Capitolo 10

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Orfeo sussurra il mio nome. "Svegliati."

La sua testa è appoggiata sui miei capelli distesi sul cuscino. Strizzo gli occhi assonnata.

"Emma" ripete Orfeo. Sulle sue labbra il mio nome ha tutto un altro sapore. "È l'alba, ti devo riaccompagnare alla locanda prima che tutti si sveglino. E dobbiamo parlare."

"Di cosa vuoi parlare?" gli chiedo in un mormorio confuso. Ho gli occhi così pesanti ed è una tortura non poterli richiude. Orfeo, al contrario, sembra più sveglio che mai nonostante i capelli sformati dal cuscino, le labbra secche, le guance colorate da una leggera sfumatura di rosa, le sopracciglia in disordine che devo trattenermi dall'aggiustarle.

"Ho deciso di fidarmi di te. Risponderò alle tue domande" mi dice e questa frase è abbastanza per svegliarmi un po' di più. Ha gli occhi fissi nei miei e percepisco la fatica con cui ha pronunciato queste parole, quanto gli costi fidarsi di qualcuno.

"Tutte tutte?"

"Tutte."

"Perché ti sposi?"

È quella che mi incuriosisce e mi interessa maggiormente.

Si mette a sedere e la coperta gli scivola in grembo, scoprendo il suo petto nudo. "Per avvicinarmi all'Imperatore" inizia. "Ti ho detto che nell'ultima battaglia ho perso una persona importante. Era il mio comandante. Era come un padre per me. È stato lui a crescermi, ad insegnarmi a combattere. Era... fondamentale. Tito lo ha ucciso, decapitandolo di fronte all'intero esercito, lasciando che la sua testa rotolasse giù dalla collina. Ed io non ho potuto far nulla per impedirlo.

Poco tempo dopo, mia madre mi ha scritto di aver trovato un altro uomo. È la figlia la del re della Cilicia, Erode, ed ha avuto molti amanti nel corso degli anni. Dalle sue lettere sembrava innamorata, allora l'ho raggiunta.
Ero ancora distrutto dal dolore della perdita e volevo lasciarmi tutto alle spalle. Ho portato con me tutte le mie ricchezze, trascorrendo lunghe settimane in mare pensando a come vendicare la sua morte.
Quando sono arrivato, la sua felicità era già giunta al termine. E fu allora che scoprii che l'uomo in questione era Tito. Mi ha spiegato di aver avuto una relazione con lui prima che salisse al potere, ma il popolo non l'ha mai accettata. E quando è diventato Imperatore, l'ha ripudiata. Era incinta di mio fratello quando è successo. Ha abbandonato entrambi.

Vivendo qui, ho scoperto come Tito tratta il suo popolo: lo fa morire di fame ogni giorno, riducendo le famiglie alla schiavitù, costringendole a vendere i propri figli per tirare avanti una settimana in più.

Allora ho deciso che mi sarei vendicato, per il mio comandante, per mia madre e mio fratello, e per il popolo. Ho deciso che gli avrei portato via ciò che ha di più caro: il potere."
Mi sento sopraffatta da emozioni e informazioni che non riesco ad elaborare appena sveglia. Mi alzo sui gomiti, combattendo l'improvvisa sensazione di vertigini.

Orfeo ha gli occhi piedi rabbia. È orribile ciò che ha fatto Tito, ma non sono sicura di poter giustificare la sua sete di vendetta.

C'è tanto a cui pensare.

"Ho un piano" continua, "e ho bisogno del tuo aiuto."

Mi ritrovo a pensare che forse è questa la chiave per tornare alla realtà. Una domanda che mi sorge spontanea: "Che ne sarà dell'Impero una volta che il piano sarà concluso? Chi lo guiderà?"

"Non lo so ancora" risponde. "Non so se potrò essere all'altezza del compito. Ma posso assicurarti che ci sarà un uomo migliore di Tito a decidere le sorti dell'Impero."

Non sono sicura che questa sia la cosa giusta da fare. Destabilizzare un territorio così vasto, rischiare di rompere equilibri già instabili spinto dalla vendetta.

Perdersi un giorno d'autunnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora