Entriamo in segreteria, è parecchio affollata, è il primo giorno e tanti ragazzi devono ritirare, come noi, l'orario. È così strano essere in mezzo a così tante persone. Noto che mio padre si irrigidisce, forse per l'odore del sangue umane che permea la stanza. Anche io lo sento, ovviamente, ma, dopo i miei primi due anni la mia famiglia ha smesso di invitarmi a cacciare, il cibo degli umani è abbastanza nutriente per me, nonostante non abbia un gusto che definire ottimo, questo ha reso il sangue molto meno invitante. La signora è alquanto infastidita nel vedere pieno il suo ufficio, tanto che parla a monosillabi e liquida tutti il più in fretta possibile. Ovviamente non sa che è la prima umana con cui parlo oltre a Charlie, e sicuramente non immagina quanto questo suo modo di fare mi scoraggi. "Anno?" mi chiede, "Secondo". Mi allunga l'orario e questo è il suo modo di congedarmi. Guardo i miei familiari, li saluto con lo sguardo ed esco dalla segreteria. Prima ora matematica. Trovo l'aula. Non è ancora piena, ma il professore è già alla cattedra. Mi siedo in terza fila, esattamente a metà dato che ci sono cinque file di banchi. I ragazzi presenti sembrano conoscersi tutti. Fantastico, sarà impossibile stringere amicizia con qualcuno. La classe continua a riempirsi, non ci faccio troppo caso, mi sento un po' un pesce fuor d'acqua. "Scusa" una ragazza attira la mia attenzione "ho notato che sei da sola, per caso questo posto è libero?" "Prego, accomodati" le rispondo un po' timida. Neanche mi riconosco, io timida, Jacob mi prenderà in giro fino alla morte quando glielo mostrerò. "Mi chiamo Mary" "Piacere Nessie", "Anche tu ti sei appena trasferita? Da quello che ho capito loro si conoscono dall'anno scorso." "Si" rispondo "Sono appena arrivata insieme alla mia famiglia, francamente sono molto in ansia" "non ti offendere se te lo dico ma si vede. Anche io sono un po' nervosa, ma è una scuola piccola, secondo me non può essere così difficile farsi degli amici." "Vedremo". L'aula si è riempita e la lezione ha inizio. Il professore non sembra tanto gentile, inizia presentandosi e dicendo che con lui gli scansafatiche non avranno vita facile. Dopo questa breve e simpaticissima introduzione inizia a spiegare. Presto attenzione a ciò che dice, ma con mio sollievo noto che le lezioni che papà mi ha fatto in questi anni sono servite a qualcosa, conosco alla perfezione l'argomento scritto alla lavagna. La mattinata passa così, Mary ha qualche lezione in comune con me quindi ci promettiamo di tenerci il posto a vicenda. Non so ancora se mi è simpatica, ma almeno è una faccia conosciuta. Ogni cambio di aula do un'occhiata veloce alle facce che mi circondano e noto un ragazzo che è presente in ogni aula, durante la prima ora faceva comunella con i ragazzi a ultimo banco, però durante le lezioni in cui io sono senza Mary anche lui è solo, forse dovrei provare ad attaccare bottone un giorno o l'altro. Mary mi chiede durante l'ora prima di pranzo se ho voglia di sedermi con lei a mensa. Da un lato vorrei, dall'altro ho paura che i miei familiari vogliano avermi al tavolo con loro. Le dico che va bene, non credo che si arrabbino. Entriamo a mensa, sono tutti già seduti, con davanti del cibo che non mangeranno. Cerco papà con lo sguardo e mi concentro sul mio pensiero, papà mangio con questa ragazza, ci vediamo all'uscita, fino ad ora tutto bene. Vedo che mi sorride e che inizia a parlare. Sicuramente starà spiegando la situazione agli altri. Mi sorridono tutti, e zio Jasper allunga venti dollari a zio Emmett, loro adorano scommettere e lo fanno su qualsiasi cosa, anche sulle più futili, come ad esempio se sarei riuscita a farmi un'amica il primo giorno. Il pranzo con Mary passa veloce, la maggior parte del tempo la passiamo a guardare gli altri ragazzi, parlando di questo o quel gruppo, due pettegole in piena regola, penso ridendo. Finché Mary non guarda il tavolo dove sono seduti i miei familiari.
"Guarda quelli, i miei complimenti alla mamma, sono davvero degli dei, anche se devo dire che sembrano un po' strani." "Sono i mei fratelli adottivi" le dico. Subito cambia colore, un po' in imbarazzo, io rido "Tranquilla non mi sono offesa"
"Va be', per quanto riguarda la prima affermazione è palese, e se devo essere sincera anche tu sei molto bella. Per la seconda frase, beh... è solo un'impressione, magari cambierò idea, comunque perché allora non ci siamo sedute con loro? Non me li vuoi presentare?",
" Sono più grandi, non vogliono stare con me" dico la prima cosa che mi viene in mente, peccato che li faccia sembrare dei palloni gonfiati, scusa, penso mentalmente per farlo sentire a mio padre. Sono vampiri, so benissimo che nonostante la distanza riescono a sentirmi, e anche che sono troppo curiosi per farsi gli affari loro in questa situazione. Mio padre ride di nuovo. Non gli importa niente di quello che pensa la scuola di loro, non hanno nessun tipo di interesse a stringere rapporti con gli altri studenti, l'unica volta che lo avevano fatto era stato durante la conoscenza di mia madre, lei non si allontanava da mio padre, quindi o anche mio padre iniziava ad interagire con gli umani o lei avrebbe totalmente smesso di parlare con i suoi amici dell'epoca, perdendosi ogni esperienza che la sua vita umana aveva da offrirle in quel senso. Per me era diverso, io ero molto più umana di loro, le mie guance erano rosa, la mia pelle sufficentemente calda, il mio cuore vivo. Io e Mary continuiamo a parlare del più e del meno, lei mi racconta della sua vita, anche lei ha un fratello, Cole, ma è ancora piccolo per la scuola, mi dice in oltre che suona la chitarra acustica. Le dico che anche io suono, il piano forte, e scrivo anche ogni tanto. "Magari potremmo scambiarci le lezioni, io ti spiego come suonare la chitarra, e tu provi ad insegnarmi come suonare il pianoforte",
"Sicuro" le rispondo. Io pomeriggio passa veloce, ho due ora di letteratura inglese, parliamo di Byron. Ed è ora di tornare a casa. Quando esco l'attenzione di tutti e su Jacob, che con due caschi in mano mi aspetta, appoggiato alla moto. Gli corro in contro e lo abbraccio. Saluto con lo sguardo i miei genitori, e Jacob dice "La porto a casa sta sera", sa che loro possono sentirlo. "Va bene" sentiamo dire a mamma, "Ness conserva un po' di energie per me, voglio sentire la tua giornata", "Certo" le rispondo. Indosso il casco e salgo dietro a Jacob. E voliamo via, sotto gli occhi di tutti.Durante il viaggio non diciamo niente, non ho neanche idea di dove mi stia portando. Abbandoniamo in fretta il caos cittadino e raggiungiamo il bosco. Qui Jacob parcheggia, "Dobbiamo correre un po' per arrivare dove voglio portarti", "Va bene, ti aspetto qua". Detto questo si nasconde tra gli alberi, per spogliarsi ed ecco che dove ho visto sparire un uomo compare un lupo gigantesco. Inizia a correre, e io lo seguo. È bello tornare a fare scorrere la forza dopo aver passato un giorno intero a fingersi umana. Dopo venti minuti arriviamo in uno spiazzo tra gli alberi. È bellissimo. Come prima Jacob scompare dietro un albero per tornare umano e vestirsi. Io intanto mi sdraio sull'erba, guardo il cielo. È grigio, coperto di nuvole. Uno degli svantaggi di dover seguire dei vampiri è che non ti porteranno in posti soleggiati, si vedrebbe la loro diversità. I vampiri infatti brillano alla luce del sole, come dei diamanti. Io no. Quando ero piccola questo mi faceva sentire molto invidiosa, ora ne ero felice. Era stato Jacob a farmi cambiare idea. Quando gli avevo confessato di essere gelosa dei vampiri prima c'aveva scherzato sopra, dicendo che solo io potevo invidiare dei succhiasangue. Il giorno dopo però mi organizzò una sorpresa, portandomi al mare. Una spiaggia piena di gente, bambini che correvano, altri che facevano castelli di sabbia, gente in acqua a surfare. Mi aveva abbracciato e mi aveva detto "Come potremmo essere qua se tu fossi una lampadina come Edward e Bella". Avevo cambiato idea all'istante. Mentre ero persa in questi pensieri non mi ero resa conto che Jacob era tornato, mi fissava senza dire nulla. "Che mi devi dire?" gli domando seria. "Mi dispiace averti scombussolata, questa mattina pensavo scherzassi" mi dice con rammarico. Ci resto male. Eccolo di nuovo qua, lo spirito apprensivo che sembra popolare chiunque mi stia intorno. "Jacob per te io che cosa sono?", "Cosa intendi Nessie?", "Intendo quello che ti ho chiesto, sono una bambina o una persona grande? Sono un'amica o la figlia della tua amica? Sono qualcuno su cui puoi contare, o qualcuno di cui prenderasi cura e basta? E voglio la verità Jacob perché sono stanca". Rimane sorpreso da questa mia reazione, sa che sono terribilmente infastidita, lo sente dalla mia voce, ma non capisco se ne comprende il motivo. "Nessie tu per me sei tutto. Un'amica, un'alleata, qualcuno di cui prendermi cura, ma non perché tu non sappia farlo da sola, ma perché il mio unico pensiero è che tu sia felice."
"Jacob io voglio che tu sia libero di dirmi tutto, voglio che tu possa parlarmi di quello che ti succede, di quello che provi. So che sei a pezzi, hai lasciato tutta la tua vita per quelli che chiami succhiasangue e io non riesco a capire nemmeno perché tu sia stato disposto a farlo, ma voglio che tu possa parlarmene. Io non sono più una bambina, se mai lo sono stata". "Questo dimostra che sei pronta per quello che sento il bisogno di dirti. Nessie immaginavo che tu ti fossi posta delle domande e io voglio finalmente darti una risposta. Il motivo per cui io sopporto la puzza di vampiro, per cui sono così legato a tua madre, per cui tutta la tua famiglia prova gratitudine nei miei confronti sei tu."
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Jacob e Renesmee
FanfictionMi piace un sacco Twilight e voglio mettermi alla prova raccontandovi come immagino un seguito alla saga principale. Cercherò di rispettare il più possibile le caratteristiche del mondo soprannaturale creato dalla Mayer. Spero di riuscire a scrivere...