Capitolo 1

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Non sono riuscita a salvarli.

Tanto vale buttarli.

La macchia sembra essersi allargata ancora di più. Rimarrà per sempre, me lo sento.

E pensare che questi pantaloni li ho comprati solo una settimana fa. Sono praticamente nuovi, reduci da un solo lavaggio.

Mai mangiare un cornetto alla crema mentre si corre per prendere la metro. E poi perderla. E finire in mutande in un bagno della stazione.

Strofino il fazzoletto bagnato sulla macchia un'ultima volta. Nulla da fare. L'alone giallastro è ancora lì.

Infilo i pantaloni convincendomi che questo piccolo incidente di percorso non mi rovinerà la giornata, e se qualcuno guarderà la macchia per troppo tempo, gli spiegherò come me la sono procurata e ci faremo una risata.

Tiro sù la zip.

Al diavolo la macchia. Sono già in ritardo.

Quando scendo l'ultimo gradino, la metro è già lì che mi aspetta. Ha il solito aspetto malconcio, la vernice verde sbiadita costellata da crepe rugginose. Accelero il passo stringendo il manico della borsa.

Salgo e mi siedo al primo posto libero, accanto ad una signora con un gran cappello bianco e un mazzo di gigli in grembo.

La controllora, una ragazza di poco più grande di me, cinguetta la parola "Biglietti" qua e là. Non le si addice questo posto. Sembra aver quel filtro freddo che nei film hanno solo i momenti tristi, contrapposto a quello caldo che di solito rappresenta i bei momenti passati.

Le mostro il biglietto prima che me lo chieda e con un cenno del capo dice che va bene così.

Poi tocca ad un ragazzo che sembra dormire, con una cuffia in un orecchio e la testa appoggiata al finestrino. Come biasimarlo, sono solo le otto di un venerdì mattina d'inizio autunno.. E la lezione inizierà tra soli venti minuti, e me ne ci vorranno almeno dieci per arrivare alla mia fermata, e altri cinque per raggiungere a piedi l'università.

Sarò fortuna se troverò un posto in fondo all'aula.

"Biglietto prego" ripete la controllora.

Il ragazzo sembra non averla sentirla.

"Biglietto prego."

La ragazza picchietta contro la sbarra di ferro una delle chiavi di metallo appese al collo.

Nemmeno un battito di ciglia, le gambe ancora accavallate smosse solo dalla danza del treno.

"Il ragazzo sta con voi?" chiede alla donna sedutagli accanto mentre le controlla il biglietto.

"No, non lo conosco."

"Sveglia!" ripete al ragazzo, seguito da un tintinnio di metallo. Il palo sembra chiedere pietà. È già messo male, riempito di adesivi, disegni osceni e gomme da masticare.

Quanto amo questa città.

La metro ha una scossa, quasi uno spasmo per come è ridotto. La controllora si aggrappa alla sbarra per non cadere. Il ragazzo continua la sua recita, ora con i capelli biondi che gli ricadono sugli occhi in spirali perfette.

La controllora sconfitta passa al prossimo vagone.

Io continuo a guardarlo in attesa del primo cenno di resa. Ha delle ciglia lunghe e folte che farebbero invidia a qualsiasi ragazza con le ciglia corte e sottili come le mie.

Non appena il treno si ferma con un fischio il ragazzo apre gli occhi e i nostri sguardi si incontrano per un istante. Si alza il cappuccio e scende dal treno senza fretta, senza guardarsi indietro in cerca di quella ragazza, con ancora una cuffia in un orecchio. Chissà dov'è finita l'altra. Forse l'ha persa. Non si tratta di cuffie legate da quel magico filo che le unisce, come quello che secondo delle leggende dovrebbe tenerci uniti alla nostra anima gemella. Ma i tempi cambiano e i fili cadono in disuso, e le coppie si perdono.

Il ragazzo si accende una sigaretta prima di sparire tra la folla. Ed è qui che le mie fantasticherie sul nostro futuro si infrangono. Le sigarette non fanno per me, non perché io sia contraria al fumo ma per la dipendenza che crea e nella quale cadrei a picco se solo ne provassi una.

Sono una persona che si crea dipendenza da qualsiasi cosa le dia piacere: un libro, una persona, un film, una sensazione. E non riesco più a liberarmene. Per questo cerco di tenermi lontana almeno da quelle cose che potrebbero danneggiare la mia salute, nonostante il desiderio matto di provarle almeno una volta.

Il treno riparte e il controllore ricompare nel mio vagone. Guarda dritto dov'era seduto il ragazzo un attimo prima e al suo posto ora c'è un uomo senza capelli.

"È sceso?" chiede retorica.

L'uomo pelato non sembra far caso ai nostri sguardi puntati verso di lui. La ragazza decide di continuare il suo lavoro in un altro vagone voltandoci le spalle.

Prendo le cuffie dalla tasca del jeans mentre il treno riparte con un tonfo che quasi me le fa cadere. Faccio partire la mia playlist mattutina, ho ancora altri venti minuti prima di arrivare a destinazione, all'università. Oggi ho tre lezioni da seguire e nessuna pausa pranzo fino alle due e mezza, una vera tortura.

And the walls kept tumbling down

In the city that we love

Grey clouds roll over the hills

Bringing darkness from above

Recita Pompei dei Bastille mentre penso al liceo, alle mie amiche fino a pochi mesi fa vedevo ogni mattina. Mi manca perfino la mia professoressa di italiano, soprattutto ora che studio solo materie scientifiche. Quelle ore di letteratura e di arte mi mancano come l'aria.

But if you close your eyes

Does it almost feel like nothing

Changed at all?

Il treno ha un altro spasmo, questa volta più intenso dei precedenti. Una donna cade a terra così come il cappello della signora accanto a me, rivelando dei lunghi capelli corvino. D'improvviso la luce scompare ed è tutto buio. Qualcuno urla di paura e altri di mantenere la calma, che non è nulla e la luce tornerà presto.

But if you close your eyes

Does it almost feel like nothing

Changed at all?

Mi chiudo a riccio, nascondendo la testa tra le gambe, sentendo un senso di vuoto nello stomaco come prima di una discesa sulle montagne russe.

Un'altra scossa.

Il cuore mi batte forte.

Un altro uomo cade a terra così come altri oggetti. Le urla aumentano. Ora urlo anche io. Mi brucia la gola.

Chiudo gli occhi mentre il treno incomincia a correre sempre più veloce tanto da spingere a trattenere il respiro. Mi tappo le orecchie con le mani per lo stridio delle rotaie.

And if you close your eyes

Does it almost feel like you've been

Here before?

Sto per morire.

Mi manca il respiro.

Sento il rumore del vetro che si infrange e poi più nulla, solo il silenzio.

Perdersi un giorno d'autunnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora