Chapter 2

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<< Mei, vuoi dirmi perchè l'hai fatto? >> le chiese lo psicologo dell'ospedale, attirando così la sua attenzione.

Lei tornò con lo sguardo su di lui e poi a fatica ricordò tutto quello che era successo nelle ore precedenti.

Il viso di Kun le attraversò la mente, come capitava spesso quando si fermava a pensare. I suoi capelli neri gli toccavano leggermente le orecchie e ricadevano giù fino al colletto della sua giacca. Quando sorrideva gli si creavano due fossette ai lati della bocca, grazie anche a questo Mei si innamorò di lui due anni prima.

Aveva ingerito un flacone di aspirina con della vodka e poi si addormentò sul suo letto. Fu sua madre a portarla all'ospedale e lì le salvarono la vita.

Non appena si rese conto che non ce l'aveva fatta e che Kun non era lì affianco a lei iniziò a piangere, chiedendosi come mai il mondo la volesse ancora in vita.

<< Mei, perchè hai tentato di suicidarti? >> le chiese ancora l'uomo sistemandosi gli occhiali da vista sul naso.

E dopo aver sentito nuovamente quelle parole lei si girò di lato, rannicchiandosi lungo il letto sui cui era distesa. Chiuse gli occhi e pregò fosse solo un sogno.

Anche Kun sognava spesso, certe volte si ricordava addirittura tutta la storia. Con gran foga ne parlava con Mei quando si vedevano. Lei odiava quel suo comportamento, così rimaneva in silenzio e annuiva finchè non aveva finito di raccontarle tutto. Non sapeva bene se le mentisse e se lo facesse solo per fantasticare un po' sulla sua vita monotona o se veramente alla notte facesse dei sogni tanto bizzarri.

Tornasse indietro si comporterebbe diversamente nei suoi confronti. L'avrebbe ascoltato e gli avrebbe sorriso, forse questo lo avrebbe reso felice.

Qualche giorno dopo quella breve conversazione con lo psicologo Mei venne trasferita in un istituto psichiatrico femminile, nella periferia di Shanghai, a poco più di 45 minuti da dove abitava lei.

Era il 1995 e in Cina non erano ben viste queste tipo di cose, ma nonostante questo i suoi genitori decisero di ricoverarla lì cosicché potesse riposare. Non sapevano esattamente che cosa ci fosse di sbagliato in lei e perchè avesse tentato di togliersi la vita, così per avere anche una responsabilità in meno accettarono le indicazioni dello psicologo.

Solo di una cosa erano certi, era cambiata radicalmente dopo che aveva conosciuto Kun e ancora di più dopo la sua morte.




Caro Kun,

Mia madre ha trovato la lettera che ti avevo scritto e che avevo riposto sotto il cuscino. L'ha letta, non so bene che cosa pensi di me.

Ci ho provato, ho provato a raggiungerti, ma ho come la netta sensazione che in quel preciso momento tu non fossi lì a tendermi una mano. Questo mi ha fatto molto male.

Lo psicologo dell'ospedale di Baoshan mi ha dato questo quadernino perchè ha visto che non parlavo con nessuno. Sa per certo lo userò per esternare i miei pensieri.

Ho deciso di scriverti ancora perchè mi manchi, solo così mi sento vicina a te.

Domani mi trasferiranno in un istituto psichiatrico femminile, hanno paura possa farlo di nuovo. Hanno detto che devo riprendermi e che devo curarmi, questo mi fa sentire una bambina.

Io non ho bisogno di nessuno, ho solo bisogno di te Kun, ma purtroppo non ci sei.

Non te ne farò una colpa, avrai avuto i tuoi motivi, ma mai ti perdonerò per avermi lasciata in questo modo.

Ricordo ancora molto bene la sera precedente, quando sei venuto a casa mia per parlare. Vedevo che stavi male, ma non sapevo bene come aiutarti. Ti ho abbracciato forte e tu hai pianto sulla mia spalla. Quella felpa non l'ho più lavata, è l'unico vero ricordo che mi rimane di te.

Unbreakable | Xiao DejunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora