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Erano passati un paio di giorni da quando Slender decise di lasciarmi libera. Nei suoi modi criptici mi aveva fatto capire che in un modo o nell'altro mi avrebbe convinta e io non vedevo l'ora di scoprire come.

Nel frattempo, con una media di due omicidi al giorno, stavo tornando a casa dopo il mio sesto massacro, per darmi tutta la notte al piacere che agognavo dopo ogni battuta di caccia. Le mie armi erano già pulite e ben sistemate, mentre il mio trolley era rimasto intonso, se non per un paio di cambi d'abito. Durante questi giorni, sempre più spesso sembrava di vedere con la coda dell'occhio qualcuno insieme a me. Facendo più attenzione, però, non c'era mai nessuno. Solitamente capitava prima che qualcuno della mia vecchia "famiglia" si facesse avanti, indirettamente, per convincermi a seguirli. Per ora avevo trovato solo Jane e Ben e, dopo 8 anni di assoluto silenzio stampa, questa situazione iniziava a darmi sui nervi.

Quando vidi Eyeless Jack scrutarmi da un vicolo buio, persi completamente la pazienza. Sapevo che non si sarebbe ritratto ad uno scontro frontale, come invece avrebbero potuto fare gli altri killer. Lo avevo sempre ritenuto più stupido degli altri e la sua sconsideratezza lo avrebbe portato ad essere un mucchietto di sangue da qui a poco. Senza nemmeno nascondere i miei intenti, attraversai la strada rischiando per un solo secondo di essere investita, tirai fuori il mio coltello e mi lanciai contro di lui. Ej indietreggiò nell'oscurità del vicolo, che ci inghiottì.

Iniziai a colpirlo senza nemmeno impegnarmi, lasciandogli credere di essere scarsa nel combattimento. Nel momento stesso in cui cominciò a contrattaccare, però, lo bloccai e gli scivolai dietro, sbattendo contro il muro la sua faccia e crepandogli la maschera.

«Cazzo!» ringhiò il killer, allontanandosi giusto lo spazio che mi serviva per colpirlo di nuovo e farlo scontrare con la parete di fronte a lui, più forte di prima. Subito dopo appoggiai la punta del mio coltello sul retro del suo collo, lasciato scoperto quando gli cadde il cappuccio. Una mossa e lo avrei paralizzato per un bel po' di tempo.

Lo afferrai per i capelli e glieli strinsi fino a quando non lo sentii gemere di dolore. Erano così dannatamente eccitanti quei suoni. Desideravo sentirne di più. «Porta un messaggio a quel coglione di Slender. Non ho nessuna intenzione di tornare in quella maledetta casa, non mi interessa salvare il culo di quell'ingrato di Laughing Jack e non ho intenzione di rivedere più nessuno di voi. La prossima volta potrei essere molto più violenta e lasciare più di un semplice naso sanguinante e uno zigomo scorticato, mi hai capita?»

«Vaffanculo.» disse di rimando, fermo immobile.

Sorrisi: aveva capito forte e chiaro le mie parole. Lo lasciai andare e lo guardai sparire, potendo ritornare finalmente alla mia quotidianità. Quello scontro mi aveva resa estremamente eccitata e ora dovevo assolutamente riequilibrare i miei bollenti spiriti, probabilmente l'unica cosa equilibrata in me.

Mi diressi verso la casa che stavo abusivamente occupando, quando qualcosa si mosse alle mie spalle. Mi voltai ma non c'era nessuno anche stavolta. Guardai sopra la mia testa, ma non c'era niente. Scrutai ancora un po' intorno a me, prima di tornare sui miei passi e raggiungere l'edificio. Qualcosa mi sembrava strano già solo nei dintorni della casa, quindi entrai circospetta. L'atmosfera mi faceva rizzare i peli su ogni parte del mio corpo, come se fossi entrata in un campo elettrostatico. L'inconfondibile brivido lungo la schiena mi fece sospirare sfinita. Abbandonai il coltello su un mobile e portai in avanti i polsi, allargando le gambe nello stesso momento. I soliti tentacoli neri presero possesso della mia pelle e mi attirarono contro la porta, immobilizzandomi.

Heart-Shaped Box  -  A Laughing Jack storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora