È mattina quando decidiamo di prendere in presto una piccola barca a remi incustodita. O meglio, rubare.
Orfeo dice che siamo molto vicini a Pompei, e che ci manca davvero poco, ma con la barca saremo più veloci.
La barca è in legno e ci contiene appena entrambi. Ho un po' d'ansia ad immaginarmi in mare aperto su un'imbarcazione così piccola (e instabile, a mio parere), ma Orfeo mi rassicura dicendo che rimarremo vicini alla riva.
"Fidati di me" mi dice. "Non ti farò annegare."
Un boato rompe il silenzio, seguito da una nuvola di fumo che si espande per chilometri e chilometri sopra le nostre teste. Inizia a cedere della cenere tutt'intorno a noi e dei lapilli ci bruciano la pelle.
"Il vulcano sta eruttando." Orfeo mi guarda come se stessi parlando un'altra lingua, ma non c'è tempo di spiegargli che cos'è un vulcano.
Ho già assistito a questa scena in centinaia di documentari, di video ricostruzioni, e la fine è sempre la stessa: Pompei viene sepolta.
"Mio fratello. Fausto. Dobbiamo cercarlo" afferma Orfeo iniziando a remare sempre più veloce, senza ancora comprendere la vera gravità della situazione. Dopo il fumo verrà la lava, e tutta la città verrà lavata con il fuoco. Non è troppo tardi per tornare indietro e metterci in salvo, ma siamo ancora in tempo per salvare qualcun altro. Dobbiamo provarci.
Il mare si agita sempre di più e dei cavalloni d'acqua ci bagnano per intero, facendo quasi ribaltare la barca.
"Orfeo!" urlo per sovrastare il rumore del vento e dell'acqua che si infrange sugli scogli a pochi metri da noi. "Ci sono dei bambini lì!" Indico con il dito un gruppo di tre bambini che avranno massimo cinque anni, lasciati da soli a giocare sulla spiaggia, ora in lacrime e spaventati a morte.
Orfeo non esita a remare nella loro direzione, gli occhi sempre più spaventati, il respiro più affannato per lo sforzo immane di guidare la barca nel bel mezzo di un maremoto.
Riusciamo ad arrivare a riva, portando la barca sulla sabbia, sfruttandone l'attrito per non farla andare via. La bambina ha gli stessi occhi verdi di Delia, gli stessi capelli biondi e la stessa fossetta attorno alla bocca. È praticamente la sua versione in miniatura, e anche Orfeo sembra aver visto un fantasma quando posa lo sguardo su di lei.
"Devi portarli in salvo" dico ad Orfeo mentre cerco di calmare i bambini e di portarli sulla barca. "Non c'è spazio per tutti. Portali con te."
"Và tu con loro."
"Il mare è troppo agitato, non sarei in grado di guidare la barca.""Non ti lascerò qui" dice afferrandomi le braccia, guardandomi negli occhi con un'intensità mai vista. Bagnati fradici su questa spiaggia sembriamo due naufraghi.
"Devi farlo. Orfeo. Salvali, trova tuo fratello, e torna da me" gli ordino prendendogli il viso tra le mani.
"Non posso" ripete tra le lacrime.
Lo bacio, un bacio svelto che sa di addio.
"Ti amo" gli dico non riuscendo a trattenere le lacrime. "Fallo per me, ti prego. Sali su quella barca e non voltarti indietro. Ti aspetterò qui."
"Ti amo anche io, Emma. Ti amo tanto."
Mi stringe un'ultima volta tra le sue braccia. Accade tutto velocemente. Sale sulla barca e fa ciò che gli ho chiesto. Inizia a remare dandomi la schiena mentre l'aria si fa densa attorno a me. Inizio a respirare nient'altro che fumo e la mia pelle viene costellata dai lapilli. Ma non provo dolore.E quando Orfeo si volta a guardarmi, mi sento scomparire.
Sono riuscita a salvarli.
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Perdersi un giorno d'autunno
Ficción histórica🏆WATTYS 2022 WINNER🏆 NARRATIVA STORICA 🌋 Siete in cerca di un retelling del mito di Orfeo ed Euridice sulle note di "Pompei" dei Bastille, uno slow burn che vi terrà con il fiato sospeso fino alla fine, in cui il lettore è chiamato a decidere sul...