Istinto

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Il giorno successivo a scuola sono particolarmente irrequieta. Tutti lo notano ma mi lasciano in pace. L'unica a dirmi qualche parola che non sia un convenevole è Mary.
"Confermato per stasera?" mi dice timida
"Si Mary te l'ho già detto" dico in uno sbuffo. Non sono per niente gentile, me ne rendo conto, ma non riesco a farne a meno.
Mi domando quando mio padre verrà a parlarmi e la cosa mi innervosisce ancora di più, so che è preoccupato. Deve aver letto la mia mente e quella di Alice e continua a farlo.
"Posso andare da Jacob?" chiedo all'uscita "Certo ti accompagnamo" risponde mia madre. La faccia di mio padre non sembra convinta.
"Papà parlami" dico arrogante "mi fai sentire in gabbia"
"Intanto modera i toni Nessie" mi risponde calmo ma autoritario. La cosa non mi fa retrocedere, mi sento elettrica, come se ogni cosa fosse pronta a farmi scattare. Forse è questo l'istinto, finalmente sveglio dopo una vita passata a dormire.
"Nessie forse è il caso che tu stia buona per un po'..." prova a dire la mamma "forse la scuola ti ha scombussolata e vuoi passare un po' di tempo a casa, sai è normale sentirsi destabilizzati" usa il tono che si usa con i pazzi, calmo, conciliante, non mi stupirei se dietro di me ci fosse qualcuno pronto ad iniettarmi un sonnifero. Ottimo papà, vedo che senti tante cose e non te ne tieni per te neanche una, penso cattiva.
"Mamma" dico provando a contenermi "voglio solo stare un po' con Jacob, posso?"
"Si Nessie, lo sai che puoi fare quello che vuoi, sei grande ormai" dice mia madre. Mio padre sembra voler contestare il punto, ma sta zitto. Perfetto.
In macchina l'aria è frizzante, e nessuno proferisce parola, basterebbe una scintilla per fare saltare tutto in aria.

Quando Jacob torna mi trova instabile. Ho le lacrime agli occhi, corro per la casa, da un punto ad un altro, presa da una sorta di smania. Ho già chiamato Mary e annullato l'appuntamento di questa sera. Non ce la posso fare a stare chiusa in un locale, l'aria è claustrofobica.
Jacob rimane sulla soglia, un po' sorpreso. È evidente che non sa che fare. "Amore" dico ammaliante, persuasiva, predatrice "andiamo nel bosco, ho bisogno di aria"
"Nessie che succede, non sembri tu?" è in guardia, chissà se il mio lato vampiro risveglia in lui gli istinti da licantropo.
"Jake" sibilo "andiamo fuori per favore, ho bisogno di aria" dico frustrata, e un'altra lacrima scende "ne parliamo fuori".
"Va bene Nessie, prendo il tuo casco e andiamo". Non lo ringrazio nemmeno, corro di sotto, e metto tutto il mio impegno per farlo a velocità umana e non vampira.
Il viaggio non dura tanto, ma ai miei occhi è insopportabilmente lungo.
Appena siamo abbastanza lontani dalla realtà salto via dalla moto, senza aspettare che Jacob si fermi. Mi tolgo il casco e lo getto via. La forza che reprimo da un po' inizia a fluire nel mio corpo, e mi domando perché abbia provato a sopprimerla per tutto questo tempo.
Jake ferma la moto, è qualche metro più in là. È confuso, disorientato, non sa come comportarsi.
"Jake voglio cacciare" dico in un sibilo.
"Nessie ma a te neanche piace il sangue" dice cauto. In risposta un ringhio tremendo esce dalla mia gola. Non mi sono mai sentita così strana, ma è bello, nuovo, autentico. Io sono anche questo e scoprire questa parte di me mi affascina. Scappo via per i boschi, più veloce di quanto non abbia mai fatto. Sento Jacob chiamare mia madre al cellulare, ma un secondo dopo sono troppo lontana per ascoltarli e non mi interessa. So di avere poco tempo, se Jacob si trasformasse potrebbe raggiungermi, e so anche che tra un attimo i miei genitori saranno qua. Corro, annuso, salto. Mi aggrappo agli alberi, li prendo dalle radici e li scaglio a metri di distanza. Mi sento me stessa ma amplificata a mille.
Vedo i colori più vividi, sento le emozioni  più autentiche, capisco di non aver mai sentito davvero gli odori, sempre sotto anestesia, sempre addormentata riguardo alla vita. Quanto era stata brava la mia famiglia a crescere una signorinella borghese, ma io non ero solo quello. Mentre corro mi sento un leone da circo, che dopo mesi in gabbia finalmente torna a corre. Il re della foresta, il sovrano il padrone. Io ero padrona di quello spazio, in cima alla catena alimentare.
Sono lontanissima dal mio punto di partenza, non so neanche se sono nei confini nazionali, wow.
Sento un'odore succulento, che mi rende schiava, devo seguirlo. Sono piegata al volere di quella scia, sopraffatta dal suo potere su di me, e dopo un po' li vedo. Sono una coppia di escursionisti, non dovrebbero essere qua, sono stata attenta a non avvicinarmi ai centri abitati.
E mi rendo conto che ho corso troppo, ho lasciato troppo la presa su me stessa e ora non riesco a controllarmi. Li guardo e non vedo persone, vedo delle prede. Non riesco ad allontanarmi dal loro odore, e ho capito che non ho più scelta, quello che sta per succedere è inevitabile.
Mi avvicino cauta, non possono scapparmi. Dimostro sedici anni non di più, quindi nonostante il mio corpo gridi quanto io sia letale in questo momento loro non si sentono minacciati.
"Possiamo aiutarti?" prova a dire uno dei due. Non gli lascio tempo neanche di capire cosa stia succedendo che mi lancio sulla sua gola e bevo. È una sensazione unica, non mi sono mai sentita tanto soddisfatta. Neanche quando appena nata nonno Carlisle mi dava le sacca di sangue dell'ospedale da bere. Era la totalità della caccia a darmi questa sensazione.
Quando finisco con il primo guardo il secondo. Che è immobile, paralizzato dalla paura. Già leggermente sazia del primo sono più padrona di me, quindi prima di avventarmi sulla sua gola gli dico con un ghigno "Non farà male". Gli lascio un bacio delicato sulla guancia e lo mordo.
Jacob mi raggiunge mentre sto finendo di  bere. Mi guarda sconvolto, non ha la forza di fare nulla e scappa via. Mio padre mi raggiunge dieci minuti dopo. Lui è il più veloce, ecco perché c'ha messo così poco. "Renesmee" dice sotto shock. Non sa che fare, non riconosce sua figlia in quella predatrice. Dal canto mio io sono ubriaca di sangue, inebriata dall'esperienza appena vissuta, appagata come mai lo sono stata.
Mi rimetto in piedi, e la forza che sento di avere in questo momento non l'ho mai avuta. Ma non riesco a guardare mio padre in faccia. So che nessuno ha ancora realizzato quello che ho fatto, forse neanche io e so che ho fatto qualcosa che nessun perdonerà facilmente, prima fra tutti io.
Un solo pensiero mi porta sull'orlo di baratro: Jacob. Lui saprà perdonarmi? Saprà amare quello che per natura odia? Prima la mia natura umana sembrava redimere quella vampira. Ma prima non avevo mai ucciso un uomo.
Realizzo il mio pensiero. Ho ucciso un uomo.
HO UCCISO UN UOMO
La disperazione mi assale. Come mi è venuto in mente di lasciar correre il mio istinto, sono una vampira cavolo. Era ovvio che sarebbe finita in questa maniera.
Improvvisamente mi rendo conto di non essere sola con mio padre. Tutta la mia famiglia mi sta guardando. Non riesco a sostenere lo sguardo di nessuno. Mia madre si avvicina, cauta. "Nessie, amore, è tutto finito" mi dice tendendomi la mano. Non so se prenderla. Mi sento di nuovo in gabbia.
Che faccio? Con gli occhi passo da una figura all'altra della mia famiglia. Quello più severo sembra zio Jasper. Ottimo mi tratta da neonata. Mi metto in piedi e inizio a correre, inutile dire che dopo due secondi mio padre mi ha stretta e zio Jasper mi sta tranquillizzando. Ma questa volta il suo potere è forte fortissimo. In un minuto ho smesso di dimenarmi e sto dormendo.

Jacob e RenesmeeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora