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Era passato qualche minuto da quando Laughing Jack se n'era andato

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Era passato qualche minuto da quando Laughing Jack se n'era andato. Se dovevo essere onesta con me stessa, non mi aspettavo che se ne andasse. Speravo che rimanesse, che mi obbligasse a parlare ancora. Eppure non mi sentivo nemmeno troppo delusa. Aveva sempre fatto affidamento alle mie parole e al fatto che rispecchiassero quello che desideravo. Ed era sempre stato così, fin'ora. Forse, in un certo senso, volevo che se ne andasse davvero. Dopo aver visto i suoi schizzi a carboncino e sapere che li aveva tenuti segreti, volevo solo svegliarmi e forzarmi di farlo svanire come un sogno. La realtà era che non potevo. Io non dormivo mai, se non al suo fianco, dove mi sentivo abbastanza protetta da poter abbassare la guardia. Lo stesso l'avevo fatto anche con i sentimenti e non andava bene perché, alla fine di tutto questo, io sarei tornata alla mia solita vita. Non ci sarebbe stata più questa collaborazione forzata e io non avevo né la voglia, né il bisogno di una palla al piede. Soprattutto se colorata come un dannato arcobaleno. Recuperare gli ultimi pezzi della scatola era fondamentale e trasferire quello che dovevo nel suo corpo era vitale. Poi potevo finalmente essere libera.

Dovevo esserlo...

Cazzo, quanto odiavo sentirmi con il morale a terra! Perché non veniva a trovarmi qualche inutile umano su cui affondare unghia e denti? Nemmeno Jason e le sue scopate violente mi avrebbero fatta riequilibrare. Dovevo trovare il modo di attirare qui qualcuno con un'intensa voglia di adrenalina ad insaporire il suo sangue. Mi avrebbe stuzzicata abbastanza da permettermi di rincorrerlo con un machete. Questo vecchio ospedale era un labirinto, se non lo si conosceva. Anche chi aveva un ottimo senso dell'orientamento, si perdeva prima di tornare sulla giusta strada. Un po' per colpa della mia magia illusoria e un po' per la costituzione di ogni reparto. Mi misi a camminare avanti e indietro nella cella, sperando di rimettere in funzione i muscoli che avevo tenuto fermi per troppo tempo. Mi scaldai con qualche esercizio e sciolsi la tensione che mi si era creata intorno alle spalle. Quando fui pronta per uscire, notai che lo spazio che avevo sapientemente creato non c'era più. Le sbarre si erano quasi fuse tra loro, lasciandomi imprigionata e senza poteri.

«Maledizione!» imprecai, scuotendo le sbarre per assicurarmi che non fosse solo frutto della mia immaginazione.

Il suono metallico precedette l'eco di una voce infantile. «Ora facciamo davvero a modo mio, zia Kendra.»

«Quest'aria da bad bitch non ti si si addice, nipote.» risposi seccata appena la vidi entrare controluce nella stanza. Non era sola. Ovviamente Liu l'aveva accompagnata. Stranamente c'era anche quell'inutile umana della madre e... di nuovo Lj. «Ma che bello! Devo essermi persa il biglietto d'invito alla rimpatriata. Fortunata me che ci pensate voi a farmi sentire la benvenuta.»

Il mio commento sarcastico venne in parte ignorato, se non fosse stato per un sorrisetto sghembo sul viso del clown. C'era troppa gente e io non ero davvero nelle condizioni di dar corda a tutti loro. Cazzo, ancora meno ad Alice! Non so perché, ma quella donna non riuscivo proprio a farmela piacere. La sua presenza mi disturbava allo stesso livello di mia madre. Essere amiche aveva qualcosa di contagioso?

Heart-Shaped Box  -  A Laughing Jack storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora