merendine vuote qua e là. Apro il frigo per mettere le cose che ho comprato e ne approfitto per togliere qualche bottiglia di latte e succo vuota. Riordino un po' e preparo qualche panino. Ecco che sento la porta aprirsi. "Nessie" chiama. Ha un tono felice. "Sono qua" rispondo portando il piatto con i panini in salotto. Mi dà a malapena il tempo di poggiarlo sul tavolo che mi abbraccia. Mi tiene stretta, come se avesse bisogno di questo contatto per respirare. Le parole mi escono da sole "Scusami" gli dico. 

Jacob e RenesmeeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora