Chapter 30

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Il natale era alle porte, mancavano ancora pochi giorni e Ten stava attendendo quel momento con immensa felicità. Certo, non aveva nessun programma sull'agenda, ma almeno poteva assentarsi dal lavoro per due giorni. Iniziò a fantasticare su tutte quelle cose che i suoi genitori non gli avevano mai permesso di fare, come ad esempio festeggiare con degli amici. Lui non ne aveva, questo era sicuro, aveva solo Yukhei e Dejun, ma non sapeva se questi avrebbero voluto passare il Natale con lui.

Iniziò quindi a pensare a dei possibili regali, quando però qualcuno irruppe nel suo ufficio facendolo sobbalzare dalla sedia per lo spavento.

Un ragazzino con i capelli davanti al viso bloccò la porta serrandola con la chiave, per poi girarsi con ancora il fiatone e lanciare un veloce sguardo a Ten.

<< Tu... Tu non potresti stare qui, chi sei? >> gli chiese cercando di capire cosa stesse succedendo. L'altro però strizzò forte gli occhi, portandosi un indice alla bocca e facendogli segno di rimanere zitto. Dopodiché di accovacciò a terra, portandosi le braccia attorno alle gambe e rimanendo in ascolto. 

Un uomo passò difronte l'ufficio di Ten, così lui fece finta di tornare a lavorare, sfogliando alcuni documenti e scrivendo cose inventate. 

Entrambi i presenti nella stanza si accorsero poi che l'ombra era sparita e che i rumori dei vari passi erano fin troppo lontani per poter essere sentiti in modo chiaro. Così il ragazzino tirò un sospiro di sollievo e si alzò da terra, dirigendosi verso la postazione dove stava sempre Renjun.

<< Come ti chiami? >> gli chiese Ten, rendendosi conto che si era rifugiato lì dentro proprio per scappare dall'uomo.

<< Chenle, Zhong Chenle >> poi si girò assottigliando gli occhi << E tu? Non mi sembri cinese, sei straniero? >>

Rendendosi conto di quel fatto, del suo pessimo accento, si fece coraggio e si presentò all'altro.

<< Chiamami Ten, vengo da Bangkok >> disse ormai senza saliva.

<< Bangkok? Sta in Vietnam? >> continuò il ragazzino buttandosi sulla sedia dove di solito stava il suo amico Renjun e lì iniziò a toccare qualsiasi cosa ci fosse sopra al tavolo. Il suo comportamento era del tutto irritante, persino per Ten, che di solito non si arrabbiava mai.

<< Ma la studi la geografia Chenle? Bangkok sta in Thailandia >>

<< Ah ecco, che stupido >> disse colpendosi la fronte con il palmo della mano, per poi ridere ironicamente << Sai per caso dov'è Renjun? >>

<< Renjun? No... Io... Non è venuto oggi pomeriggio >> rispose rendendosi effettivamente conto che per la prima volta dopo tanti giorni non si era presentato nell'officina del padre per studiare.

<< Quello stronzo, mi ha mentito >> continuò con un tono arrabbiato << Non sarà per caso uscito con quella ragazza... Forse è proprio così... Sa che non mi sta simpatica >> iniziò a dedurre Chenle.

<< E' tuo amico? >> chiese Ten nonostante metà delle sue parole appena abbozzate non le avesse capite appieno.

<< Certo, è il mio migliore amico >> rispose con un gran sorriso << Comunque grazie per avermi coperto Ten. Ti devo un favore. Se non ci fossi stato tu qui molto probabilmente mio padre me le avrebbe date di santa ragione >>

<< Perchè? >> 

<< Ho saltato la verifica di Geografia >> 





Quel pomeriggio Mei ricevette una chiamata, così si diresse immediatamente al telefono attaccato al muro, posto vicino la portineria. Jia corse su da lei e ancora con il fiatone le disse che Dejun la stava aspettando al telefono e che voleva chiederle qualcosa di urgente.

Così, presa un po' dal panico e dall'ansia, andò giù per le scale e una volta con la cornetta in mano lo salutò energicamente. Ogni volta che sentiva la sua voce era così felice, come se fosse sempre primavera.

Dejun invece, pochi chilometri più in là, era nascosto sotto il bancone, cosicchè nessuno potesse vederlo. Aveva seriamente paura che il suo capo, Chow Mo-wan, potesse entrare da un momento all'altro. Così, stando da quella posizione, teneva sotto controllo l'entrata grazie al riflesso proiettato sulla vetrinetta dei dolci.

Solo così non si accorse invece dell'espressione ambigua di Yukhei. Questo si era fermato sulla soglia della cucina e lo guardava, tenendo le mani sui suoi fianchi. Scoppiò poi a ridere, pensando avesse chiamato Mei. In effetti era proprio così.

Dejun la chiamò per accertarsi che stesse bene e in più per chiederle finalmente se volesse passare il Natale con lui. Certo, non aveva ancora chiesto l'approvazione da parte delle infermiere dell'istituto, ma era sicuro che l'avrebbero lasciata uscire, nonostante la festività e le tantissime persone nel paese.

Mei scoppiò di gioia, tanto che dovette trattenersi dall'urlare per la felicità. Alcune infermiere si girarono verso di lei per capire cosa stesse succedendo e proprio per questo Mei diede loro le spalle, per parlare più privatamente con Dejun.

Gli disse di sì e che non vedeva l'ora glielo chiedesse, proprio perchè avrebbe voluto passare la festività con lui. 

Perciò, sentendo quelle parole, Dejun sorrise enormemente. Restò ad ascoltarla tutto il tempo, mentre il suo cuore stava esplodendo per la troppa contentezza. Infine le disse che il giorno seguente l'avrebbe nuovamente chiamata, per dirle più nello specifico dove sarebbero andati.

Che cosa si faceva di solito a Natale in Occidente? Dejun iniziò ad interrogarsi a lungo su un modo carino per passare quella giornata con Mei, per poi dimenticarsi che effettivamente le doveva ancora comprare un regalo.

Passò quindi le successive due ore, fino ad orario di chiusura, a preparare le varie bevande estraniandosi totalmente dalla realtà. La sua mente era già proiettata al futuro, totalmente persa nei pensieri e nelle immagini che mano a mano si creavano nella sua testa. 

Solo di una cosa era certo, quello sarebbe stato il Natale più bello della sua vita.

Peccato che la felicità è sempre seguita dalla tristezza. Più grande è più immenso sarà il dolore.

Unbreakable | Xiao DejunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora