Finalmente insieme

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Mi paralizzo, persa nel profondo dei suoi occhi. Ho mille pensieri per la mente. È bello come quando l'ho lasciato, identico a se stesso, gli occhi gli brillano della stessa gioia con cui mi prendeva in braccio da piccola. La stessa gioia con cui mi mise a letto la sera dopo la battaglia contro i Volturi. Sono immobile, smetto di suonare, ma le sue mani continuano eleganti. La melodia cambia e sento suonare una canzone nuova, mai sentita. Poco dopo lo sento cantare.

ULTIMO
~RONDINI AL GUINZAGLIO
Portami a sentire le onde del mare
Portami vicino le cose lontane
Portami dovunque basta che ci sia posto
Per un piano e qualche vecchio rimpianto
E portami a sentire il rumore del vento
Che tanto torneresti in qualsiasi momento
Portami dovunque basta che ci sia posto
Per un sorriso e qualche vecchio rimpianto
Dove vuoi, non dove sai
Dove esisti e non ci sei
Portami con te
Portami con te
Dove tutto si trasforma
Dove il mondo non mi tocca
E portami con te
Portami con te
Dov'è leggero il mio bagaglio
Dove mi ami anche se sbaglio
Dove vola e si ribella
Ogni rondine al guinzaglio
E portami al sicuro ma senza parlare
E lascia che lo faccia il tuo modo di fare
Portami di corsa in un ponte lì in alto
Che unisce il tuo dolore al tuo solito incanto
E portami ti prego dove preferisci
Dove se metti piede in un attimo esisti
Perché non c'è risposta alle cose passate
Tu portami ad amare le cose mai amate
E dove vuoi, non dove sai
Dove esisti e non ci sei
Tu portami con te
Portami con te
Dove tutto si trasforma
Dove il mondo non mi tocca
E portami con te
Tu portami con te
Dov'è leggero il mio bagaglio
Dove mi ami anche se sbaglio
Dove vola e si ribella
Ogni rondine al guinzaglio
Dove il cielo si muove se lo guardi attentamente
Dove basta un minuto intenso per vivere sempre
Dove piove ma tu esci per bagnare la mente
Perché se la vita è nostra non ci ostacola niente
Dove al posto dei piedi hai due pagine vuote
E ogni passo che compi loro scritturano note
Dove il sole è un'ipotesi e tu puoi solo pensarlo
Ma ti basta perché ti riempi di idee per nutrirlo
Quando sarà primavera
Tu portami con te
Portami con te
Dove tutto si trasforma
Dove il mondo non mi tocca
E portami con te
Tu portami con te
Dov'è leggero il mio bagaglio
Dove mi ami anche se sbaglio
Dove vola e si ribella
Ogni rondine al guinzaglio

L'ha scritta per me. Mi ha capito. Le lacrime mi scorrono sugli occhi, e appena l'ultima nota viene suonata lo travolgo in un abbraccio. Sento altre mani stringerci, riconosco l'odore di mia madre. Mi rendo conto che persa nella melodia non ho sentito la stanza affollarsi. Tutta la mia famiglia è qui, per rivedermi. Non riesco a smettere di piangere. Tra tutte le cose che la mia natura di mezza umana poteva lasciarmi, questa è forse la più esplicita.
"La mia bambina" sento mormorare a mio padre con la voce rotta. Quando sciogliamo l'abbraccio, diversi minuti dopo riesco finalmente a guardarmi intorno. Sono tutti più o meno identici, hanno cambiato taglio di capelli e modo di vestire, sicuramente per confondersi meglio tra la folla sono costretti seguire le mode. Non so che dire, siamo tutti travolti dall'emozione. Ci guardiamo: finalmente la famiglia Cullen è riunita.
"Allora" rompe il silenzio zia Alice "come stai?"
"Bene." Dico ridendo "non c'è granché da dire. Sono stata nei boschi, io e Jacob abbiamo fatto vita da nomadi."
"Si vede" interviene Emmett "sai piccola hai un aspetto selvaggio" mi dice con il suo solito ghigno "Ancora?" chiedo divertita "Ho provato in tutti modi a sembrare più o meno normale, sono tutti terrorizzati dalla mia presenza"
"Sei così grande" mi dice mamma, ma il suo tono assomiglia molto a quello di Esme. "Sembro più vecchia di voi" le rispondo
"Come Nuhel, la crescita di un mezzo vampiro si ferma quando sembrano avere ventuno anni. Quindi fisicamente sei più vecchia dei tuoi genitori" dice nonno Carlisle, "Comunque sei bellissima" aggiunge fiero.
"Voi?" chiedo
"Siamo stati dove ci hai lasciato, per i primi dieci anni. Abbiamo inventato che ti eri trasferita in Svizzera per studiare. Non è stato difficile da credere per nessuno, avevi la fama di alunna prodigio. Poi siamo stati per un po' a Denali. Sai ci siamo stufati di fingerci umani" mi risponde Rosalie
"È così strano riaverti tra le braccia" dice mamma che non mi molla un secondo, mentre la mano di mio padre tiene stretta la mia.
"Che ne dite se noi diamo una pulita a questo posto, mentre voi vi fate un giro?" propone Esme "Avrete sicuramente tanto da dirvi.."

Stiamo passeggiando. Ci godiamo la natura, lo stare insieme, questa intimità ritrovata. Non parliamo inizialmente. Ho la mente affollata, e in un attimo ricordo che mio padre sente tutto ciò che penso.
"Come siete stati?" chiedo. È la domanda che mi preme di più, sapere quanto dolore gli ho inferto.
"Ci sei mancata da morire" dice mia madre "ma ce la siamo cavata. È naturale che i figli lascino i genitori, ed era giusto che tu prendessi la tua strada"
"Certo pensavamo che ce ne avresti parlato" dice mio padre, non può nascondere un certo tono di accusa
"Pensavo che sarebbe stato più facile per tutti" dico mortificata "anche se non era facile in nessun modo" penso ai mesi successivi alla fuga, ai brutti sogni che Jacob mi raccontava. Alla nostalgia schiacciate. "Lo so" dice mio padre "è stato così anche per noi" capisco che sta rispondendo al mio pensiero.
"Allora, Jacob è ancora l'uomo perfetto?" chiede mia madre. E io in risposta gli mostro tutti i momenti passati insieme, ovviamente non quelli a luci rosse. Le mostro tutte le volte che mi ha supportata, tutto l'amore, l'affetto, la lealtà mostrati in questi anni. "Si" dico infine raggiante "È il compagno perfetto".
Restiamo in silenzio ancora un po' poi parlo di nuovo "Che avete fatto dopo che me ne sono andata?"
Mio padre sospira, non sembra essergli piacevole ripensare a quel momento
"Sapevamo che cosa pensavi di fare, non ci aspettavamo però quella partenza così improvvisa. È stato difficile da spiegare agli altri. Spiegargli che noi sapevamo e non avevamo detto nulla. Per un primo periodo abbiamo mantenuto la normalità. Credevamo che saresti tornata, o meglio, gli altri credevano che saresti tornata. Io non ho mai avuto chissà quante speranze. Conoscevo i tuoi pensieri e conoscevo te, abbastanza da sapere che saresti stata troppo bene per tornare."
"Qualche giorno dopo la tua partenza" si inserisce mia madre "ho ricevuto la chiamata di Charlie, Billy aveva detto di volermi parlare. Ovviamente sapevamo che il branco è telepatico, ma non ci avevamo pensato prima di parlare con Billy. La chiamata a casa Black è quindi diventata un'abitudine."
"Quando i tuoi nonno e i tuoi zii si arresero al fatto che non saresti tornata, io e tua madre ci distaccammo da loro. Avevamo bisogno di stare insieme, di farci forza a vicenda. Abbiamo girato il paese, trovando lavori occasionali per mantenerci. Quando ci siamo sentiti pronti a rivivere la famiglia accettando la tua assenza siamo tornati. Erano passati circa cinque anni" continuano ad alternarsi nel raccontare.
"Il resto lo sai" conclude mia madre "siamo stati a Denali. Eravamo lì quando abbiamo ricevuto la tua telefonata. È stata la gioia più grande."
"Mi dispiace non essermi fatta sentire. Ma abbiamo vissuto molto alla giornata. Sono passati trent'anni ma ne sarebbero potuti passare altrettanti se Billy non ci avesse richiamati alla realtà. Sapete, lontani dagli umani il tempo non ha tutta questa importanza... comunque sono contenta di rivedervi." dico emozionata "contenta che non mi abbiate dimenticato"
" Sei nostra figlia Renesmee. Figlia dell'amore, dalla volontà, del sacrificio. Sei il nostro amore più grande. Non è passato giorno senza che i nostri cuore non ti abbia ritrovata." Dice mia madre parlando per entrambi, e ancora una volta mi stupisco di quanto possa essere forte il legame con un figlio.

Jacob e RenesmeeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora