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Quattro paia di occhi mi fulminarono nell'esatto momento in cui capirono chi avevo caricato sulle spalle come un sacco.

«Lascialo andare.» ringhiò Katherine, pronta a saltarmi addosso per salvare il suo amichetto.

Alzai gli occhi al cielo. Com'era possibile che non si fidavano di me quando ero io la vittima delle loro bugie? «È ancora vivo. Saluta Lj.»

«Ehy...» giunse da dietro la mia schiena, mentre il killer alzava mezzo braccio per far vedere che riusciva a muoversi.

Liu fece un passo avanti, come se potesse farmi lasciare il corpo che avevo sulla spalla con una sola occhiata da cucciolino arrabbiato. «Kendra, mettilo giù senza fargli del male.»

«Non posso, stiamo andando via. Ma mi sarebbe davvero piaciuto fermarmi per essere messa sotto inquisizione. Davvero.» dissi, cominciando a camminare verso di loro. Appena prima di incrociarmi con le quattro piaghe, però, girai verso la cucina, andandomi a sedere ad una delle sedie. «Anche se, quasi quasi, un tè prima del rogo non mi dispiacerebbe.»

Posai il sedere di Laughing Jack sul tavolo e appoggiai una mano sul suo ginocchio, facendogli ben capire che non doveva muoversi da lì. Sospirando, non mosse nemmeno un muscolo. Cercava di assecondarmi in tutto, probabilmente capendo che era il modo migliore per far finire tutto in fretta e senza dispiaceri. I proprietari della casa ci raggiunsero e, mantenendo le distanze, presero posto intorno a noi, tranne Jeff che si appoggiò al piano della cucina. Il silenzio e la tensione potevano essere tagliati e mangiati da quanto rendevano densa l'aria .

«Ma che bello. Siamo seduti qui proprio come una vera famiglia... ma si sa quanto le famiglie sono finte, vero mamma?» Sapevo come girare i coltelli nelle più profonde ferite e io adoravo vedere la sofferenza sui loro volti.

Katherine strinse i denti e distolse lo sguardo dai miei occhi. Quegli occhi che ci accomunavano tanto e che ora sperava che non avessi ereditato. Doveva essere straziante vedere qualcuno che ti somiglia tanto essere il tuo peggior incubo. In suo soccorso, Jeff, Liu ed Alice si protesero verso di me con i pugni stretti.

«Non provare nemmeno un secondo a paragonare quello che ha vissuto tua madre con quello che hai passato tu. Noi ti abbiamo sempre amata.» si pronunciò quello che consideravo mio padre.

Per fare un po' di dramma, battei il palmo della mano libera sulla fronte. «Giusto. Ho sbagliato. Non deve essere facile avere a che fare con un figlio che è diventato un mostro. Tu ne sai meglio di me, papà.»

«Kendra, ora basta! Stai esagerando.» si intromise Liu, alzandosi e fronteggiandomi. Era ad un passo dal perdere il controllo e sarebbe stato divertentissimo vederlo crollare.

Mi alzai anch'io, ignorando la mano di Laughing Jack che si aggrappava ai lacci del mio corsetto, sperando di fermarmi. Avanzai di un passo, trovandomi veramente molto vicina al mio dolce fratellino, con il mio solito sorriso di quando volevo fare la stronza. «Disse quello tanto amato da resuscitare addirittura dai morti. Conveniente per te non esistere nella realtà.»

Senza accorgermene, mi trovai con il viso rivolto al mio fianco e sentii la guancia bruciare. «Questo è abbastanza reale per te?»

Dalla forza dello schiaffo, la mia guancia doveva essersi leggermente graffiata con i denti, insaporendo la mia bocca di sangue e mandando ogni mio buon proposito a farsi fottere.

«Provaci di nuovo. Ti prego, prova a colpirmi di nuovo. Prometto che ti farò soffrire come non hai provato in vita tua. Diventerai la mia cavia preferita.» Il mio tono tremendamente malizioso, in contrasto con il leggero sorriso e il ringhio che saliva dalla gola, fecero alzare e schierare tutti i presenti.

«Non puoi farlo.» mi proibì Katherine. Vedevo dalla sua espressione quanto era spaventata dall'idea che prendessi suo figlio per i capelli, lo trascinassi in qualche sfortunato posto nel mondo e iniziassi a torturarlo.

Il sangue si era già fermato, eppure il suo sapore ferroso si era mescolato con la mia saliva, lasciandomelo guastare più a lungo. In quel momento mi resi conto che era davvero troppo che non ne assaggiavo fresco da un corpo. Mi mancava. «Perché no? Solo perché è il mio fratellino?»

«No, perché non puoi privare un essere di suo padre.» sbottò Jeff e tutti si girarono verso di lui, come se avessero voluto staccargli la testa per ciò che mi aveva appena rivelato.

Ed effettivamente era una confessione veramente inaspettata. Allibita, mi girai piano verso Liu che stava stringendo talmente tanto forte i denti da sentirli gracchiare fin dov'ero. «Sei padre?»

Lo vidi annuire, dopo un momento di immobilità. «Sì, è vero. Sei diventata zia. Sei anni fa.»

Scoppiai a ridere, mettendo tutti i presenti sulla difensiva. Una risata divertita e isterica. Durò il tempo di permettere ai miei addominali di far male. Quando, a fatica, tornai seria, mi sedetti di nuovo sulla sedia accavallando le gambe. «Ah sì? E dov'è l'esserino? È una femmina, un maschio? Nessuno dei due? O peggio... un idiota come te?»

«È una bambina.» esclamò Jeff, di nuovo contro il volere dei presenti, venendo ammonito da uno sguardo gelido della moglie.

Li ignorai. Finché mi davano queste importantissime informazioni, potevano scannarsi a vicenda e se toccavo i nervi giusti, si sarebbero confidati completamente. Anche se non proprio consenzientemente. «Quindi sa già parlare, camminare... e uccidere, presumo. Ti mancava qualcuno da crescere, fratellino? Perché non è qui, ora?»

«Non ti avvicinerai a lei.» ringhiò Liu, mettendosi davanti ad Alice, che fin'ora era rimasta in silenzio.

Mi passai la lingua sulle labbra, gustandomi la sua ira e la sua possessività. «Tranquilli. Tranquillo. Non voglio ucciderla. Chiamala... curiosità. Io sono la figlia di due killer e, con lo zampino di riti strani e zio Slendy, sono quel che sono. Lei è figlia di un mezzo morto e un'umana abbastanza stupida da aggiungersi all'equazione senza nemmeno essere immortale. Voglio vedere quanto in là la nostra natura può spingersi.»

«Lei non è come te, Kendra.» pronunciò Katherine, facendomi percepire l'amaro delle sue parole.

Uno sbuffo di risata mi sfuggì dalle labbra, mentre squadravo tutti i presenti. «Io non ero come me, quando ero piccola. Forse faccio in tempo a portarla sulla retta via.»

«Tu non la toccherai nemmeno con lo sguardo.» si intromise Alice per la prima volta.

«Volete impedire alla piccola di incontrare la sua unica zietta di sangue? Vi dico che sono solo curiosa. Parola mia!» dissi, facendo la mia migliore imitazione della faccia da cucciola.

Dei movimenti dietro di me, attirarono la mia attenzione e, prima che gli altri riuscissero a parlare, la sua voce tuonò dritto verso le mie interiora. «Kendra, ora basta.»

La sua voce mi stordì per un attimo, facendomi alzare in silenzio. Mi voltai verso di lui e quando i nostri occhi si incontrarono, gli sorrisi. Se pensava di fermarmi solo con quelle poche parole, si sbagliava di grosso. «Bene. Se non me la presenterete voi, la troverò io. In un modo o nell'altro. A voi l'ardua sentenza.»

Senza aspettare la loro risposta, mi feci largo tra i presenti e uscii di casa, sapendo che ora Lj mi avrebbe di certo seguita. Superai almeno metà della distanza che divideva i due edifici dei killer, quando il clown mi afferrò per una spalla e mi fece voltare, abbracciandomi di slancio. Per un secondo tutti i miei muscoli si tesero, in preda ad una reazione di repulsione al tocco estraneo di un'altra persona. Poi ripresi possesso del mio corpo e lo spinsi via.

«Cosa diamine credi di fare?» sbottai, incazzata. Non del tutto con lui, ma anche con me stessa. Stare qui, in un posto che ritenevo abbastanza sicuro dal mondo esterno, mi stava facendo abbassare troppo la guardia. Non andava per niente bene.

«Stai bene? Hai ancora la guancia rossa.» mormorò Laughing Jack, provando a sfiorare il mio viso con le sue dita.

Mi scansai e ripresi il mio cammino. «Starò meglio quando ti farai torturare. Ora muoviti, se vuoi ancora quella spiegazione.»

Heart-Shaped Box  -  A Laughing Jack storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora