Versione 2 - Capitolo 13

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Questa mattina mi sono svegliata prima del solito per preparami al meglio, fisicamente e mentalmente. Mi sono fatta un bagno caldo ed ho indossato uno dei vestiti di Delia. È di un giallo tenue e gli orli colorati di azzurro Tiffany.

La sera scorsa, dopo cena, Orfeo è tornato in camera mia per fornirmi gli ultimi dettagli del piano. Mi ha spiegato come raggiungere la stanza dell'Imperatore passando attraverso i corridoi riservati agli addetti alle pulizie, i quali saranno tutti impegnati per il matrimonio, così come le guardie. Mi ha raccomandato di custodirlo in camera dopo averlo rubato, e che sarebbe venuto lui da me per accertarsi che il piano sia andato a buon fine.

L'estrema facilità di questo piano, il fatto che la strada verso il tesoro sia completamente libera, non fa che accrescere la mia preoccupazione. Non perché sia troppo facile e quindi mi aspetto che accada qualcosa di brutto, è tutt'altro. Se solo fosse più difficile.

Non ho intenzione di rubare la bulla, non è mia intenzione far uscire pazzo l'imperatore.

In ogni caso, attraverserò quei corridoi, ma non ruberò l'oggetto. Mi serviranno solo d'ispirazione per trovare una giustificazione per il fallimento della missione.

Quando metto fuori la testa dalla mia stanza mi imbatto in un viavai di servi che trasportano fiori e oggetti qua e là, sistemandoli opportunamente sotto l'occhio vigile di Delia. Non fa che lanciare ordini e la sua faccia, di solito pallida, ha assunto un colorito rosso.

Sembra non far caso a me, con la mano ancora sulla maniglia della porta, indecisa se rientrare o immergermi in questo caos.

Dal lato opposto al mio sbuca una ancella che avevo già notato ieri a pranzo per la sua particolare bellezza, quelle che noti a chilometri di distanza e non riesci a distogliere gli occhi dai dettagli del loro volto, gli zigomi appunti, gli occhi verdi come quelli di un gatto, le sopracciglia scompigliate come se fossero state studiate per assumere quella conformazione, le labbra chiare che risaltano sulla palle olivastra.

Prende la mano di Delia e la trascina nella stanza dov'era prima. Delia non ribatte e dal modo in cui si tengono per mano, traspare un senso di intimità che abbatte il loro dislivello sociale.

Chiudo definitivamente la porta alle mie spalle e compio passi più lunghi della mia gamba per raggiungerle in fretta. Hanno lasciato la porta socchiusa attraverso la quale intravedo le loro figure in piedi al centro della stanza. Per non attirare l'attenzione e creare sospetti, fingo di essere interessata ai fiori lì accanto a me, dei tulipani rossi come quelli che ho visto nei video dei campi olandesi.

"Ti avevo detto di andar via" pronuncia Delia. La sua voce mi arriva solo in un debole sussurro. "Che ci fai ancora qui?"

"È questo che vuoi?" le chiede la ragazza facendo un passo verso Delia. "Che me ne vada?" China la testa quasi a scontrarsi con quella di Delia.

Attendo la risposta di Delia mentre volgo la mia attenzione sui tulipani, accarezzandone i petali in una non così finta ammirazione. Passano alcuni secondi durante i quali non mi giunge alcuna voce, così torno a sbirciare. Le mani di Delia si aggrappano al volto della ragazza attirandola più vicino a sé, mentre le loro labbra si scontrano.

Mi sento un'intrusa in un momento così intimo, come quando nei libri vengono descritti scene d'amore tra i due protagonisti e io, lettrice, mi sento come se fossi di troppo, come se non dovessi esserne parte.

Il mio sguardo balza tra le due ragazze e i tulipani un paio di volte finché Delia non fa un passo indietro, allontanandosi dalla ragazza e riportando le sue braccia stese lungo i fianchi. Ora la guarda come se avesse rubato delle caramelle, con un senso di colpa dipinto sul viso dopo il reato.

Perdersi un giorno d'autunnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora