Versione 1 - 2° giorno di viaggio

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Mi sveglio che il sole è già alto e la stanza è tutta inondata di luce. Orfeo dorme ancora con entrambe le mani sotto il cuscino di cui stanotte si è appropriato. Per un po' ho usato il suo braccio come cuscino, ma questa mattina mi sono svegliata con la testa sul materasso e una gamba intrecciata alla sua. Ha gli occhi coperti da una ciocca di capelli biondi. Gliela scanso cercando di non svegliarlo e gliela porto dietro l'orecchio.

Sto morendo di sete. Orfeo ieri ha detto di avere dell'acqua nella sua sacca.

Sfilo la mia gamba dalla sua cercando di non svegliarlo. Ci riesco ed ora non mi resta che scavalcarlo. Più facile a dirsi che a farsi. È sdraiato sul fianco.

Prendo un profondo respiro constatando che devo davvero bere. Ho tutta la bocca secca.

Cerco di oltrepassarlo poggiando una gamba a terra passando sopra il suo corpo ma improvvisamente si sveglia e si sdraia sulla schiena, facendomi finire a cavalcioni su di lui.

Apre gli occhi sentendo il peso del mio corpo sul suo ventre, ed io una cosa piuttosto dura sotto di me. Mi alzo come se fosse scattata una molla, come quei pupazzi che escono dalla scatola.

"Buongiorno" mi dice confuso e con uno strano sorriso sul volto.

"Buongiorno" mormoro nascondendo il mio viso tutto rosso con i capelli. "Stavo cercando dell'acqua."

"É nella mia borsa" dice alzandosi e prendendo la borraccia per me.

Lo ringrazio bevo un lungo sorso prima di ridargliela.

Orfeo si avvicina alla finestra e mette la testa fuori.

Sento una strana cosa allo stomaco e non promette nulla di buono. Non posso provare quello che sto provando nei suoi confronti. Non posso. Non devo. Non fa parte del piano innamorarsi di Orfeo e, di certo, non mi farà tornare alla realtà. Anche se non so più quale sia la realtà. So solo che non posso, no. Si sta per sposare e, anche se è tutto una finzione, sarà comunque sposato e io finirei per diventare l'amante.

"Sembra che sia già mezzogiorno" afferma Orfeo.

"Non dormivo così tanto da settimane" dico pensando ad alta voce. Mi strofino una mano sulla faccia cercando di svegliarmi e allottare i pensieri.

"Anche io. La giornata promette bene, penso che riusciremo a partire. Andiamo, prenderemo qualcosa da mangiare strada facendo."

Orfeo indica la nave che ci porterà ad Anzio e da lì proseguiremo a piedi fino a Roma.

È in legno, grande, e con una grande vela bianca.

Saliamo sulla pedana e ci sediamo in un angolino a poppa.

"Stai sanguinando."

Noto la macchia di sangue in corrispondenza del ginocchio.

Non di nuovo. Non ho idea di come si tolgano le macchie di sangue, ci ha sempre pensato mamma. Ho già rovinato un vestito, ora anche un altro. E ne ho solo tre con me. Non so nemmeno cosa indossare al matrimonio.

"Fammi vedere" dice Orfeo. Si siede a terra e mi alza il vestito per scoprirmi il ginocchio. La benda è impregnata di sangue da far impressione. Per una ferita così piccola? È decisamente esagerato. Il mio corpo non sta reagendo bene a questo piccolo imprevisto.

"Aia" mormoro mentre Orfeo mi slega piano la benda che ha messo il giorno prima. È piuttosto brutta questa ferita. I marinai intorno a noi ci lanciano degli sguardi ma non dicono nulla, limitandosi a svolgere il loro compito. Non saranno abituati a vedere molti passeggeri oltre al loro equipaggio, essendo principalmente una nave da carico.

Perdersi un giorno d'autunnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora