Attesa

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Camminavo dietro di lui, in silenzio. Non sapevo dove stesse andando o che cosa avesse in mente di fare. Eravamo al confine con il bosco quando iniziò a levarsi la maglia "Amore" tentai "Nessie ho bisogno di stare solo, torno presto" tolse anche i pantaloni e iniziò a correre tra gli alberi, subito dopo sentì il rumore di uno strappo secco e i passi di un lupo che si allontanavano. Non sapevo che fare, lui mi avrebbe inseguita forse, sicuramente, ma gli ultimi giorni erano stati duri e l'unica cosa che non avevo fatto era stato lasciarlo solo, forse era proprio questo che gli serviva, rimanere da solo. Restai immobile per un po', fissando il punto dove mio marito era scomparso. Visto che avevo deciso di non inseguirlo andai a casa Cullen, a raccontare cosa era successo.

"Jacob è solo scosso" mi tranquillizzò subito mia madre dopo che finii di raccontare l'accaduto. Non riuscivo ad accettare di averlo lasciato solo, ad affrontare il mondo che aveva dentro da giorni. Sapevo che non era un bambino, sapeva cavarsela, ma non riuscivo a convincermi di aver fatto la cosa giusta. Avevo paura che gli potesse succedere qualcosa, e mi sentivo sciocca, perché era un lupo grande e grosso.
Eravamo nel salone allestito a sala da pranzo ma che in realtà ospitava le riunioni d'emergenza.
"Beh è passato ancora troppo poco da quando abbiamo lasciato Forks l'ultima volta, non siamo venuti per rimanere" disse Emmett ovvio "Ce ne andremo subito, torneremo a Denali".
Nessuno dubitava di questo futuro, ma in quanti sarebbero tornati a Denali? Era questa la vera domanda che aleggiava pesante nella stanza, tutti cercavano di essere discreti, di non chiedere, ma nessuno accennava a chiudere la riunione.
"Non lo so" sospirai, "Non so cosa pensa Jacob... E non so neanche cosa voglio fare io" dissi.
Tutti mi guardarono "Nessie" disse mio padre "Noi avremmo preparato una sorpresa, un regalo di matrimonio" vidi Jasper correre al piano di sopra a prendere qualcosa, tornò con una busta in mano "Questo è da parte di tutti quanti" "C'è anche qualcos'altro ma forse per quello è il caso di aspettare che il cane ci raggiunga" aggiunse Rose. Nonostante stesse parlando di un regalo non riuscì a trattenere uno sguardo gelido, che l'avrebbe fulminata se non fosse stata abituata a riceverli da parte di tutti, diciamo che il tatto non era mai stato la sua caratteristica principale. Come poteva non abbandonare il tono acido che riservava a Jacob, quando non sapevo dov'era? Quando vedeva che l'averlo lasciato solo mi stesse agitando terribilmente?
"Aprilo" disse calorosa nonna Esme, cercando di riscaldare il clima gelido che era calato nella stanza. Erano due biglietti per le Mauritius. "Grazie" mi affrettati a dire rivolta a tutti "ma non so se sia il momento giusto" dissi
"Pensaci piccola" disse Jasper "Li c'è caldo, state un po' insieme lontano da tutti, e vi prendete un po' di tempo per pensare" "se e quando vorrete tornare noi saremo a Denali" aggiunse mio padre "Dopotutto vi siete appena sposati" disse zia Alice crucciata. Per lei era inconcepibile rinunciare alla luna di miele, ma Jacob aveva appena perso suo padre e aveva anche capito che se e quando avesse voluto rivedere i suoi fratelli o vivere alla riserva, avrebbe dovuto farlo lontano da me.  "Gliene parlerò, comunque grazie, veramente, per tutto" dissi "prima di tutto per averci riaccolti a braccia aperte noi... io non so se lo meritavo" aggiunsi affranta, mio padre fece per interrompermi "voi non lo meritavate quando io sono andata via, senza una spiegazione chiara, senza nient'altro se non quei quattro pensieri confusi che mio padre è riuscito a captare" avevo il peso di tutto addosso, i sensi di colpa per averli abbandonati, la stanchezza degli ultimi giorni, la paura che provavo per aver lasciato solo Jacob... ero anche però sorretta dall'amore incondizionato che mi circondava. "Posso però promettervi che non andrò più via come ho fatto, che cercherò sempre il coraggio di guardarvi negli occhi e dirvi la verità, sarò all'altezza della famiglia che ho ricevuto"
"Lo sei sempre stata bambina" disse nonno Carlisle, e per la prima volta sentì che stavo iniziando a perdonarmi.
Fu Emmett a interrompere la riunione "È ora della partita" disse a Jasper, e i due si alzarono per andare a sedersi davanti alla TV. Tutti decisero che era ora di fare altro, di alleggerire il clima. Nonna Esme stava lavorando al progetto di una villa in campagna e cercò di coinvolgermi, giusto per aiutarmi a sopportare il passare del tempo. Fu così che arrivò l'ora di cena, ma di Jacob nemmeno l'ombra.
Papà mi chiese di suonare un po' insieme a lui, eseguimmo dei brani a quattro mani, ma più il tempo passava, più smettevo di essere presente a me stessa. Chissà dov'era, che pensava. "Nessie" sentì ad un certo punto chiamarmi "Si" risposi tornando al presente, le sue mani non stavano suonando più, questo rendeva la melodia nell'aria incompleta e insensata. "Forse è il caso di parlarne?"
"Non c'è tanto da dire" sussurrai. "Anche lui ha saputo quando farti affrontare le cose da sola, e mi ricordo che pensava esattamente le cose che pensi tu" non avevo bisogno di scavare per ricordare quei giorni, avevo ucciso due uomini, il mio istinto di vampira era fuori controllo e non sopportavo la presenza di nessuno vicino. "Non so se la sua presenza l'avrei voluta, lui quella volta non c'ha neanche provato ad entrare nella mia stanza, e sul momento la cosa mi aveva fatta rimanere male. Poi mi aveva spiegato e io avevo capito che non erano state le cattive intenzioni a lasciarlo dietro la porta, ma comunque sul momento mi ero sentita abbandonata" dissi, ragionando ad alta voce. L'orologio segnava le undici "Mi ha detto che sarebbe tornato presto, ma se entro la mezzanotte non è a casa io vado a cercarlo" "Piccola non so quanto sia una buona idea" "Non mi importa se è una buona idea, non c'è la faccio più a stare seduta a non fare nulla"

Jacob e RenesmeeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora