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«Potrei crearne uno perfetto per te. Che ci fai da queste parti? Pensavo non volessi più tornare qui.» chiese Jason, circondandomi le spalle con un braccio.

Mi appoggiai al killer, iniziando a seguirlo verso qualche posto sconosciuto in cui alloggiava. «Ho un buon motivo: posso torturare senza ripercussioni! Sai che non posso rifiutare una simile proposta praticamente diretta alla mia libido.»

Con un sorriso soddisfatto, mi mise il cappello da poliziotto sulla testa. Probabilmente lo aveva recuperato da chi voleva arrestarlo. Negli ultimi anni eravamo diventati più o meno amici. Diciamo che ad entrambi piaceva la compagnia dell'altro. Inoltre, entrambi eravamo stati cacciati dalla CreepyHouse per la nostra condotta riprovevole: Jason aveva trasformato in una bambola uno dei killer dopo che lo aveva "guardato storto" e ora si rifiutava di farlo ritornare alla sua forma originale. Una storia veramente esilarante, visto che il pupazzetto era uno dei fratelli di Slender. Forse era per questo che si era inacidito tanto da quando me n'ero andata. Il mio fabbricante di giocattoli mi trascinò in una specie di capannone adibito a casa. Non era piccolo anche se era su un solo piano, ma sicuramente meno lussuoso di come sceglievo per me stessa.

«Ti sei sistemato qui o è solo un rifugio temporaneo?» domandai, accomodandomi su un divano a tre posti.

Jason si avvicinò ad un mini frigo poco distante, una specie di creativa parete di divisione tra zona notte e salotto, e tirò fuori un paio di bottiglie in vetro, lanciandomene una. «Per ora fisso, ma potrebbe diventare temporaneo. La vicinanza e la convivenza con Slender non sono esattamente pacifiche dopo che ho reso Trenderman il mio personale portachiavi.»

«Davvero un lavoro di classe! Peccato essermi persa il momento.» ridacchiai, guardando il mazzo di chiavi che mi faceva ondeggiare davanti agli occhi.

Divertita, brindai al suo operato e presi un sorso di quel liquido scuro. Le bollicine iniziarono a pizzicarmi la gola e il naso mentre mandavo giù un sorso di fresca e dolce linfa vitale. Rum e coca dopo un omicidio mi rilassava quasi come un orgasmo e Jason ne sapeva qualcosa a riguardo.

«E tu? Chi devi torturare da queste parti?» La curiosità del killer aveva sempre un secondo fine, ma poco importava. Non avevo mai nascosto nulla a nessuno.

«Lo straordinario e mirabolante zietto Laugh.» risposi, alzando il collo della bottiglia in suo onore per poi prendendomi un altro sorso, prima di rilassare i miei muscoli sul morbido divano.

A momenti, il proprietario delle quattro mura in cui sostavamo stava per soffocare con qualche goccio della bevanda, solo per riuscire a rispondermi con un tono veramente scioccato. «Jack?! Sei impazzita?»

Lo guardai, ammonendolo con gli occhi di non fare commenti che avrebbero portato a fargli saltare la lingua. «A questo proposito, devo fermarmi qui per qualche giorno. Non ho idea di quanto e forse solo la notte. Ti sta bene?»

Heart-Shaped Box  -  A Laughing Jack storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora