Quando mi risveglio sono nel mio letto. Le pareti celesti della mia camera mi accolgo in un luogo ameno, familiare, mi rilassano. Sono stordita dal sonno che Jasper mi ha indotto, ma sono contenta che l'abbia fatto. Agli angoli della stanza ci sono mio padre e mia madre, si tengono lontani. Hanno paura di me. Non ho neanche il tempo di formulare il pensiero che mio padre risponde "Non abbiamo paura di te piccola" dice sinceramente commosso nella voce "abbiamo paura di infastidirti". La risposta mi lascia confusa. A poco a poco ritorno in me. "Perché è successo?" dico tra me e me.
"Nessie il tuo istinto si è scatenato, non sappiamo ancora perché. Potrebbe essere un passaggio naturale, dopotutto manca poco ai tuoi sette anni.. ma non ne siamo sicuri. Potrebbero anche essere stati i cambiamenti degli ultimi tempi, Jacob, la scuola i tuoi compagni... sono solo ipotesi purtroppo."
Mamma freme sul posto, sembra aver voglia di stringermi tra le braccia, ma ha paura di farmi più male che bene. Io non le dico di avvicinarsi, in effetti neanche io so se sono pronta, mi sento ancora frastornata.
"È normale tesoro" risponde papà ai miei pensieri
"Smettila" gli ringhio. Questo dimostra che sono ancora fuori controllo.
"Smettila di stare nella mia testa non lo sopporto" ruggisco, poi mi blocco "scusa papà io non so che mi prende" e inizio a piangere.
"Posso uscire da qui? Ho bisogno di stare un po' da sola"
"Non sappiamo se sia una buona idea Nessie" dice mamma addolorata "se non controlli i tuoi istinti nessuno è al sicuro vicino a te, nemmeno tu"
Non ribatto, rassegnata all'evidenza. La mente va a Jacob, chissà dov'è? Chissà che pensa di me?
Continuo a piangere, in preda ad una crisi, zio Jasper entra nella stanza. Ovvio che fosse qua fuori penso tra me e me.
"Vuoi una mano? " mi chiede tranquillo
"No" rispondo secca "voglio rimanere da sola, andate via tutti" bisbiglio
"Sicura che non scapperai?" mi chiede
"Sbarrate le finestre e la porta se vi fa stare più sicuri" ringhio esasperata "ma lasciatemi da sola, non c'è la faccio più ad avervi sempre intorno" sono isterica. È come se tutto quello che più ho odiato di questi anni stesse uscendo fuori senza chiedere permesso. Un vulcano in azione, e adesso bisogna aspettare che l'eruzione si esaurisca.Passano due giorni, i miei familiari sono di sotto... li sento. Sento anche un passo più pesante degli altri e un'odore che il mio istinto repelle, ma che il mio cuore vorrebbe vicinissimo in un momento come questo.
Sono ferma con la testa fra le gambe, immobile come un vampiro in piena regola. Non mi muovo perché è l'unico modo per essere sicura di non scappare e di non fare del male a nessuno.
Che devo fare?
Da quello che ho capito dalle parole di sotto nessuno ce l'ha con me. Sono vampiri, si riconoscono nelle mie azioni, sanno cosa vuol dire farsi sopraffare e anche cosa vuol dire sentirsi in colpa dopo che si è persa una battaglia contro se stessi. Mi sento meglio, questi due giorni mi hanno aiutato a scaricarmi, a elaborare, ora l'unica cosa di cui ho bisogno è coraggio. Il coraggio di rimettermi alla prova. Il coraggio di fidarmi di nuovo di me stessa.
Mi muovo, lentamente. Con calma Nessie, mi dico, un passo alla volta. Poggio un piede per terra e sento il silenzio impossessarsi della stanza di sotto. Ovviamente mi hanno sentita. Nessie se loro riescono a vivere così ce la farai anche tu, sono le persone che ami di più al mondo, sapranno aiutarti e non vogliono infastidirti. Sospiro. Arrivo davanti alla porta della mia stanza, allungo una mano, e con cautela la apro.
Scendo le scale e li trovo tutti lì, in attesa.
Anche Jacob...
Lo guardo intensamente. Non so cosa pensa di me, cosa prova, ma ora che ce l'ho davanti capisco quanto mi sia mancato. I suoi occhi sembrano preoccupati, apprensivi, ma non arrabbiati, o disgustati. Forse mi vuole ancora bene. Azzardo un passo verso di lui. Neanche un istante dopo sono tra le sue braccia. Mi tiene stretta, e come tutte le volte sembra che sia tornato a respirare. Sento qualcosa bagnarmi la maglietta, un istante dopo capisco che è in lacrime.
Sento gli altri uscire dalla stanza, so che saranno vicini, ma apprezzo che ci lascino questo momento.
"Scusami" lo sento dire con la voce rotta "non sono riuscito a capire in tempo, non sono riuscito ad aiutarti, scusami se me ne sono andato"
"Jake" dico sinceramente emozionata "non avresti potuto fare niente. Già mi sento uno schifo per quello che ho fatto, se ti avessi fatto del male fisico non avrei saputo come sopportarlo" e lo stringo, forte, fortissimo.
"Jacob tu mi ami... Vero?" gli chiedo preoccupata "non sei disgustato da me? Perché non averti accanto come prima è l'unica cosa che non posso sopportare"
"Nessie ma che domanda è?" dice ridacchiando suo malgrado "Certo che ti amo. Sono impazzito in questi due giorni per non entrare nella tua stanza"
"Perché non sei venuto?" dico con del risentimento. Me lo ero domandato parecchie volte in quei due giorni.
"Sapevo che eri preda del tuo istinto, e noi siamo nemici naturali" mi spiega. Non fa una piega penso. L'abbraccio si allenta, alza la testa e mi guarda, il mio lupo. Poi mi mette un dito sotto il mento ed esita, come a chiedermi il permesso. Allora mi avvicino e lo bacio. Sono molto delicata, e anche lui. Abbiamo paura di spaventarci a vicenda, ma siamo felici, felici di essere di nuovo insieme."Venite" dice Jake dopo un po'. Ci trovano mano nella mano. Jacob ride come un bimbo felice che l'incubo sia finito. Devo averli fatti stare molto male, tutti quanti. Conosco i loro volti di pietra alla perfezione e riconosco i segni della stanchezza. "Mi dispiace" dico a tutti "io non ho capito che stava arrivando finché non è stato troppo tardi" dico riferendomi agli eventi di qualche giorno prima.
"È stata anche colpa nostra" dice mamma "Mia soprattutto" aggiunge Jasper "anni passati ad addestrare i neonati, e poi non riconosco i segni di una crisi, un errore da novellino" dice frustrato.
"Ecco" dico "se c'è qualcosa che non voglio è che qualcuno si senta in colpa. Quello che è stato è stato, adesso andiamo avanti". Si fa avanti il nonno "L'incidente" dice riferendosi alle mie vittime "è stato molto lontano da qui, nessuno risalirà a noi. Quindi almeno per questo possiamo stare tranquilli. Quello che non sappiamo è perché ti è successo questo, e non sappiamo se ricapiterà."
Sono in dubbio se spiegare o meno alla mia famiglia l'idea che mi sono fatta, ma so che più capiscono più saranno preparati a riconoscere e affrontare un'altra crisi, se mai ci sarà. Così mi faccio coraggio e inizio a spiegare "Penso che sia iniziato a scuola. Ero curiosa di come gli umani sfruttassero i loro sensi, un compagno mi ha parlato di un ragazzo che insegue le sensazioni corporee, penso che lui si concentri sulle pulsioni sessuali. E mi sono domandata se anche i miei istinti portassero a qualcosa di interessante. Ho parlato con Alice e ho capito che è una vita che non vivo seguendo la mia natura. Lo so" dico prima che mio padre mi interrompa "che non è la migliore delle nature e che noi la sopprimiamo per un motivo. Ma ero curiosa. E quando ho iniziato a pensarlo il mio corpo ha risposto come se non aspettasse altro" faccio un attimo di silenzio "Io credo di essermi sentita un po' costretta in questa famiglia, soprattutto nell'ultimo periodo" dico sincera "ma non voglio che pensiate che non vi voglio bene, perché io vi amo con tutta me stessa, solo che forse mi sono sentita un po' in gabbia, ecco perché appena ho pensato di poter lasciarmi andare il mio corpo ha risposto subito"
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Jacob e Renesmee
FanfictionMi piace un sacco Twilight e voglio mettermi alla prova raccontandovi come immagino un seguito alla saga principale. Cercherò di rispettare il più possibile le caratteristiche del mondo soprannaturale creato dalla Mayer. Spero di riuscire a scrivere...