Capitolo 2

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"Avanti, spostati!" sento urlare.

Pian piano mi giungono alle orecchie altri rumori: vocii di donne in lontananza, il bee bee di pecore, il rumore delle loro zampe sul terreno, e un gran baccano come quelli del mercato.

Apro gli occhi e non so più dove mi trovo.

C'è un uomo dalla lunga barba che mi fissa dall'alto del suo carro. È lì che mi accorgo della sua ruota a pochi centimetri dal mio volto.

Mi alzo di scatto come se mi avessero punto con un ago.

Dove mi trovo?

Non indosso più i miei vestiti. Al posto dei miei jeans e della maglia nera ora ho una specie di asciugamano bianco che mi avvolge il corpo. Una tonaca forse? Fa anche intravedere più di quanto vorrei.

Incrocio le braccia al petto per coprire i capezzoli.

La strada sotto ai miei piedi è lastricata e tutti intorno a me sono vestiti in maniera... strana. Con queste tonache bianche e fasce colorate avvolte attorno al corpo mi sembra di essere tornata alla recita delle elementari.

Dove sono finita?

Alcuni uomini mi scansano per farsi strada tra la folla che popola la piazza.

Sono come paralizzata, incapace di muovermi.

Mi sento come un impostore in mezzo a tuta questa gente. Come quando mi sono iscritta all'università, dove tutti sembrano così interessati alla materia tranne me.

Forse anche gli altri se ne sono accorti. Cerco gli sguardi delle persone che mi passano accanto ma non sembrano notarmi. Mi lanciano solo sguardi infastiditi perché gli sto ostruendo il passaggio.

Cerco di muovermi, un passo alla volta, verso l'altra parte della piazza, in un vicolo dove ci sono pochi commercianti con le loro bancarelle. Hanno la faccia triste, gli occhi stanchi, le mani consumate dal lavoro e, seduti su degli sgabelli di legno, si portano le mani tra i pochi capelli che gli sono rimasti. Non avranno più di cinquant'anni.

Sono a pochi passi da loro quando, dall'altra parte della strada, una signora dal petto prospero si affaccia da una portantina dorata, trasportata da quattro schiavi. Ha anelli d'oro alle dita, ai polsi braccialetti preziosi, in testa una corona con rubini.

È impossibile non notarla, tant'è che tutti si girano verso di lei e si spostano per farla passare. I quattro uomini fermano per far scendere la donna, probabilmente per acquistare qualcosa. Ad un tratto una figura dal capo coperto passa accanto alla donna e le sfila la corona dal capo. Poi scoppia il caos: la donna urla e degli uomini con dei bastoni di legno rincorrono la figura. Il vento fa cadere il cappuccio dal capo del ladro, rivelando dei ricci capelli biondi.

Incomincio a correre anche io, quasi senza accorgermene. Non so bene perché. Cerco a tutti i costi di raggiungerlo, scansando commercianti e acquirenti che al mio passaggio esclamarono imprecazioni che non riesco a sentire né a capire. I miei seni sobbalzano ad ogni passo, non più costretti nei miei soliti reggiseni.

Mi bruciano i piedi ad ogni passo su questa strada lastricata resa bollente dal sole. Solo ora mi rendo conto di essere scalza, ma non ho tempo di pensarci. Continuo a correre, sempre più veloce, ma troppo lenta per raggiungerlo. Ormai gli uomini con i bastoni hanno perso le speranze di raggiungerlo e si sono fermati mezzo chilometro fa.

Il ragazzo continua a correre con la corona di rubini stretta tra le mani. Le pietre riflettono il sole in bagliori colorati sulle pareti delle abitazioni.

Si guarda alle spalle per la prima volta dopo la rapina. Mi nascondo dietro un muro, appiattendomi il più possibile. L'erba rampicante mi solletica la guancia e dei sassolini appuntiti mi bucano i piedi.

Perdersi un giorno d'autunnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora