"Sono arrivati."
Gli ultimi giorni non sono stati eclatanti, se non per il disonore che che si è calato come un sipario sulla famiglia Lemonia, spogliata da tutti i suoi beni e ridotta al lastrico. È andata esattamente come aveva previsto Orfeo: una volta scoperto il loro piccolo esercito privato, l'imperatore è andato su tutte le furie e li ha puniti. Ora le famiglie patrizie temono Tito. Lo vedono come una minaccia che potrebbe attaccare e far fuori la propria ricchezza da un momento all'altro.
Ho visto il dolore e la rabbia susseguirsi negli occhi di Clodio, e sarà molto difficile dimenticarlo sapendo che ne sono stata la causa.
Mi dovrei sentire in colpa, ed è così che mi sento, ma sento anche una scarica di adrenalina di fronte a questo primo successo. Anche Orfeo l'ha sentita, ne sono certa: ho visto le sue spalle ammorbidirsi e uno scintillio nei suoi occhi, lo stesso che aveva quando reggeva quella corona di rubini fra le sue mani, il Robin Hood di cui il popolo ha bisogno. Anche se con i suoi mezzi non sempre ortodossi.
Mi sono avvicinata ancora di più a Delia, approfittando del vuoto che le ha lasciato Gaia e dei suoi scudi abbassati. Ho impedito anche che degli schiavi fossero puniti per dei piccoli errori commessi nel servire il cibo e riordinare la stanza. Sa essere crudele, ma è anche molto lacerata. Non so come è finita tra lei e Orfeo, se hanno o meno consumato il matrimonio. La domanda si è formulata più volte e posizionata sulla punta della lingua, ma me la sono morsa. Da un lato vorrei sapere la risposta, ma dall'altro non sono affari miei e finirei con l'insospettirla.
Mi tradirei con le mie stesse mani, con la voce frettolosa e timorosa con la quale porrei la domanda, e l'espressione che si paleserà sul mio viso nel sentire la risposta.
Sto facendo del mio meglio per mascherare ogni mio sentimento e non permettere a nessuno di penetrare i muri che ho alzato con tanta fatica, questo scudo di ingenuità e indifferenza che ho creato. Nemmeno Orfeo.
Ora inizia la seconda parte del piano. Seguendo le istruzioni di Orfeo ho parlato con Delia del fatto che i suoi abiti mi stiano stretti e avrei bisogno di nuovi. D'altronde è la verità. Negli ultimi giorni ho mangiato molto di più delle settimane precedenti. Non che il cibo della locanda non sia buono, ma qui le portate sono infinite e fin troppo invitanti per non provarle.
È stata felice nel propormi di far arrivare dei mercanti e sarti nel primo pomeriggio.
Ho sorriso ed un'altra scarica di adrenalina mi ha attraversato la spina dorsale. Orfeo ne è stato felice, ed ora anche i suoi mercanti orientali sono arrivati a corte.
C'è sempre stata questa faida tra i mercanti orientali e quelli italici che va avanti da generazioni, stando a quanto mi ha detto Orfeo. Entrambi sono ricchi come patrizi, ed il loro commercio e i loro clienti sono tutto. Sopratutto quando si tratta di un cliente importante come l'Imperatore.
I servi aprono la porta della sala in cui Orfeo e Tito stanno passando in rassegna le sete preziose mostrategli dai mercanti orientali da lui stesso invitati, disposti in fila indiana per promuovere le proprie merci.
Orfeo mi sorride, e posso notare un briciolo di fierezza nel suo sguardo osservando i volti dei mercanti italici passare dal bianco al rosso. Tito sembra sorpreso come un topo colto nel rosicchiare il formaggio di fronte ad un uomo con in mano una scopa.
I mercanti di Orfeo invece sorridono maliziosi e provano quella soddisfazione di essere arrivati prima che gli è più cara delle loro merci. Ci sono cose che il denaro non può comprare, e questa è cibo per il proprio orgoglio.
Passa qualche secondo in cui il tempo sembra essersi fermato, come quello che precede il grido di inizio di una battaglia tra due eserciti nemici. Ma qui non si tratta di esserci, e la loro arma non è la forza, ma il potere, perché un imperatore non è nessuno senza i propri sostenitori. E senza quelli, chi gli resta da regnare?
"Non vi aspettavo" pronuncia l'imperatore con il suo tono alto capace di farsi sentire fin infondo la sala.
"Li ho chiamati io" ribatte Delia confusa e, di certo, consapevole della spiacevolezza di questo incontro. Si guarda intorno per poi aggiungere: "Possiamo andare in un'altra sala, c'è ne sono così tante."
"Non c'è ne sarà bisogno" risponde uno dei mercanti alla mia destra."Ha ragione, c'è ne andiamo" aggiunge un altro. E se ne vanno, scortati dalla servitù alla porta di uscita, mormorando tra loro.
Delia mi guarda preoccupata e io non so che dirle mentre grido vittoria dentro di me.
L'imperatore si rivolge ad Orfeo che ha organizzato quell'incontro. "Eri a conoscenza del fatto che sarebbero venuti?"
"Nient'affatto" risponde il ragazzo infastidito per l'accusa.
"È stato un caso" interviene Delia facendo qualche passo in avanti. "Li ho convocati questa mattina, non era nei programmi. Io ed Emma abbiamo bisogno di vestiti nuovi ed ho pensato..."
"È colpa mia, non l'avevo informata che sarebbero venuti. Avrei dovuto immaginare le donne avessero bisogno di vestiti, ne hanno sempre. Venite, hanno delle stoffe meravigliose" dice Orfeo prendendone una e mostrandola alla moglie.
Tito si limita ad alzarsi, affermando di non essere più in vena di stoffe e toghe.
A cena l'atmosfera non è delle migliori. Delia mangia la sua zuppa in silenzio senza far il minimo rumore che possa disturbare il padre che sembra avere un diavolo per capello. Orfeo, al contrario, sembra fare più rumore del necessario nel bere la zuppa e nel versare il vino, bevendone a volontà come se non ci fosse un domani. Il piano sta procedendo esattamente come aveva previsto e riesco a leggergli la soddisfazione negli occhi, una soddisfazione che anche io faccio fatica a nascondere.
"Quando partirete per la Grecia?" domanda Tito rivolto ad Orfeo. Sono le prime parole che ha proferito da quando si è seduto a tavola. Questa sera non ha fatto i suoi soliti convenevoli, augurando una buona cena ai presenti e scambiato quattro chiacchiere di cortesia. Non ha nemmeno rimproverato i servi come suo solito per ogni piccola sbadataggine.
"Non appena il tempo sarà favorevole" afferma Orfeo con voce calmo, non lasciando trasparire l'irritazione per la domanda. "Non voglio mettere a rischio la vita di vostra figlia" aggiunge con un sorriso che Delia ricambia timidamente.
Tito non risponde ma, dalla sua espressione contrariata e dal modo in cui si fa ricadere sullo schienale della sedia, è facile intuire che la nostra presenza non è più così gradita.
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Perdersi un giorno d'autunno
Historical Fiction🏆WATTYS 2022 WINNER🏆 NARRATIVA STORICA 🌋 Siete in cerca di un retelling del mito di Orfeo ed Euridice sulle note di "Pompei" dei Bastille, uno slow burn che vi terrà con il fiato sospeso fino alla fine, in cui il lettore è chiamato a decidere sul...