Chapter 39

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Era pomeriggio inoltrato e il sole stava già calando, lasciando spazio a sfumature arancioni nel cielo. 

Dejun era appena uscito dalla porta principale del Tulip, mettendosi le mani nelle tasche del cappotto per ripararsi dal freddo. Il suo fiato diventò ben presto denso, proprio per le temperature miti. Un brivido percorse la sua schiena, facendolo stringere nel tessuto pesante.

Quel pomeriggio si era recato al Tulip per parlare proprio con il suo capo, Chow Mo-wan, sul destino del locale. Quest'ultimo infatti, si era chiuso nella cucina per sfornare alcune tortine, mentre Yukhei, di turno, stava servendo i pochi clienti che erano entrati al suo interno.

L'atmosfera non era più la stessa. Non c'era baccano, le persone non parlavano ad alta voce come di solito facevano. Anzi, per colpa del profondo silenzio, bisbigliavano rendendo l'ambiente ancora più teso. Yukhei non correva da una parte all'altra come era sua solito fare, semplicemente rimase tutto il tempo dietro al bancone, chiedendosi come mai gli abitanti di Anting fossero scomparsi nel nulla.

Dejun alla fine parlò con Chow Mo-wan, ma purtroppo quest'ultimo non capì affondo le sue parole. Non voleva rinnovare il menù. Non voleva adattarsi alle richieste della clientela, avvicinandosi così ai gusti occidentali. Disse semplicemente che se il destino voleva questo, ossia la chiusura del Tulip, lui l'avrebbe accettato in modo pacifico. Nulla dura per sempre, questo fu il suo discorso.

Si era rassegnato. Ma in fin dei conti non era la prima volta che abbandonava un'attività per iniziarne una nuova.

Era stato stupido da parte sua, accettare questo declino come se l'avesse deciso la natura. 

Disse loro che aveva ancora dei risparmi da parte e che il locale non avrebbe chiuso in modo repentino. Avevano ancora due mesi per rimettersi in sesto, ma allo stesso tempo la paga di Dejun e di Yukhei si sarebbe dimezzata drasticamente, provocando ai due un grave danno economico.

Ma nonostante questo, quel pomeriggio, Dejun decise di non rintanarsi in casa, soffrendo nella solitudine, bensì pensò di andare a fare visita a Mei.

Uscì dalla porta principale del Tulip e i suoi occhi vennero immediatamente catturati da una figura che aveva già visto, dieci giorni prima, sempre nello stesso posto ma in un contesto differente.

Takeshi se ne stava con la schiena appoggiata alla parete esterna dello Xiròu. Le sue mani erano intente a sbucciare un mandarino cinese che aveva precedentemente tirato fuori dalla tasca della sua giacca.

Lui amava i mandarini, ne mangiava in grandi quantità d'inverno, ad ogni ora del giorno. Veniva persino chiamato dai suoi colleghi poliziotti "l'uomo che ha sempre un mandarino con sè". Certo, lo prendevano in giro, ma lui non l'aveva ancora capito.

Dejun si ricordò subito di lui e di quello che era successo il giorno di Natale, ma nonostante questo non lo salutò e non gli parlò. Tenne invece la testa china sull'asfalto, sperando non lo notasse. E in effetti non lo fece.







Caro Dejun,

Sei appena andato via e io sono subito corsa nella mia camera a scrivere sul diario che mi hai regalato.

Ogni volta che mi abbandoni sento un profondo vuoto dentro di me. Vorrei tanto dirtelo, ma le parole molto spesso banalizzano le emozioni.

Siamo stati tutto il tempo sul divano della zona comune. Sono sicura che neanche tu hai prestato attenzione al programma televisivo che avevano mandato in onda, proprio come me.

Le tue mani erano intrecciate alle mie e spesso, quando ti accorgevi che eri fermo da troppo tempo, me le accarezzavi con il pollice. Io sorridevo con l'angolo della bocca, mentre la mia testa era appoggiata alla tua spalla.

Unbreakable | Xiao DejunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora