Il tempo passa

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Resto immobile per qualche minuto, non riesco a realizzare che tra poco rivedrò la mia famiglia. Poi cerco Jacob. Ho paura. Paura che siano arrabbiati con me, paura di sostenere il loro sguardo, paura che non capiscano, che non mi perdonino. Voglio solo essere stretta tra le sue braccia, sentire l'odore del mio lupo. Esco da dove sono entrata e corro verso La Push. Sono lì in venti minuti. Entro dalla finestra della stanza di Jacob, ma la trovo vuota. Lo sento in cucina, parla con sua sorella Rechel. "Quindi come sta Billy Junior?" Lo sento chiedere
"Bene, ormai ha vent'anni, e Gisella ne ha diciotto" "Wow" risponde lui "Io e Nessie ogni tanto perdiamo la cognizione del tempo, ma il tempo scorre, anche tu" sospira "sei così adulta" "Non mi starai dando della vecchia?" dice ridendo lei "È solo strano Rechel, pensare che dovrei essere come te, e invece dimostro l'età di tuo figlio. Anche papà, l'ho lasciato che aveva l'età che tu hai ora, e lo ritrovo così stanco, ammalato. Non è facile pensare che dovrò dire addio a tutti da questa posizione di immutabile"
"Jacob hai fatto una scelta, non ti starai pentendo?" Trattengo per un attimo l'aria, ansiosa "Pentirmi della mia vita con Nessie?" dice lui ridendo, come se fosse l'ipotesi più ridicola del mondo "Mai, lei è la cosa più bella che ho. Posso sopportare tutto,  posso rinunciare a tutto, ad avere figli, a invecchiare... ma solo se lei mi tiene la mano. Solo se lei è nella mia vita."
"Sai, potrai anche non essere invecchiato, ma gli occhi ti tradiscono, hai una saggezza che mio fratello trent'anni fa non aveva. Anche lei, è così autorevole, maestosa, intimorisce"
"È fantastica" dice sognante "Sai... quando ho avuto l'imprinting pensavo che sarebbe stato mio compito proteggerla, e l'ho fatto, le sono stato accanto quando ne aveva bisogno, l'ho aiutata, supportata, sono stato una spalla su cui piangere, un amico con cui ridere, il suo amante. Ma la verità è che è stata lei a prendersi cura di me. Ha capito per prima quale fosse il nostro futuro, mi ha condotto in questa vita che sento mia più di ogni altra. Oggi quando ho avuto la notizia di papà è stata lei a prendermi per mano e a dirmi come muovermi, perché devi credermi, ero immobilizzato. Io e lei siamo una sola testa, un solo corpo. Sono riuscito ad allontanarmi solo perché so che a papà resta poco e voglio godermi ogni attimo, e solo perché so che tornerà prima possibile, perché il bisogno che io ho di lei è uguale a quello che lei ha di me."
Sono commossa da queste parole. Per l'ennesima volta realizzo che compagno fantastico il destino mi abbia messo a fianco. Vorrei strapparlo dalle chiacchere con sua sorella, prenderlo, stringerlo, farci l'amore tutta la notte. Ma so che tra un po' andremo via di nuovo e voglio che si goda questo momento con sua sorella. Continuano a parlare per più di un'ora, Rachel gli racconta della sua vita con Paul, e quando se ne va è proprio perché sa che lui la sta sicuramente aspettando sveglio. È tardi, è passata l'una di notte. Appena sento chiudere la porta mi dirigo in cucina. "Ei piccola" mi dice venendomi incontro "da quanto sei li?" "Da un po'" rispondo furba. "Come stai Amore?" gli chiedo "Così e così" dice con una certa serenità "travolto da mille sensazioni che il tempo aveva assopito. Tu? Come è andata a casa?"
"Io sto più o meno come te" dico ma non provo neanche a fingere la serenità che dimostra lui "che c'è Nessie?" Sospiro
"Ho chiamato i miei genitori, verrano qui per salutarci"
Subito le sue braccia mi avvolgono "Piccola sono la tua famiglia, non preoccuparti, non sono arrabbiati con te. Loro non devono perdonarti sei tu che devi farlo." Ovviamente ha capito subito perché la notizia della visita della mia famiglia non fosse allegra per me. Durante il primo periodo della nostra fuga, prima che avessi compiuto sette anni, Jacob spiava i miei sogni. Mi raccontava che fossero un ripetersi dei volti della mia famiglia, erano tutti disperati per mia partenza, il che li rendeva maschere orribili e inquietanti. Sognavo che mi accusassero di essere una figlia ingrata, di essere la causa del loro dolore. Io non ricordavo nulla quando mi svegliavo, ma Jacob diceva che erano incubi orrendi, e che era contento che non li ricordassi. Sosteneva però che se sognavo quello era perché lo pensavo, e io non dovevo credere che la mia famiglia fosse così egoista. Loro volevano che io fossi felice, e sapevano che lo ero, quindi erano felici di conseguenza.
"Amore voglio stringerti tra le mie braccia, che ne dici di goderci il letto, è così tanto che non dormi su uno di quelli"
"Nessie non possiamo fare nulla lo sai, tendiamo ad essere un po' rumorosi e un po' violenti" dice dispiaciuto "Lo so" gli dico sulle labbra "infatti ho parlato abbracci, e di una bella dormita per un certo lupo" e lo bacio. Quanto amo il suo odore, è veramente la mia droga. Andiamo a stenderci nel letto. Lo sento rilassare i muscoli. Mi avvinghio a lui, che mi stringe altrettanto forte, pian piano il suo respiro si fa regolare mentre gli faccio scorrere le dita sul petto, so che lo rilassa. In un attimo sta ronfando. Io passo le ore successive a pensare all'incontro con i miei, chiedermi se riconosceranno la loro bambina nella donna che sono adesso. E io? Io li riconoscerò. Ovviamente loro non saranno cambiati di una virgola per quanto riguarda l'aspetto fisico, ma come aveva giustamente detto Rechel, il tempo che passa segna in tanti modi. Quindi la notte passa, i pensieri mi preoccupano, il battito del cuore di Jacob mi tranquillizza. Sono anche pentita di non aver chiesto loro in quanto arriveranno, l'ansia di non sapere quanto sarà lunga l'attesa mi divora.
E mi rendo conto che il tempo inizia di nuovo ad avere importanza, anche per me.

Jacob e RenesmeeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora