"Ubi tu Gaius, ego Gaia"
Ovunque tu sarai, io sarò.
Gli sposi pronunciano le cinque parole che suggellano il loro matrimonio. Si sono scambiati le fedi, due anelli d'oro, con sigilli con un cerchio al centro che ritrae due mani unite.
Si guardano negli occhi mentre le dicono, con sorrisi contagiosi che si ripetono sugli invitati che esclamano "Felicità!". Mi unisco anche io al coro di voci, sforzandomi di sembrare più felice e gioiosa possibile proprio come gli altri invitati, come una parente felice del matrimonio del cugino.
L'unico che non sembra fin troppo convinto è l'imperatore, che ha mantenuto un'espressione pressoché impassibile per tutto il matrimonio, ma non si è opposto. Per tutto il tempo l'ho visto guardare la figlia, nella sua tunica senza orli, fissata con una cintura di lana con un doppio nodo. In testa un velo rosso come il fuoco su cui hanno sacrificato un maiale poco fa. Non ho guardato, cercando di canticchiare una canzone che coprisse i versi agonizzanti dell'animale.
Orfeo recita la sua parte, riflettendo la gioia e l'imbarazzo di Delia sul suo volto come uno specchio. Poi l'agonia è finita e con un sospiro di sollievo ci siamo recati tutti in processione verso la sala da pranzo, ora addobbata a banchetto con numerosi triclini e tavole già piene di cibo.
Ho lo stomaco chiuso e il naso ancora impregnato dell'odore del sangue di maiale per mangiare. Incontro lo sguardo di Orfeo che mi indica un uomo appoggiato alla colonna di marmo affianco alla fontana.
Corrisponde alla descrizione che Orfeo mi ha fornito di Clodio Lemonia: alto almeno venti centimetri più di me e dai capelli castani che mi ricordano il colore del legno della mia libreria, nell'altro mondo. Sta conversando con altri giovani uomini come lui, di almeno venticinque anni ciascuno, uno dalle guance paffute che gli somiglia molto, l'altro con una voluminosa barba non rasata come la maggior parte degli invitati. Hanno tutti e tre gli stessi occhi azzurri come quelli di un Husky.
Clodio ha in mano un calice d'oro che spero contenga vino, perché mi serve ubriaco per portare a termine il mio piano. E devo esserlo anche io per riuscirci.
Prendo un calice dal vassoio di un cameriere e lo bevo tutto d'un sorso dando le spalle ai tre uomini. Ha un sapore amaro, non come il vino della locanda, e per niente dolce come quello che ho bevuto a casa di Orfeo. Dalla mia espressione si può leggere l'asprezza del suo sapore.
Mormoro un "Bleah" e noto che Orfeo mi sta guardando con un sorriso. Ma il mio scompare quando noto lo scintillio dell'anello al dito.
Devo trovarmi decisamente un hobby per impegnare le giornate, a parte svolgere la mia parte del piano. Potrei provare a dipingere, anche se sono terribile a farlo. Ma potrei imparare, sono sempre stata brava a imparare. Ma ciò che mi è sempre mancata è la determinazione nel portare avanti uno sport, un progetto che non sia lo studio.
Ho sempre avuto un grande senso del dovere in ogni cosa, anche se a volte mi ribello all'angelo sulla spalla sinistra che mi indica il percorso giusto, come quello che mi dice che dovrei smettere di provare qualsiasi cosa per Orfeo. Ma l'angelo cattivo al momento predomina e mi sta facendo stare da cani.
Non mi accorgo di star ancora fissando il punto in cui una volta c'era Orfeo quando un raggio di luce riflesso in un vassoio mi acceca e mi fa perdere l'equilibrio, fino a cadere a terra. Nessuno sembra farci caso, guardandomi attorno mentre mi rialzo. Sento delle mani sulle spalle che mi aiutano a mettermi in piedi, anche se non c'è n'è bisogno. E sto per dire ad Orfeo di tornare dagli invitati quando mi volto e noto che non è Orfeo.
"Stai bene?"
"Sì, grazie."
Occhi da Husky. E sembrano anche dolci. Mi si stringe lo stomaco per quello che gli capiterà a causa di Orfeo.
"Mi piacciono i tuoi occhi" gli dico con voce imbarazzata per la mia scarsa abilità quando si tratta di flertare con un uomo.
"Grazie, anche i tuoi sono molto belli" risponde. Sorride. Anche questo sembra dolce. E sincero.
Devi sedurlo, le parole di Orfeo mi fanno ricomporre.
"Sei l'unico che mi ha guardato negli occhi oggi." Faccio un piccolo giro attorno a lui, come se fosse una statua, studiandone i dettagli. "La maggior parte sembra aver paura della diversità."
"La gente è stupida" dice iniziando a camminare attorno alla sala. Lo seguo standogli abbastanza vicina. "Che ci fai a questo matrimonio?"
"Sono la cugina dello sposo."
"Anche io. Della sposa, intendo. Cugino" farfuglia una parola dopo l'altra. "Di certo la bellezza non l'ha presa dal padre" mormora prendendo un altro calice di vino e sorseggiandolo.
Mi scappa una piccola risata.
"Ammetto di averlo pensato anche io. Non gli assomiglia affatto" rispondo. L'ultima frase sembra averlo fatto irrigidire di colpo.
Guardo meglio Tito e Delia e non riesco a trovare alcun punto in comune tra di loro. Non è che...
"Mangiamo qualcosa?" mi propone il ragazzo indicando il banchetto. "Scusami, non ti ho ancora chiesto come ti chiami."
"Emma."
"Emma" ripete lui. "Io sono Clodio, piacere di conoscerti."
"Anche per me. Andiamo a mangiare. È per questo che sono fatti i matrimoni, no?"
"Sono perfettamente d'accordo" dice sedendosi su un triclinio vuoto e facendomi spazio per sedermi accanto a lui.
"Pensa che entrambi i miei fratelli sono sposati. Praticamente sono rimasto solo io senza moglie" afferma prendendo dell'arrosto di maiale. "Non che ne voglia una, se capisci cosa intendo" sussurra facendomi un occhiolino.
Rifletto sulle sue parole e mi si accende la seconda lampadina in trenta secondi.
"Capisco perfettamente" gli dico con un sorriso.
È troppo bello per essere etero. Me ne sarei dovuta accorgere prima.
"Che ne pensi di mio cugino?" Gli chiedo per fare conversazione.
"È un tipo strano. Ma è una brava persona. Me lo ha presentato Delia poco dopo averle espresso la sua volontà di sposarla. Delia voleva la mia approvazione, siamo abbastanza legati. Soprattutto dopo che la madre è morta. Siamo praticamente l'unica famiglia che le resta, dato che quella paterna non la vede mai e le sorelle chissà dove sono finite con i loro ricchi mariti. Sono felice che abbia sposato Orfeo e non un uomo molto più grande di lei."
Lo trovo sincero e la cosa mi piace. È strana la sincerità in questo luogo. Sembra che tutti nascondano qualcosa. Mi chiedo perché abbia assoldato un esercito.
Verso la fine del banchetto, quando il sole sta per tramontare, Orfeo si avvicina alla fontana su cui siamo seduti con i calici nelle mani.
"Vedo che vi state divertendo" afferma appoggiando una mano sulla spalla di Clodio.
"Tua cugina è davvero simpatica."
"Lo so, è per questo che l'ho invitata. Clodio, io e te dobbiamo parlare di una cosa. Nulla di importante, una sciocchezza. Va bene se vengo a trovarti domani?" gli chiede Orfeo.
Clodio acconsente.
Passiamo la maggior parte del tempo a conversare amichevolmente. Ho fallito la mia missione. Non sembra importargli che sia ricco o altro. Ho provato a buttare il discorso su quell'argomento ma con scarsi risultati.
Rimane con me mentre un corteo di persone accompagna gli sposi alla stanza in cui consumeranno il matrimonio. In realtà dovrebbero portarla a casa del marito, ma la sua casa è al di là del mare e ci vorrà qualche settimana prima che possano ipoteticamente andarci.
Ho bevuto abbastanza vino da non pensare a cosa stiano facendo in quella camera. Ho concentrato la mia attenzione su Clodio e sul cibo e sul vino.
Il ragazzo mi accompagna in camera perché non riesco a reggermi in piedi. Mi sento le gambe molle e la testa da tutt'altra parte.
"Dormi bene" mi dice Clodio aprendomi la porta della mia camera senza però entrarci.
Guardo la camera di Orfeo prima di chiudere la porta. È lì sul balcone, semi nudo e con i capelli in disordine che guarda verso di me. Il suo volto non rivela alcuna espressione. Penso proprio che gli ci vorrebbe una sigaretta per smaltire la giornata.
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Perdersi un giorno d'autunno
Historical Fiction🏆WATTYS 2022 WINNER🏆 NARRATIVA STORICA 🌋 Siete in cerca di un retelling del mito di Orfeo ed Euridice sulle note di "Pompei" dei Bastille, uno slow burn che vi terrà con il fiato sospeso fino alla fine, in cui il lettore è chiamato a decidere sul...