2. Other Troubles

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Mi mossi lentamente con attenzione, avvolto da un fitto buio e subito un dolore agonizzante all'addome mi costrinse a stringere i denti.
Mugugnai un gemito strozzato muovendo lentamente il busto per alzarmi da quel duro materasso e capire così dove fossi finito. Non ero nella mia stanza; il letto dove ero sdraiato era singolo e scomodo.

Un dolore lancinante colpì anche la mia testa costringendomi a portare le dita ad accarezzare le tempie notando di indossare una lunga tenuta pesante.
Sobbalzai dallo spavento e, grazie alla luce fioca sparata da una piccola finestra alla mia destra, riuscii a seguire un'intreccio di fili accanto al mio braccio e raggiungere con lo sguardo un piccolo macchinario colorato di grigio sbiadito.
Non ci misi molto nel constatare di ritrovarmi in un ospedale, grazie all'odore pungente di disinfettante e alla stanza silenziosa ma ampia che in quel buio era illuminata solo dai primi colori dell'alba e dagli stessi marchingegni a me affiancati.

Cercai di alzarmi o per lo meno di sedermi sopra quel materasso ma fu complicato anche fare solo un singolo movimento.
Mi ritrovai a trattenere gemiti spezzati che mi fecero mancare l'aria nei polmoni e portai subito le braccia a stringersi al mio stomaco.

"Sei sveglio" udii, ancora sconvolto dalle fitte, una voce acuta e femminile che mi costrinse a spostare lo sguardo verso l'abbaglio di luce opposto a me.

"Kim Taehyung, giusto? Vedrai che il dolore passerà presto, sembravi essere in pessime condizioni arrivato qui ma fortunatamente il tuo corpo è stato abbastanza forte da reagire e guarirai molto in fretta" spiegò con un sorriso gentile, io mi limitai ad annuire prima di ascoltare le sue raccomandazioni e sdraiarmi nuovamente sul lettino.

Una volta sdraiato, l'infermiera alzò il camice colorato di azzurro e, spostandolo verso l'alto, riuscii a intravedere una grande chiazza violacea sopra il mio stomaco e tutti i ricordi inediti - e precedenti - a quella botta tornare a galla nella mia mente.

L'apparizione di quei due - all'apparenza criminali - la loro smisurata forza nel mandarmi KO con un semplice e unico pugno, la loro sicurezza e paura nel vedermi poi collassare al pavimento dal dolore. Il loro tentato omicidio e l'arrivo di un terzo individuo che, nonostante fosse arrivato in mio soccorso, mi aveva incupito decisamente di più. Era più grande di loro, autoritario e intimidatorio.
Loro sembravano due semplici ragazzini alle prese con un problema più grande di loro, ovvero io.
Ricordai il tono accondiscente e santarellino dei due uomini alla sua vista e il modo in cui quest'ultimo li aveva subito mandati via, e loro subito lo avevano ascoltato.
Lo sconosciuto mi aveva poi trasportato in braccio e portato a piedi, con una semplice camicia a scaldarlo, fino all'ospedale e poi vuoto, la mia mente si fermò lì.
Non ricordai nient'altro, riuscii solo a rielaborare all'infinito quella veloce, quanto esaustiva, serie di eventi.

Poi la mia mente tornò al misterioso ragazzo che mi aveva salvato, la sua pelle fredda a contatto con il mio corpo e la sua voce velata ma profonda e calda era ancora difficile da riconoscere tra i miei pensieri.
Il nomignolo che quei due uomini gli avevano dato mi aveva lasciato più di tutti perplesso quanto incuriosito.

"L'uomo che mi ha portato qui..." presi parola io cercando un po di informazioni.
"Oh giusto, quel ragazzo ha detto di essere stato di passaggio per il bosco e averti trovato lì in balia di due bulli! È venuto subito in tuo soccorso e ti ha portato qui, davvero un bravo ragazzo!" mi informò l'infermeria.

"Sa come si chiamava?" chiesi.
"Purtroppo se n'è andato subito dopo aver accompagnato te a fare la radiografia lasciandoci il tuo zainetto" spiegò e ancora non ebbi alcuna pista da seguire, come ritrovarlo e porgli - a mente lucida - tutte le mie domande. E magari mai mi avrebbe risposto, ma tentare non nuoce.

Prima che l'infermiera, rivelatasi chiamare Lee, se ne andasse mi diede delle buone indicazioni per non causarmi ulteriore dolore ed evitare anche di spostare o muovere inconsciamente fili o prese a me interposte.
Mi incoraggiò poi a non causarmi strappi o fare troppo sforzo così da poter tornare a casa in pochi, tenendo comunque sotto controllo la botta, e diminuire quindi la mia permanenza lì.
Dopo averla cordialmente ringraziata, se ne andò, lasciandomi in balia di mille domande e dubbi senza alcuna risposta.

Sweet Blood [kooktae]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora