Versione 1 - 1° giorno di viaggio

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Ho preso una decisione.

Dopo esser stata sveglia per ore a pensare alla cosa più giusta da fare, sono giunta alla conclusione di voler dare una possibilità ad Orfeo, di fidarmi di lui e di aiutarlo in tutto e per tutto. Forse potrebbe essere lui l'imperatore che quest'impero così ha bisogno. Forse potrebbe migliorare le condizioni dei suoi cittadini.

Voglio fidarmi di lui. Voglio sperare che sia questa la via di uscita da questo sogno.

Stendo un lenzuolo bianco sul letto e ci ripongo sopra i miei pochi vestiti accuratamente piegati. Poi prendo i lembi del lenzuolo e ci faccio un nodo. Dopodiché, con la parte restante del tessuto, lo faccio passare in diagonale sul petto, dalla spalla sinistra fino alla vita destra, come uno zaino, e lo lego con un altro nodo sulla spalla. Scomodo, ma funzionale. Il meglio che sono riuscita a fare.

Scendo giù quando ancora tutti dormono. Non voglio incrociarli di nuovo, mi bastano i saluti di ieri sera.

Attendo Orfeo per qualche minuto seduta fuori la locanda. Il sole sta sorgendo e promette di essere una bella giornata. Non mi ha detto come ci sposteremo e, anche se non ho un buon senso dell'orientamento, sono abbastanza sicura che Roma sia parecchio lontana da Pompei.

"Pronta?" mi chiede Orfeo avvicinandosi. Indossa una tunica che lo copre per intero e una fascia blu in diagonale. Sulla schiena trasporta una sacca che regge con la mano. È piuttosto piccola.

"Sì. Vedo che porti pochi vestiti. Non hai un abito per il matrimonio?" gli domando.

"Sì, lo sta trasportando Delia nella sua carrozza. Qui ho principalmente cibo per il viaggio" mi spiega.

Cavolo, come ho fatto a dimenticare il cibo.

"Mettiamoci in cammino, abbiamo una nave da prendere e non possiamo perderla."

"Una nave? Menomale, pensavo di dover camminare fino a Roma" rispondo sollevata.

"Dovrai farlo se la perderemo" dice accelerando il passo.

"Quanto tempo abbiamo?" Domando cercando di stargli dietro.

"Poco, davvero poco."

"C'è la faremo?"

"Forse. Abbiamo quaranta miglia da percorrere. "

Mi fanno male i piedi al solo pensiero. Orfeo sembra che non sia affatto toccato dalla distanza da percorrere, come se per lui non fosse un problema. Sembra addirittura contento.

Percorriamo una strada lastricata attraversata da poche persone.

Dopo mezz'ora un gregge di pecore al pascolo, seguite da un cane da pastore e dall'allevatore, ci ostacolano la strada, costringendoci ad aspettare che passino tutte.

Dopo cinque minuti, è la volta di un carro che trasporta balle di fieno, trainato da quattro cavalli, ad interromperci.

"Sei silenziosa" mi dice Orfeo nell'attesa.

La verità è che sono già stanca di camminare. Non avrei dovuto lasciarmi trasportare dai pensieri questa notte. È che ne erano così tanti, così insistenti di essere ascoltati. E dovevo prendere una decisione.

Mi giro verso il ragazzo ed incontro i suoi occhi scuri che mi guardano curiosi.

"Non ho dormito molto" gli rispondo con un'alza di spalle.

"Dai a me, te lo porto io" dice indicando i vestiti che ho sulla schiena.
Cerco di protestare affermando di potercela fare da sola ma alla fine cedo e lascio che trasporti il mio piccolo bagaglio assieme al suo.

Perdersi un giorno d'autunnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora