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Sulla lingua sentivo un sapore acido, che non mi sapevo spiegare

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Sulla lingua sentivo un sapore acido, che non mi sapevo spiegare. Lo sentivo premere sul palato e incendiarmi la gola ogni volta che deglutivo. Sapere che un'altra... umana aveva messo il suo corpo contro quello di Lj mi faceva sentire strana. Ero sempre stata gelosa. Fino all'estremo per certe cose. Ma ora sentivo il bisogno di scuoiare l'intero corpo del clown. Non mi importava che fosse passato del tempo e il mio profumo gli increspava la pelle. Il fantasma del suo tocco sarebbe sempre rimasto impresso sul corpo al mio fianco, a meno che non lo cambiasse.

Vedere il killer sdraiato al mio fianco, in attesa delle mie mani, mi fece solo arrabbiare di più. Non lo guardai in volto nemmeno quando mi sistemai al suo fianco in ginocchio. Feci passare il pezzo di legno sul suo fisico, cercando il punto con cui avrebbe combaciato. Solo in quel momento mi accorsi di quanto assomigliasse ad una bambola. Una fragile bambola a cui bastava distruggere la sua casa per rompersi in mille pezzi. Un potere così assoluto, in qualcosa di fragile sotto la furia di chiunque. Arrivai al suo addome, poco sopra l'ombelico, e il solito sfrigolio iniziò a farsi sentire. Alzai il maglione bianco e nero per guardare la pelle sfaldarsi intorno al legno. Non avrei usato il coltello per aiutarlo. Ero furiosa per tutto ciò che mi aveva costretta a subire e volevo farlo soffrire. Spostai la scatola e lasciai che la pelle si rigenerasse prima di staccare qualche scheggia dal legno. Si erano rivelate pericolose e, soprattutto, dolorose. Ora facevano al caso mio.

Mi forzai a non guardare quelle iridi azzurre che avevo spremuto poco prima, nel mentre giochicchiavo con le schegge nelle mie mani. Riflettendo se agire o meno in questo modo, l'immagine di Kaira nuda e soddisfatta da Laughing Jack mi fece salire la bile. Con i denti stretti, afferrai le schegge e le infilai di getto nel suo addome. In profondità. La pelle intorno ai fragili pezzi di legno bruciava. Diventava rossa e piena di bollicine che esplodevano per attaccarsi al legno. Le grida di dolore del killer riuscirono a fare breccia nella mia mente e solo quando lo vidi cercare di staccare con le mani le schegge, ne staccai una più lunga e infilzai mani e addome. La pelle cercava di inglobare in sé quelle poche briciole di potere che gli donavo. Alle mie spalle sentii dei movimenti e mi girai appena per guardare l'umana mettersi in piedi e avanzare un paio di passi. Roteai il polso verso di lei e la indicai, facendola così volare contro la parete dietro di lei e farle mancare il respiro per il colpo. Aspettai che si rialzasse, ma non lo fece. Con fatica si mise in ginocchio e appoggiò la fronte a terra, tra le sue mani.

«Kendra, mi dispiace! Scusami, credevo di poter prendere il tuo posto, anche se mi aveva avvertita. Credevo di potertelo portare via. È stata solo colpa mia. Ti prego. Smettila.» implorò in lacrime.

Tutto ciò che disse, tramutò la stanza in un rosso vivido. La voce sfuggì alle mie labbra senza permesso. «Ti sbagli. Questo genere di cose si fanno in due e, a meno che tu non l'abbia stuprato, dubito che lui fosse contrario. Lo era?»

Il mio tono basso ed echeggiante dovette metterle paura, perché si rannicchiò ancor di più su se stessa. «Era... era consenziente.» disse con voce tremula.

Heart-Shaped Box  -  A Laughing Jack storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora