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Kendra non avrebbe dovuto sentire le parole di Claire

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Kendra non avrebbe dovuto sentire le parole di Claire. Per la mia killer dovevano rimanere persone senza volto, senza storia... come avrei voluto fossero per me. Invece ogni frammento da trovare, riportava un pezzo del mio passato in superficie dal lago della mia insanità. Il mio lavoro di killer non sarebbe mai terminato finché ognuno di loro respirava ancora e la maledizione che avevo buttato su di loro, avrebbe fatto in modo che non finisse mai questa tortura. Una tortura anche mia, dettata dalla rabbia e dal rancore. Ora, con l'interferenza di Kendra, speravo in un cavillo che sapevo non avrei avuto l'opportunità di godere. Sentivo il suo freddo sguardo di fuoco contro il mio viso, con quella mente brillante piena di congetture e pensieri, collegamenti e ipotesi. Sapevo che sarebbe arrivata ad usare la tortura per scoprire cosa nascondevo, ma non potevo permetterle di infilarsi in questa storia macabra e infinita. Non ancora. Non mentre mi rendeva ancora fragile. Ovviamente, non mi spaventava che lei mi vedesse fragile, ero più spaventato da come avrei potuto reagire io, sapendo che anche lei fosse intrecciata in questa storia. Mi spaventava l'idea di perderla di nuovo, per un altro mio errore. Questi pensieri mi fecero stringere le dita intorno ai suoi fianchi, appena sentii i suoi muscoli guizzare sotto i polpastrelli. Non riuscivo a guardarla in volto, tenevo costantemente i miei occhi fissi sul muro del corridoio scuro in cui eravamo nascosti, ma non volevo lasciarla andare. Non dopo averla vista appiccicata a quel poliziotto e aver immaginato me al suo posto. Non quando c'erano le risposte che desiderava a soli pochi metri da noi. Sarei stato io a dirle quel che voleva, ma non era ancora il momento giusto e speravo con tutto me stesso che capisse, per una sola volta, quello che significava per me. Se avessi saputo consciamente che questa ricerca ci avrebbe portato ad incrociare le nostre strade con queste persone, non l'avrei nemmeno cercata e me ne sarei andato, svanendo nel nulla come polvere. Ormai, però, la giostra era stata azionata e speravo che non si fermasse troppo presto.

«Quando sarà il momento, avrai le tue risposte. Solo... non ora.» soffiai tra i suoi capelli, mantenendo un tono di voce basso per non essere scoperti.

Dal modo in cui si irrigidì tra le mie mani, mi lasciò intendere di aver risposto ai mille pensieri che si affollavano l'uno sull'altro. Non pronunciò una sola parola, ma rimase immobile, nonostante fosse incastrata tra le mie mani. Attendemmo che Claire finisse di parlare al telefono con un nuovo gruppo di agenti e iniziasse a togliere il vetro da terra, prima di muoverci silenziosamente verso la porta di servizio che ai miei tempi usava la servitù. Appena fuori, l'aria quasi invernale mi colpì in faccia come un pugno, rendendomi consapevole di quanto calore mi aveva trasmesso la ragazza al mio fianco.

«Troviamo Jason e Hideki. Quei due imbecilli non si saranno sfiorati di nemmeno un millimetro, ma so per certo che si atteggeranno da vittime appena mi vedranno.» sbuffò, guardandosi attorno e stiracchiandosi, allungando le braccia e salendo sulle punte dei piedi.

Controllai ogni suo movimento, iniziando a seguirla quando, passo dopo passo, ritornava nel vicoletto in cui mi aveva sbattuto al muro. Soffocai un sorriso a quel ricordo, ma il mio coinquilino al piano inferiore non riuscì a non fremere. Kendra era sensualità pura e non doveva nemmeno sforzarsi ma, quando lo faceva, per la mia libido non c'era scampo. Ogni suo gesto, ogni suo sguardo, ogni sua parola mi mandava in delirio e controllarmi mi veniva sempre più difficile. La volevo mia e la volevo dal momento in cui aveva messo piede nella mia camera da letto, predisposta più ad uccidermi che a salvarmi. La volevo anche se sapevo che non potevo averla: era la figlia della mia migliore amica e, soprattutto, la proprietaria della mia scatola. Aveva il mio luogo sicuro stretto tra le mani, pronta a portarmelo via ogni volta che mi congelava con una sola occhiata e forse, inconsciamente, glielo lasciavo fare. La paura di uscirne distrutto come successo con Isaac, mi continuava ad artigliare le viscere, riempiendole di larve pronte a mangiarmi dall'interno.

Heart-Shaped Box  -  A Laughing Jack storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora