incomprensioni

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Chiusa la porta mi girai verso Jacob, ancora sul divano. Mi guardava, ma assomigliava molto allo sguardo di zia Alice, presente, ma perso nel mare di possibilità future. Andai verso di lui, tendendogli la mano "Amore andiamo a letto". Lui la strinse e si lasciò condurre verso la sua camera. Stesi sul materasso, lui tra le mie braccia, tentai di farlo rilassare. Accarezzavo con le mani i contorni del suo corpo, le spalle larghe, i pettorali, lo stomaco, andavo giù e risalivo, canticchiando tra me e me, sperando che riuscisse ad abbandonarsi al sonno. "Amore" mi sentì chiamare. Smisi di cantare, invitandolo con il mio silenzio a parlare "Cosa facciamo ora?" l'esitazione delle mie mani, che per un'istante interruppero il loro moto, tradì quanto quella domanda fosse inaspettata, "Non lo so" dissi sospirando "possiamo fare tutto quello che vogliamo, immagino. Anche prenderci un po' di tempo per pensarci". Lui mise una mano sul mio fianco, iniziando a disegnare dei cerchi con il pollice sulla mia maglietta "Nessie io volevo ringraziarti" "shhh" sibilai subito, d'impulso "Jake non devi neanche provarci, io e tu siamo una squadra" "lo so, ma in questi giorni senza di te io sarei stato perso" sospira "più del solito intendo" aggiunse poi sogghignando. Avvicinò la sua faccia alla mia, il suo fiato mi accarezzò la pelle, quando pensai che stesse per baciarmi, la sua bocca si spostò sul mio collo, lasciando dei piccoli baci che mi avrebbero mandato il sangue al cervello se lo avessi avuto "Jake c'è tempo, sarai esausto" "Di te non sono mai esausto" disse e finalmente mi baciò la bocca, fu delicato, ma passionale, sentì quanto avesse bisogno di me, dentro di lui c'era tutto il dolore che quei giorni avevano portato, la gratitudine per non essere stato solo ad affrontare il mondo. Quella notte mi trattò da regina, soddisfando ogni mia piccola voglia, saziandomi come solo lui può saziarmi.

La mattina dopo fu strano sapere che Rechel non sarebbe venuta. Jake e io avevamo vissuto molto poco della routine che la malattia di Billy aveva creato e nonostante questo sentimmo il dolore affiorare, Jacob aveva preparato la colazione con gli occhi lucidi, per poi lasciarla tutta nel piatto quando fu pronta, non aveva fame. "Forse è il caso di fare una visita a Rachel" gli dissi. Immaginai come potesse sentirsi a sapere che la sua presenza non era necessaria perché suo padre non c'era più, ma mi resi subito conto di non riuscire ad immaginarlo. Bussammo alla porta ma nessuno venne ad aprirci. Sentivamo però la sua presenza in casa, così Jacob gridò "Aprici, siamo noi". Ci furono dei passi per la casa, poi con un fermaglio in testa venne ad aprirci. Non aveva l'aria di una che aveva dormito molto, ma la cosa passo in secondo piano rispetto agli occhi gonfi, pieni di pianto. "Oh Rechel" disse Jacob, lei si buttò tra le sue braccia, poi, pudica, si ricordò che sull'uscio l'avrebbero vista quindi si affrettò a sciogliere l'abbraccio "Entrate prima che qualcun'altro mi veda e si prenda uno spavento" "Si in effetti fai schifo Rechel" "Grazie Jake, anche io sono felice di vederti" "ti sei almeno fatta una doccia" lei divenne rossa "volevo farla" iniziò a farfugliare "so di puzzare, ma quando stavo per farla ho realizzato che non avevo fretta, e non avevo fretta perché non avevo impegni, e non avevo impegni perché... Beh" disse, gli occhi spalancati, la faccia rossa, il labbro inferiore iniziò a tremarle "beh, perché papà è morto" sussurrò e le lacrime iniziarono a scendere. Si gettò di nuovo tra le braccia del fratello. Io ero dispiaciuta, e anche un po' in imbarazzo, che avrei dovuto fare, era un momento intimo, forse non mi voleva li. Ma, inaspettatamente sentì che Rechel aveva allungato una mano per stringere la mia "Nessie mi manca da morire" aveva sospirato guardandomi ancora stretta tra le braccia di suo fratello "Lo so" le dissi con gli occhi lucidi. Passammo la mattinata così, malinconici e tristi, io per lo più ascoltai Rechel e Jacob che parlavano di loro padre, ricordando della loro infanzia con Billy. Verso l'una e mezza arrivo Paul e ci sedemmo a tavola per mangiare, "Sono contento che voi siate qui, io volevo prendermi la giornata ma ha insistito perché non lo facessi" disse per ringraziarci. Paul parlò un po' della sua mattinata poi inaspettatamente domandò "avete già deciso cosa farete?" "No ancora no" fu la risposta di Jacob "E i Cullen, staranno con voi? Qui?" "Non sappiamo cosa faranno i miei" dissi io
"Vedi Nessie, io... Mi dispiace dover dire questa cosa, te lo giuro, noi abbiamo imparato a capire e accettare la tua famiglia"
"la nostra famiglia" lo corresse Jacob "certo" acconsentì Paul
"ma siamo anche preoccupati."
"Paul io non credo" si intromise Rechel "Rech, devo dirlo mi dispiace. Vedi Nessie" disse rivolgendosi di nuovo a me "i vampiri svegliano il gene, siamo preoccupati per i nostri figli, non vogliamo che il gene si svegli".
Ci fu il silenzio, Jacob sbatte le posate sul piatto, era arrabbiato dalla discussione "Paul come puoi in questo momento pensare a questo, ma poi perché lo dici a noi? Perché Sam non parla con Carlisle?" Iniziò ad urlare Jacob "Siamo la vostra famiglia e ci cacciate a pedate" "Jake calmati" dissi io "Paul non vi daremo problemi, ce ne andremo" "no Nessie tu e Jacob potete restare" "Non è così" disse Jacob "lei non può restare, è una mezza vampira, anche lei sveglia il gene" e si alzò da tavola, io lo seguì verso l'uscita "È bello avere un posto da chiamare casa" gridò prima di uscire, sentendosi tradito dai suoi stessi fratelli.

Jacob e RenesmeeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora