Versione 1 - 3° giorno di viaggio

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Il pianto di un neonato mi sveglia.

Per un momento non ricordo dove sono. Il panico mi assale in una morsa che mi stritola il petto. Non riconosco i mobili e l'odore di fiori che infesta la stanza mi dà la nausea.

Una finestra riflette una luce rossastra sui miei capelli scuri, facendoli apparire del colore del sangue. 
I ricordi della sera prima tornano a galla rallentando il battito frenetico del mio cuore. 
Sono a casa di Ezio. 
Selene deve aver partorito.

Mi metto a sedere sul letto.

"Orfeo?" mormoro senza ricevere risposta. 
C'è un bicchiere d'acqua sul comodino accanto al letto. Ne bevo un sorso. 
Impiego più tempo del previsto per indossare i sandali, litigando con i lacci ancora mezza addormentata.

Apro la porta ritrovandomi in un corridoio: il pianto proviene dalla mia sinistra, dove suppongo sia la camera di Selene; di fronte c'è la cucina; sulla destra c'è la porta che conduce alla sala da pranzo. La imbocco ritrovando Orfeo seduto su una sedia, la testa poggiata sul tavolo.

Lo chiamo per nome più volte cercando di svegliare piano. Non può dormire in questo modo, è troppo scomodo, gli verrà il torcicollo.
"Che c'è?" mi domanda aprendo gli occhi. Li ha rossi e super assonnati.

"Vieni a letto, hai bisogno di dormire. Che ci fai qui sul tavolo?"

"Non volevo disturbarti" mormora tra uno sbadiglio e l'altro.

Gli prendo la mano e lo conduco nella stanza in cui mi sono svegliata. Mi chiudo la porta alle spalle.

Orfeo si sdraia sul letto affondando la testa nel cuscino. Mi siedo accanto a lui. Non ho voglia di togliermi i sandali dopo tutto il tempo che ho impiegato ad allacciarli.

"È maschio o femmina?" gli chiedo. 
Si volta a guardarmi con la guancia spiaccicata sul cuscino. "Femmina. Ha un occhio azzurro ed uno marrone come i tuoi."

"Ma il mio è verde."

"È la stessa cosa" risponde girandosi dall'altra parte.

Rimango immobile per qualche minuto, indecisa se alzarmi o sdraiarmi accanto a lui.

Ho tanta fame, ieri sera non abbiamo cenato. Ma a quest'ora sono ancora tutti chiusi ed ho troppo vergogna per andare in cucina a cercare qualcosa da mangiare.

Forse dovrei dormire qualche altra ora. Infondo dovremo camminare davvero tanto oggi.

Mi sciolgo i lacci e mi sdraio sul letto accanto ad Orfeo, schiena contro schiena.

"Emma"

Percepisco una mano accarezzarmi il volto e scostarmi delle ciocche dal viso.

Apro gli occhi trovando Orfeo colto in fragrante mentre mi accarezza i capelli, per poi far scorrere le dita lungo il mio braccio, lasciando una scia di pelle d'oca dietro di sé.

"Sì?" mormoro strofinandomi gli occhi. Mi sento più stanca di quando mi sono svegliata la prima volta.

"Dobbiamo alzarci."

Ma non lo fa. Rimane fermo dov'è a guardarmi con la testa sul cuscino e le gambe intrecciate alle mie.

No, no, no. Questo ragazzo è come il richiamo delle sirene per i marinai, ed ho paura di scoprire cosa si nasconde dietro questo incanto, perché potrebbe essere qualcosa di così bello da non voler più tornare a casa, o qualcosa di così oscuro da rimpiangere il giorno in cui ho deciso di seguirlo.

Ma la magia viene interrotta da dei colpi sulla porta, al che entrambi ci mettiamo a sedere.

"Orfeo? Sei qui?"

Perdersi un giorno d'autunnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora