Insicurezze

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Quella sera, a casa dei miei come due adolescenti, io e Jacob fummo una cosa sola. Ovviamente ci conoscevamo alla perfezione e ripetemmo gesti che avevamo già compiuto milioni di volte. Ma tutto fu vagamente diverso... Forse era l'atmosfera di felicità che ci aveva avvolto tutto il giorno, o ancora l'idea di aver aggiunto un tassello alla nostra relazione, non saprei, ma quella sera raggiungemmo una consapevolezza nuova di noi stessi, e ci sentimmo più adulti.
Il sole stava sorgendo e io ero accanto a Jacob che dormiva sereno nel letto. Si era addormentato alle cinque del mattino di mala voglia, ma era esausto. Io restai tutto il tempo al suo fianco, non mi sarei mai stancata di guardarlo, di averlo vicino, la sua presenza mi rasserenava. Quando mi sembrò che il suo respiro si facesse più leggero, qualche ora dopo, mi alzai dal letto per preparargli la colazione. Per un attimo ebbi il dubbio che i miei familiari potessero essersi scordati di riempire il frigo, che normalmente era vuoto considerando che la casa apparteneva a dei vampiri. Ma ovviamente niente sfuggiva alla mia famiglia, il frigo e la dispensa infatti strabordavano di roba. Pensai ridendo che neanche la cucina di Cracco fosse così fornita. Preparai una torta da mettere in forno, così che la trovasse al risveglio . Io invece presi un po' di carne cruda. So che è disgustoso ma era ovvio che preferissi la carne "al sangue". Quando tutto fu pronto tornai in camera. Trovai Jacob girato su un lato, con le braccia distese sulla parte del letto che avevo lasciato vuota. Notai anche che l'espressione non era serena come l'avevo lasciata, e mi fece ridere quanto, anche inconsciamente, percepisse la mia presenza. Mi rimisi al mio posto e poco dopo sentì il suo respiro cambiare. Anche se non aveva ancora aperto gli occhi era sveglio. Quindi risi "Ehi maritino" dissi vicino alla sua bocca e lo bacia. Anche lui si mise a ridere "Buongiorno mogliettina" disse e iniziò ad avvinghiarsi a me, sentivo le sue mani ovunque. Inutile dire che passammo altre due ore a letto.
"So che stai morendo di fame" gli dissi ad un certo punto "ti conosco" lui mi rispose ridendo "Quello che ho nel letto è più succulento di qualsiasi cosa possa esserci nel frigo". Tuttavia riuscì a convincerlo. Arrivati in cucina la torta era nel forno spento, menomale che c'era la cottura con il timer sennò l'avremmo trovata bruciata. Ne prese subito un pezzo mentre io mettevo sopra il fornello uova e pancetta. Come me anche lui prese della carne cruda, a noi non poteva fare male, ed eravamo abituati a mangiarla sempre, quindi sapeva di normalità. Mentre aspettavamo che il caffè si facesse nella macchinetta e che tutto si cuocesse eravamo appiccicati. Mi prese e mi fece sedere sul bancone, le labbra ad un centimetro dalle mie, i nasi che si toccavano, aro inebriata dal suo odore come lui dal mio. "Ti renderò felice" mi promise solenne "Già lo fai Jake, sei tutto ciò che potessi desiderare, forse anche di più." Aravamo pronti a riprendere, lì dove ci eravamo interrotti a letto, ma era ora di mangiare per lui, quindi quando sentì che tutto era cotto mi staccai di malavoglia e spensi i fornelli, mentre lui prendeva piatti e tazza per il caffè.
"Sai" mi disse mentre addentava le uova "Potrei abituarmici"
"A cosa?" chiesi seduta sul bancone difronte a lui "Ad una casa, ad una moglie che mi vizia, che posso baciare mentre è ai fornelli, ad una vita normale"
Le sue parole rimasero in aria per un momenti, senza una risposta.
"Certo" dissi flebile "magari anche con dei figli con cui giocare a pallone"
Mi alzai e mi allontanai velocemente.
"Nessie, aspetta mi hai frainteso" lo sentì gridare mentre mi inseguiva. Ormai ero fuori casa, mi misi a correre. Lo sentivo dietro di me, si era trasformato in lupo.
"Jacob voglio stare sola" gli gridai, non piangevo, avevo bloccato la mente, non volevo pensare a quella frase, non finché non avessi avuto la possibilità di farlo in privato. Lo sentì guaire. "Jacob rispetta ciò che voglio, rispetta i miei spazi" ringhiai questa volta. Ma lui non si arrese. Continuò a seguirmi. Se voleva fare questo gioco per me andava bene. Ma a differenza mia lui ad un certo punto sarebbe stato esausto. Io invece potevo andare avanti all'infinito. Fu così, dopo tre ore di corsa ininterrotta  cominciò a rallentare e io invece non persi il ritmo e dopo un altra ora eravamo ormai a kilometri di distanza. Ero abbastanza sicura di essere in mezzo al Canada. Mi arrampicai su un albero e finalmente permisi ai pensieri di fluire. Jacob forse voleva quello anche se non lo sapeva, una famiglia normale, come l'aveva chiamata lui. Dopo tutti gli anni passati nel bosco credevo che le mie preoccupazioni riguardo l'imprinting e ciò che fosse meglio per Jacob mi avessero abbandonato. Invece bastava una frase come quella che Jake aveva detto per farle tornare tutte a galla. Ebbi un dubbio nuovo però, un'idea così spaventosa che nel momento in cui ne ebbi consapevolezza mi paralizzò all'istante. Jacob aveva una possibilità che io non avevo mai considerato, poteva tornare umano, tutto quello che doveva fare era smettere di trasformarsi. E se io non gli fossi bastata più? Se in futuro avesse desiderato la vita normale che aveva citato a colazione più di una vita con me? E se mi avesse lasciata? Io non ce l'avrei fatta. Non potevo vivere senza di lui. Dopo anni passati a vedere l'imprinting come qualcosa di assoluto, in grado di schiacciare la volontà di Jacob, per la prima volta durante il primo giorno da sposati, mi chiesi se l'imprinting fosse abbastanza forte. Abbastanza forte da costringere Jacob a stare con me nonostante il suo cuore desiderasse qualcos'altro. Tornai ragazzina. Ricordai di quando Jacob mi aveva rivelato dell'imprinting, di come fossi stata disposta a mettere la sua felicità prima della mia. Nonostante mi avesse fatto del male fisico farlo, avevo trovato il coraggio di chiedergli cosa desiderasse. Lui aveva risposto che desiderava me e io gli avevo creduto.
Ora invece non sarei stata disposta a fargli la stessa domanda perché anche se il suo cuore voleva stare altrove io avevo bisogno che lui fosse con me. Se a sei anni avrei accettato che decidesse di lasciarmi, ora non lo avrei accettato. Grande Nessie, pensai, ora sei pure egoista.
Sentì un rumore, poi l'odore di Jacob nell'aria. Erano passate due ore. Nonostante la stanchezza aveva continuato a seguirmi. Come io mi ero accorta di lui, anche lui sapeva dov'ero. In qualche secondo sentì i passi di un lupo trasformarsi in quelli di un uomo e si arrampicò veloce sull'albero fino ad arrivare al mio ramo. "Amore" mi chiamò. Io non lo guardavo, non ce l'avrei fatta senza piangere. "Non ho mai infranto così velocemente una promessa" mi disse, la sua voce era spezzata, capì che anche lui aveva pianto. "Quale promessa?" chiesi mio malgrado. Era impossibile non rispondere ai suoi richiami, la mia mente, il mio corpo, il mio cuore, tutto era in sua balia, perché era il mio Jacob, nonostante tutto. Era per quello che quella frase mi aveva terrorizzato, io non potevo vivere senza di lui.
"Avevo promesso di renderti felice, e due minuti dopo sei scappata"
"Avevo bisogno di stare sola" dissi secca.
"Piccola mi hai frainteso" ripeté "non intendevo quello che pensi tu con vita normale, intendevo una vita fuori dai boschi, con una casa, un lavoro. Una vita più umana"
"Jacob mi confondi, prima mi dici che non vedi l'ora di tornare nei boschi e poi te ne esci con questa idea" mi blocco un'attimo "Secondo me tu non sai cosa  vuoi" sono profondamente addolorata, non riesco a nasconderlo. Sento una sua mano sul viso, e mi gira in modo da avere i miei occhi nei suoi. Sono rossi di pianto. "Nessie io voglio te. Lo capisci che sei tutta la mia vita. Te lo ripeto tutti i giorni, ho promesso di amarti per sempre qualche ora fa davanti a Dio, ma basta una frase per farti dubitare di me"
"Jacob io non ho scelta lo capisci? Non posso darti delle cose che per natura tu desideri e mi sento così inadatta. So che per quanto io possa amarti anche l'ultima delle umane sarebbe una scelta migliore per te. E in più" inizio a dire ma mi mordo la lingua. Mi vergogno anche di dire quello che penso perché so che non mi ha mai dato motivo di pensarlo, ma non posso mettere a tacere quello che ho in testa anche se è ingiusto.
"Nessie ti prego parlami" dice tuttavia lui "se non so quali sono le tue insicurezze è più difficile per me capirle e aiutarti ad eliminarle. Ma sia chiaro che sono tuoi dubbi nei miei confronti, perché io desidero solo te, e te lo ripeto tutti i gironi da più di trent'anni"
"Jacob tu a differenza mia puoi cambiare, puoi ritornare umano. Se decidi che io non ti vado bene, se decidi che preferisci essere umano tu hai la possibilità di farlo. E se" la voce mi trema, le lacrime scorrono "e se tu dovessi andartene io non riuscirei a vivere e non mi perdonerei mai, perché saprei che la colpa è mia. Come so che la colpa è già mia. Ti costringo a rinunciare a troppe cose" ormai sono un fiume. Lui non riesce più a starmi lontano, so che lo sto straziando. Mi stringe tra le braccia, mi culla. E io mi sento meglio, anche se so che questa sensazione di instabilità mi accompagnerà per sempre, sempre lì, accanto alle facce delle due persone che ho ucciso tanti anni fa...
Ci sono demoni che non ci abbandonano mai

Jacob e RenesmeeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora