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Il barista continuava a tremare tra le mie braccia

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Il barista continuava a tremare tra le mie braccia. Aveva lanciato il fucile da qualche parte nella sala e ora continuava a mormorare tra sé e sé, a ripetizione, parole sconnesse. «Che cosa ho fatto? È morto... l'ho ucciso. Che cosa ho fatto?»

Le mani tra le ciocche nere e lo sguardo fisso nello stesso punto in cui aveva rigettato anima e corpo, fortunatamente abbastanza lontano per non sentirne l'odore di rancido.

Gli accarezzai i capelli, cullandolo. Non avevo ancora finito con lui, ma mi stavo spazientendo. «Tesoro, se non ti riprendi in fretta, morirà qualcun altro qui e sarà ancora colpa tua.»

Il suo viso scattò verso il mio, terrorizzato. «Che cosa vuoi dire? Non voglio più sparare a nessuno.»

«Lo so, dolcezza. Lo so.» Gli accarezzai il volto, guardandolo come si guarda qualcosa di prezioso a cui si vogliono fare cose cattive. Veramente tanto cattive.

Non mi sarei sentita soddisfatta finché i suoi occhi non fossero il riflesso di un vecchio specchio rotto. «Non voglio fare più niente.»

Sospirai. Anche se continuava a ribellarsi, non sarebbe cambiata la sua nuova realtà. Mi fermai dal rassicurarlo e mi alzai, venendo seguita dalle sue pupille, attente a cosa avrei fatto. Mi avvicinai al primo cliente in fila, un uomo sulla cinquantina del tutto anonimo, come miliardi nel mondo. Le lacrime scendevano veloci sulle guance, andandosi a mescolare nella barba incolta. Sapevo che le parole che si susseguivano nella sua mente erano "Ti prego, non me." ma come potevo privarmi di una visione così meravigliosa come la distruzione dell'animo del barista?

Afferrai qualche freccetta dal tabellone di gioco, proprio appeso al muro al suo fianco, e tornai dalla mia vittima. Sì, la mia vittima, perché gli altri erano solo effetti collaterali. «Decidi in fretta, ho un'ottima mira: preferisci farli morire tutti insieme, ma torturandoli fino a farli impazzire e implorare la morte, oppure ucciderne uno a uno senza farli soffrire troppo? Ogni secondo in più è una freccetta contro quell'uomo. Hai tre secondi. Uno...»

Scelsi la freccetta con la punta più smussata: sarebbe stato meraviglioso e doloroso il modo in cui avrebbe bucato la pelle. «Due...»

Presi la mira, chiudendo un occhio anche se non mi serviva. L'attenzione sul ragazzo ancora in silenzio. «Tre.»

La freccetta lasciò le mie dita, andandosi a conficcare proprio in mezzo alle gambe dell'uomo, che strabuzzò gli occhi, ma non si mosse e non fiatò. Cosa avevo beccato delle due opzioni? Oh, beh... chi se ne fregava! Bastò un solo colpo per sentirmi afferrare la coscia e percepire il caldo di un corpo avvilupparsi alla mia gamba. «Uno alla volta. Non farli soffrire.»

Sorrisi soddisfatta. «Certo, dolcezza. Sono una ragazza di parola. Dovrai solo aiutarmi: come facciamo a non farli soffrire?»

Seguii le sue ciglia che, da me, scivolarono terrorizzate verso il fucile che giaceva abbandonato a terra. Esattamente ciò che mi aspettavo. «Avevi detto che non avrei più dovuto usare il fucile.»

Heart-Shaped Box  -  A Laughing Jack storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora